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L’ex Cinema Adriatico in piazza San’Antonio a Termoli

TERMOLI – Quindi, a quanto ci è dato sapere da recenti dichiarazioni rilasciate ad una testata locale, a Termoli siamo rimasti anche senza cinema. È una delle prime e più pesanti conseguenze extrasanitarie della crisi da Covid- 19. In realtà, a ben vedere, la dismissione (forse temporanea, forse no) del cinema Oddo, ultima sala cittadina rimasta attiva, è l’esito di un processo che ha inizio ben più lontano nel tempo. Sarebbe interessante ripercorrere le fasi che hanno portato a ciò: indagare i passaggi che hanno determinato le sorti della cultura cinematografica locale fino degenerazione attuale.

Ripercorrere la storia toccata agli spazi dedicati alla fruizione del cinema a Termoli, dai momenti più brillanti fino alla desolazione di oggi, è un servizio che prima o poi qualche cultore della storia locale dovrà rendere a noi cittadini. Il cinema Adriatico, lo storico edificio simbolo della cultura cittadina, è imbustato da tempo, proprietà di un privato; l’ex cinema Lumiere, anch’esso di proprietà privata, è destinato a ben altri usi;

il cinema Sant’Antonio è di proprietà della diocesi, e risulta inaccessibile, al momento inutilizzabile; e infine il cinema Oddo, una piccola sala parrocchiale, surclassata dalla portata della crisi (prima) e dell’emergenza (poi, ora).

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L’ex Cinema, Teatro Lumière a Termoli

Altri luoghi, a partire dalla galleria civica ormai inagibile o incapace di ospitare numeri elevati di persone, sono diventati nel corso del tempo spazi atti ad ospitare proiezioni cinematografiche: la sala Colitto, alcune sale parrocchiali, il cortile della scuola Oddo Bernacchia, talvolta il teatro verde ed ora, ultimamente, piazza del Papa. Persino il mare e la spiaggia, o le belle cornici di piazza Duomo, di Largo Tornola, della scalinata del Folklore hanno prestato la loro architettura al grande schermo.

Questo girovagare per vari spazi della città testimonia almeno due cose: l’assenza di un luogo definito ed identificabile dalla cittadinanza come spazio di produzione e diffusione culturale e il grande bisogno di cinema di qualità diffuso tra noi abitanti. D’altronde, negli ultimi anni, la rassegna cinematografica Tempi Moderni ha chiaramente dimostrato che a Termoli c’è voglia di partecipare a spettacoli di qualità e a prezzi accessibili. Questa rassegna, ideata da un gruppo di cinefili, è riuscita a mettere in rete diverse associazioni culturali del territorio e a promuovere un progetto valido e qualificato: è riuscita soprattutto ad attivare un processo virtuoso, che sarebbe stato compito delle amministrazioni locali cogliere ed implementare. Invece nulla: Tempi Moderni si è negli anni finanziato grazie ai contributi degli stessi organizzatori e degli spettatori, e nessuna amministrazione, né quella precedente né quella attuale, ha mostrato un sincero interessamento. Ma non solo di Tempi Moderni si potrebbe parlare: diversi altri sono i gruppi che lavorano, tra innumerevoli sforzi solitari, per promuovere la cultura cinematografica a Termoli. Quasi sempre vengono lasciati soli.

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Termoli e l’ex Cinema Sant’ Antonio

Il problema dunque, a ben vedere, non è solo la assenza degli spazi dedicati alla cultura, ma è allo stesso modo la mancanza di politica. Ogni anno si attende l’estate termolese degli eventi, ma nessuna amministrazione ha mai pensato, ad esempio, di lavorare ad un cartellone degli eventi invernali. Col risultato, ora sotto gli occhi di tutti, che l’inverno culturale termolese va assumendo toni ben più nefasti e cupi.

Il tentativo, soprattutto in tempi così incerti e fragili come i nostri attuali, dovrebbe essere quello di mettere in rete intorno ad un progetto culturale comune le diverse associazioni attive nella promozione culturale in città. Anche per superare i particolarismi, e supportando in ogni modo possibile (economico, organizzativo, logistico, pubblicitario) le iniziative culturali, dando loro un senso, individuando degli spazi idonei. Rimettendo al centro, insomma, la funzione pubblica e sociale della proiezione di un film o della presentazione di un libro o di uno spettacolo teatrale; o di ogni altra forma culturale che si intenda promuovere. Senza grandi sponsor, con costi accessibili a tutti. Se c’è qualcuno che sta lavorando ad una idea di questo tipo che batta pure un colpo…

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Il Cinema Oddo di Termoli

Personalmente vedo tutta un’altra tendenza: quella alla delega totale alle associazioni e della gestione in chiave privatistica degli spazi culturali pubblici (vedasi il Macte), senza una visione progettuale di sviluppo culturale per Termoli. L’estate termolese, per tornarci su, rappresenta in fondo proprio questo: è il tentativo, non sempre ben riuscito, di attrarre turisti durante la stagione, il che risponde sempre ad una logica di turismo di massa, che invece andrebbe contrastata. La politica non può occuparsi, quando va bene, di cultura per 4 mesi all’anno e per il resto dei mesi dedicarsi a patrocinare e presenziare ad eventi promossi da altri.

Su un altro livello del ragionamento, mi chiedo: ma noi che viviamo a Termoli tutto l’anno non abbiamo forse lo stesso diritto alla cultura di chi la frequenta per qualche settimana?

E ancora, ribaltando i poli del ragionamento: non è che forse l’assenza di idee atte a promuovere in modo permanente l’accesso all’arte in città ha prodotto assenza di visione politica, di progetto, di cambiamento? Senza buona cultura diffusa non c’è buona politica, attenta, partecipativa, radicalmente democratica.

Forse, da questa angolatura, riusciamo a vedere che la non riapertura del cinema Oddo non è che l’ultimo tassello di un processo lungo di disinvestimento pubblico (determinatosi su scala sia nazionale sia locale-con la cultura non si mangia), di assenza di visione e di idee progettuali.

Riusciamo a vedere che non avere più un cinema a Termoli è un problema politico, che il tema vero sono le politiche culturali cittadine.

In attesa che qualcuno se ne occupi (cittadini, politici, addetti al settore), possiamo però rallegrarci: questa estate a Termoli è andata particolarmente bene; anche senza cartellone degli eventi, lidi e ristoranti sono pieni; nuovi grandi progetti di costruzioni di resort, parchi residenziali (sic!) e commerciali vedranno presto la luce … in attesa che se qualcuno se ne occupi abbiamo anche un’altra possibilità: iniziare ad occuparcene noi stessi, riprendendoci insieme il diritto all’arte e alla cultura!

Roberto De Lena

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