CittainvisibileTERMOLI – Gremita la sala consiliare adriatica che ha ospitato nel pomeriggio l’atteso convegno “LA CITTA’ INVISIBILE”, progetto sviluppato da un gruppo di ricercatori sociali sulla città di Termoli. Questo importante lavoro è stato stimolato e promosso da alcune significative realtà locali, impegnate da sempre nella ricerca e nella promozione sociale (Cooperativa sociale il Noce, Ass. Fa.C.E.D. Onlus e R@P Molise) e in collaborazione con l’associazione abruzzese On The Road Onlus.

Loro stessi si definiscono un gruppo eterogeneo di lavoratrici e di lavoratori del sociale, che operano quotidianamente, in modo volontario o più o meno precario, all’interno di Centri Strutture e Organizzazioni: in quel vasto pezzo di società noto come terzo settore.
Si occupano di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, delle dipendenze, del disagio mentale, dei poveri e degli emarginati. Tutti operatrici ed operatori con  alle spalle anni di impegno, con specifiche competenze acquisite sul campo e con percorsi di studi (discipline sociali, psicologia, ecc.). Va detto che la prevalenza di quote rosa in questo gruppo è un elemento che balza subito all’occhio, un lavoro peraltro fatto integralmente su basi volontarie.
Dopo il breve saluto del Sindaco, Angelo Sbrocca, e dell’assessore alle politiche sociali Maria Concetta Chimisso,  si sono avvicendati i vari relatori: Antonio De Lellis (Fa.C.E..D. Onlus), Marco Cataldo (Coop. Il NOCE Onlus), Antonello Salvatore (On The Road Onlus). Ha chiuso la carrellata degli interventi Alessandro Mancinella, psicologo dell’ambito sociale di zona.
Quello che si è dipanato durante il convegno è stato un lavoro interessante e prezioso: una finestra aperta sulla cosiddetta città invisibile, la città che non vediamo (o che non vogliamo vedere). Il richiamo evocativo alla monumentale opera di Italo Calvino ci riporta alla scoperta dell’inferno che è nei luoghi che quotidianamente abitiamo, la nostra città appunto. La sfida è scoprire l’inferno e non diventarne parte.
Questo osservatorio sociale si è tradotto così in un ricco corollario di numeri e di dati, alcuni davvero sorprendenti, poiché sappiamo tutti che esiste il disagio abitativo, la prostituzione e l’accattonaggio nel nostro territorio: ma dove si esprime e in quale misura?
Scopriamo ad esempio che Termoli ed il territorio costiero limitrofo è in linea con i dati nazionali sul disagio estremo e sulla povertà. Non siamo certamente ai livelli delle favelas sudamericane, ma togliamoci dalla mente che siamo un “isola felice”.
Scopriamo così i luoghi e la misura del fenomeno prostitutivo, fortemente presente, del disagio abitativo e dell’accattonaggio. C’è anche la percezione che questi fenomeni, oltre ad essere in difetto rispetto alla realtà, siano in progressivo aumento.
Questo, dunque, ci dice l’indagine sociale sviluppata sul campo, che esprime compiutamente la geografia del disagio estremo nella nostra città. Da qui si devono porre le basi per un successivo intervento sociale, che deve essere costruito in modo commisurato ed efficace rispetto alle necessità concrete, non calato in modo slegato dalla realtà. Occorre uscire fuori da un’ottica meramente assistenzialista e ridare autonomia e dignità a queste persone, vittime del disagio e della povertà.
Va anche detto che, per quanto apprezzabili e preziosi siano gli interventi volontaristici delle associazioni e delle organizzazioni, questi non possono da sole supplire alle crescenti emergenze sociali e alle strutturali carenze: si tratta di un’incombenza che deve competere prioritariamente allo strutture statuali e pubbliche. Le associazioni, semmai, devono essere un ulteriore elemento di arricchimento della proposta e dell’osservazione sociale, magari integrati in una rete di coordinamento e di collaborazione insieme ad Enti ed istituzioni.
Per ricomprendere e raccogliere in modo sistematico tutti questi dati è stato per l’occasione preparato e distribuito in sala un esaustivo pamphlet. Lo stesso si chiude con le diverse proposte di intervento e possibili soluzioni da implementare rispetto ai fenomeni rilevati.   L’auspicio è che le istituzioni termolesi abbiano recepito il senso e l’urgenza di questa ricerca sociale e che possano adoperarsi concretamente e senza indugio per far riemergere ed integrare questa città invisibile.
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