“Nemo propheta in patria”, Termoli allontana i suoi figli migliori.
MetereMarinoMILANO – Ieri mi sono giunti da Verona – che per me rimane sempre famosa per Giulietta e Romeo – delle pubblicazioni di un caro amico e collega, un architetto laureatosi a Firenze e divenuto docente di Restauro in quella città. Una persona sensibile, intelligente e anche oltremodo modesta, nipote del grande poeta in vernacolo termolese Raffaello D’Andrea che a Termoli conoscono anche le pietre del Paese Vecchio e del nostro Castello federiciano. Gli scritti che mi sono stati recapitati a mezzo posta sono, prevalentemente, a carattere scientifico e relativi quasi essenzialmente a problemi del suo paese e della regione molisana. Anche lui, come tanti, dopo la laurea ha fatto una scelta di vita ad livello più alto e adatta alla preparazione specifica in materia di restauro e di urbanistica. E a viaggiato! Ha visto, osservato, studiato civiltà diverse dalla nostra. I suoi appunti sono diventati libri di ricerca per l’Università di Firenze e per quanti vogliano allargare le proprie conoscenze.

Un viaggio ad Amman, nella Giordania meridionale, ha dato luogo alla pubblicazione dal titolo “La tenda nera dei beduini”Un volumetto interessantissimo commentato anche con preziosi disegni fotografieLe tende degli arabi – scrive – rappresentano singolari edifici che si adattano ai luoghi dove sono collocati come soluzioni estreme in ambienti particolari”. Le descrizioni e l’abbondanza delle foto lo rendono prezioso e comprensibile anche per i non addetti ai lavori.

Sto parlando dell’arch. prof. Luigi Marinouno dei tanti figli termolesi strappati a Termoli dal richiamo di una vita più interessante, una scelta diversa. La mente fuori dei propri confini natii si dilata. In essa s’imprimono persone e cose, luoghi e storie che rimangono come bagaglio culturale da tirare fuori all’occorrenza, di volta in volta come i cassetti di Dalì. Si esorcizza il passato ricercando elementi e fatti che riguardano i modi in cui si è vissuti, la paranoia- critica vissuta nel proprio paese che consiste nella delusione sistematica con o senza allucinazione dei sensi

Il secondo libro, presentato l’estate scorsa a Termoli e al quale ho avuto il piacere di assistere, ha per titolo “L’ingegnere sopra e sotto il Mare”.Tratta un argomento molto caro non solo ai termolesi ma a tutti i paesi che affacciano sull’AdriaticoTrabocchiin termolese trabbucche. Scritto insieme a due colleghi Paola Barone Olivia Pignatelli, docenti della medesima università, anche in quest’opera Marino non lesina foto e disegni di particolari costruttivi riprodotti “con mano di architetto”. Sono riportati e fotografati tutti i trabocchi dell’Adriatico, da Bari fino a quelli di Rimini e Riccione. Le tecniche e gli schizzi costituiscono un’opera preziosa a quanti vogliano conoscere queste macchine da pesca, che sono state uno dei primi approcci dell’uomo col mare anche a carattere commerciale. 
Sempre con gli stessi docenti e sullo stesso argomento, Marino scrive in francese “La construction des trabocchi, machines de pêche côtière”. Èun interessante opera che approfondisce alcuni aspetti dei trabocchi ad uso e consumo dei francesi. Anche questo lavoro si presenta con foto e disegni esplicativi.

E ancora, È del 2006 la pubblicazione effettuata con la collaborazione del Comune di Termoli e del Dires dell’Università di Firenze, di un lavoro dal titolo “Primo Corso/stage per la formazione di addetti al restauro architettonico/archeologico”. Una pubblicazione eseguita con la collaborazione di altri colleghi, tra cui l’architetto termolese Bruno D’Apice, impreziosito con disegni e foto anche di monumenti di Termoli.

Il suo ambito di docente di restauro, lo porta a scrivere – sempre in collaborazione con altri docenti – un interessantissimo libro dal titolo “Il centro di documentazione e formazione nel settore dei beni architettonici, Civitacampomarano (Molise)”. La storia e i monumenti dell’interessante paesino dell’interno della regione molisana vengono percepiti e trascritti con una dovizia di particolari con particolare riferimento al Castello Angioino.

Questa doverosa premessa ci porta a fare alcune considerazioni circa l’operosità di un termolese operante fuori del proprio paese d’origineLuigi Marino non è emigrato a Verona. Dopo la laurea ha trovato in questa città lo stimolo per estrinsecare meglio la propria personalità trattando argomenti sempre più vicini alla sua terra. I trabocchi, i castelli, le cattedrali sono solo occasioni per poter interessarsi di cose a lui care. La sua mente si è ampliata, la fantasia è volata verso universi più visibili dove la vita è più a misura d’uomo. In passato abbiamo avuto qualche contrasto a causa della costruzione del Tunnel termolese; io sono stato sempre per il sì! Ma, così mi scrive in un’email”…è la coesistenza di diversità che fa la qualità”. E ancora:“Su Termoli ci accomuna un forte senso di appartenenza che ci impedisce dilasciar perdere. Tutti e due abbiamo provato (e proviamo ancora), a suggerirepiccoli passi in avanti a gente che ha come unica passione “lo star fermi”. Mio nonno ricordava spesso il proverbio: “a lavar la testa agli asini si perde acqua, sapone e pazienza. E aggiungeva: acqua e sapone sono finiti e anche di pazienza me ne è rimasta poco. Certe volte penso che siamo come Don Chisciotte. Non saremo autolesionisti? Ho provato spesso a fare qualcosa per il Molise e per Termoli. Anche a fronte di ottimi risultati non sono riuscito ad incidere sulle realtà locali”.

Caro Luigi, parole sante! Io ci sto ancora provando e lo farò fino alla fine dei miei giorni. Non demordo, devo provare loro che ho la testa più dura.
Fra non molto ci saranno le elezioni amministrative. Figurati che bagarre! Tutti vorranno saltare sul carro del vincitore perché il posto
a cassetta porta tanti vantaggi. Soprattutto economici!

A questo proposito sto affilando qualche sonetto politico-satirico-satanico perché, allo stato attuale, non vedo nessuno in grado di occupare quella poltrona tanto ambita. Magari se ti presentassi tu, potrei farti addirittura la campagna elettoraledi te mi fido! Termoli non ha mai avuto un sindaco architetto. E ce ne sarebbe proprio un gran bisogno!!!

A presto!
Saverio Metere

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.