BandiereSAntonioTERMOLI – Certe notizie, proprio perchè confinate in minuscoli trafiletti, hanno uno struggente potere evocativo. E così credo sia stato per molti, specie tra i non più giovani, apprendere della morte, a 94 anni, del magistrato siciliano Antonino Meli. Dimenticato da tutti; eppure, nella notte del 19 gennaio 1988, il suo nome entrò negli Annali della storia d’Italia.  Questi i fatti. Il CSM, organo di autogoverno dei magistrati, è riunito per nominare il successore di Antonino Caponnetto, consigliere istruttore a Palermo. Fiorentino, arrivato a quell’incarico dopo l’uccisione con il tritolo del suo predecessore Rocco Chinnici. Caponnetto va in pensione dopo cinque anni drammatici, sicuro che il suo posto sarà preso da un eccezionale magistrato, Giovanni Falcone.

 
Falcone ha svelato per la prima volta i segreti di Cosa nostra, i suoi fortissimi legami politici, la sua enorme potenza economica e finanziaria, il suo miliardario traffico di droga con gli Stati Uniti. Ha fatto condannare, in uno storico processo, 360 boss mafiosi. Ma Falcone non diventa consigliere istruttore, perchè all’ultimo momento è spuntata un’altra candidatura. Un vecchio magistrato, prossimo alla pensione, che nella sua lunga carriera non si è mai occupato di mafia, tale  Antonino Meli. Il parlamento dei giudici Italiani sceglie lui in una tesissima nottata in cui, contro Falcone, i suoi colleghi faranno piovere sospetti e insulti: Appena insediato, Meli smembra il pool antimafia che Caponnetto aveva formato, spedisce Falcone ad occuparsi di “allacciamenti abusivi alla rete elettrica”, spezzetta le indagini in mille rivoli

Al giornalista milanese Luca Rossi dice, con rabbia, che odia sia Falcone che Borsellino, colpevoli, a suo dire, di aver creato un centro di potere e di aver rovinato tante persone oneste. Aggiunge che considera un’eresia giuridica l’idea che la mafia possa avere un  vertice. Meli restò a Palermo il tempo necessario per smantellare il lavoro fatto dai suoi personali nemici, poi andò in pensione e il mondo si dimenticò di lui. Falcone e Borsellino furono uccisi quattro anni dopo la sua nomina, e il resto della storia, più o meno, la conoscono tutti.

Naturalmente Antonino Meli, il vecchio magistrato che, come la maggioranza dei suoi colleghi, credeva che la mafia non esistesse, e fu per questo nominato capo degli investigatori contro la mafia, non ha lasciato scritti, memoriali, studi. Fu solo l’uomo giusto al momento giusto. Ma resta una curiosità: perchè, in quel lontano 1988, i giudici del CSM- di destra, di centro e di sinistra- con tanta passione votarono per lui contro Falcone? Saperlo servirebbe a capire qualcosa di più sui misteri giudiziari di oggi.

N.B. si definisce Mafia…un gruppo di persone unite per conseguire o conservare con ogni mezzo, anche politico, i propri interessi particolari, anche a danno di quelli pubblici. In Molise e a Termoli essere conniventi della Mafia è Fare, è Pensare Giornalmente che i propri interessi particolari vanno sempre e comunque “conservati”. Per non dimenticare quei morti che ci permettono ancora oggi di profferire “Repubblica Italiana”. Buona Festa della Repubblica. 

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