TERMOLI – Nel nostro intervento di ieri in IV Commissione abbiamo chiesto a tutti i convenuti (politici, comitati) unità di intenti per ridisegnare la sanità molisana insieme con tutti gli stakeholders, sperando che quello di ieri sia solo l’inizio di un proficuo dialogo tra le istituzioni e i cittadini sul tema della salute.

Abbiamo fatto notare che la grande attenzione mediatica di questi ultimi mesi alla questione politico-sanitaria regionale (che ha “costretto” la Regione finalmente ad invitare al dialogo i cittadini) e il grave malcontento dell’opinione pubblica, sono giustificati dalla sensazione diffusa che in questa regione si navighi a vista. Non c’è la percezione di un disegno politico-aziendale chiaro. Stiamo assistendo ad una serie di mutilazioni dei servizi, a un continuo accartocciarsi del sistema sanitario regionale, ad una serie di iniziative fumose e scoordinate che non hanno affatto la prospettiva di un disegno programmatico. I servizi diminuiscono, le tasse sanitarie aumentano. La gente è stanca: vuole sapere dove la stanno conducendo, e se una rotta c’è, o siamo allo sbaraglio. Abbiamo chiesto di giocare a carte scoperte e di dirci qual è il progetto di sistema sanitario che la politica regionale ha in mente, o, se un progetto non c’è, di metterci seriamente a lavoro per elaborarlo insieme.

Abbiamo trasversalmente richiamato tutti i partiti politici alla responsabilità: il governo nazionale è PD-M5S, il governo regionale è Cdx, quindi a prescindere dalle colpe del passato, oggi (!!!) nessuno può chiamarsi fuori dalle responsabilità: ogni partito politico deve contribuire, se ha rispetto della cittadinanza molisana e del mandato che questa ha affidato loro.

Abbiamo chiesto la deroga al DM 70/2015, il famigerato “decreto Balduzzi”, che impedisce al Molise (< 600mila abitanti) di avere un DEA di II livello, cioè un ospedale sono presenti tutte le branche specialistiche mediche e chirurgiche e dove quindi il malato (affetto da patologie tempo-dipendenti) può essere curato a 360 gradi. La Basilicata (550mila abitanti) ha chiesto la deroga. Dobbiamo chiederla anche noi, altrimenti avremo sempre una sanità regionale monca, insufficiente, e i nostri malati più gravi saranno ogni volta costretti a odissee che li metteranno sistematicamente a rischio di vita.

Abbiamo chiesto se c’è un organo regionale che si occupa di monitorare l’adeguatezza delle prestazioni extrabudget (che ci sembrano fuori controllo) effettuate dai due colossi privati convenzionati accreditati (Neuromed Mediterranea e Gemelli Molise SPA), e se c’è, un rendiconto della sua attività.

Abbiamo chiesto una maggiore attenzione e sensibilità al basso Molise, il territorio più popoloso e a più alto tasso di natalità del Molise, specialmente nei mesi estivi (quando grazie al turismo stagionale gli abitanti quasi triplicano), snodo di passaggio autostradale, ferroviario e marittimo, sede di un porto e di una zona industriale con impianti ad alto rischio, e che nonostante ciò resta “fanalino di coda politico” di una regione ad orografia complessa, in grave dissesto idrogeologico (sismi, frane, smottamenti..) e dotata di una rete infrastrutturale assolutamente insufficiente (oltre 1 ora per raggiungere Campobasso in auto, tra restringimenti e continui lavori di manutenzione).

Il basso Molise è continuamente prostrato, anche da un punto di vista sanitario, da scelte politiche scellerate che hanno accentrato le risorse sempre e solo su Campobasso e Isernia (basti contare gli ospedali). Abbiamo chiesto che l’Ospedale San Timoteo non venga ulteriormente saccheggiato e spogliato di servizi e risorse, ma piuttosto potenziato, a baluardo e difesa della salute dei cittadini bassomolisani.

Abbiamo sottolineato che diritto alla salute (art. 32 Costituzione) è un diritto costituzionalmente incomprimibile, che deve prevalere anche sull’obbligo del pareggio di bilancio, così come stabilito dalla Corte Costituzionale (v. Sent n. 275/2016). O questo è vero anche per i cittadini bassomolisani, o diteci chiaramente che siamo cittadini regionali di serie B.

Abbiamo chiesto l’istituzione di un Organo regionale che si occupi di monitorare l’adeguatezza dell’organico sanitario in ognuno dei reparti e servizi del San Timoteo, costantemente sottodimensionati. Abbiamo segnalato in particolare la grave situazione in cui versano alcuni reparti e servizi ridotti al lumicino (ginecologia/ostetricia, anestesia e rianimazione, pediatria, consultorio, laboratorio analisi, ecc..).

Abbiamo chiesto lo sblocco del concorso per 6 ginecologi e 6 anestesisti, scaduto ormai da 5 mesi, cui hanno risposto 42 ginecologi e 12 anestesisti, che però non possono integrare l’organico del San Timoteo poiché ancora non vengono nominate le commissioni per l’espletamento delle procedure concorsuali. Un atto da fare con urgenza! Unitamente a nuovi bandi di concorso per assumere tutto il personale necessario all’espletamento dei servizi pubblici che sono in essere.

Abbiamo chiesto il rilancio del Punto Nascita di Termoli, anziché la sua chiusura, presentando un progetto di ristrutturazione edilizia del reparto (con spostamento della sala parto dal piano terra, al piano di reparto) e di umanizzazione delle cure/teambuilding per il personale. Numeri alla mano, il Punto Nascita Termoli ha tutte le potenzialità, se sostenuto politicamente, per superare i 500 (ma anche i 700) nati/anno, e recuperare la mobilità passiva di cui è vittima (politica?).

Abbiamo presentato alla Commissione e a tutto il Consiglio Regionale le oltre 9000 firme raccolte in una settimana della scorsa estate, contro la chiusura del Punto Nascita.

Abbiamo concluso richiamando a tutti lo slogan con cui dal primo giorno abbiamo condotto le nostre battaglie: siamo un solo popolo! O tutti (politici, tecnici, cittadini, comitati, associazioni, giornalisti..) ci uniamo per difendere e far valere i nostri diritti costituzionali, oppure il “progetto Molise” è destinato a fallire.

Comitato Voglio Nascere a Termoli

Giuseppe Pranzitelli, Cinzia Ferrante, Debora Staniscia, Alessandra Di Pasquale

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