“La verità è una coperta corta che ti lascia scoperti i piedi”

MetereTermoli2018
L’architetto Saverio Metere

TERMOLI – Le due frasi di Walt Whitman sono parte essenziale del film di Peter Weir del 1989 «L’attimo fuggente», nel quale Robin Williams aveva il ruolo di un insegnante di lettere con idee didattiche originali. In una classe di studenti di uno di quei college dell’alta borghesia americana, il docente cercava di educare i ragazzi a vedere le cose da angolazioni diverse, a leggere la poesia in modo personale e interpretarla inserendola, come momenti della propria vita vissuta in un’indelebile vittoria morale sull’ipocrisia.

Queste le premesse che in un ambiente bigotto e retrogrado – come era quel college – dovevano sollecitare ad ottenere risultati che impedissero la formazione di una classe dirigente essenzialmente volta al benessere individuale. Contrario a questo tipo d’insegnamento, il professore veniva allontanato dalla scuola perché sovvertiva i vecchi schemi radicati negli animi degli studenti. Fuori dalle regole del carpe diem al quali essi erano avvezzi, i contenuti dei suoi insegnamenti vertevano, viceversa, nel guardare la vita, gli avvenimenti, sotto un’angolazione diversa, più obbiettiva e duratura: “Non vi rassegnate a vivere una vita senza scopi che soddisfino la vostra anima e la vostra intelligenza; cercate nuove strade, nuovi miti:parole e idee possano cambiare il mondo!”. 

Ma, come si recita in epigrafe: ”La verità è una coperta che ti lascia scoperti i piedi”. Che si traduce: è molto più comodo far finta di niente e seguire il gregge, vivere secondo le convenzioni aspettando che altri, pochi in verità, agiscano per te e… ti coprano i piedi!

E allora, cosa si può fare affinché le cose possano cambiare? 

Facciamo volare la nostra fantasia in alto… molto più in alto…

Immaginiamo una seduta consigliare termolese nella quale, mentre si sta discutendo se approvare o meno un provvedimento, un consigliere della minoranza o anche della maggioranza salga in piedi sul tavolo che ha davanti e dica: O sindaco! Mio sindaco! E non scende dal tavolo fino a che il provvedimento, ad esempio la costruzione di un nuovo depuratore non venga approvato; e poi, un secondo consigliere salga anch’esso sul tavolo e non scende se la proposta della costruzione di un auditorio o di un locale cinematografico non venga accolta. E così via, tanti altri consiglieri che propongono cose utili al paese: il ripristino della Bandiera Blu, i servizi igienici al porto, la ristrutturazione del costone del Piano di S. Antonio, il ripristino della vecchia Villa Comunale e, perché no, anche il famigerato Tunnel del quale si sono perse le tracce. Tutti questi consiglieri, siano essi di sinistra, di centro o di destra, salgono sui loro banchetti e, ad alta voce, propongono provvedimenti che mai si sarebbero potuti attuare senza questa originale forma di protesta!

Ma questa è solo fantasia… naturalmente! Comunque, sono tanti quelli che aspettano che qualcuno gli allunghi un po’ la fatidica coperta fino a… coprire i piedi! Molti invece, allineati e coperti come tanti scolaretti di una classe, nonostante la conquista del diritto democratico di poter esprimere le proprie idee, aspettano la fine della legislatura mentre il paese è fermo e soffre per l’assenza di utili provvedimenti!

A volte ci sembra che il tempo si sia fermato. Ogni giorno è uguale a un altro e non succede niente di nuovo: il mare è sempre bello, il sole sorge sempre all’orizzonte e tramonta puntualmente. Anche la nostra giornata è sempre la stessa: ci alziamo, andiamo a lavorare, pranziamo; poi, ancora al lavoro, cena, televisione, letto… Ma questa è la vita? É questo che vogliamo?

Non credo! E allora! Tutti in piedi sui tavoli di un progresso irrinunciabile, gridiamo con quanta più voce abbiamo in gola: 

O capitano! Mio capitano: cambiamo il mondo!

Saverio Metere

Articolo precedenteMinistro per il Sud Provenzano visita stabilimento Del Giudice
Articolo successivoRitornare con l’Abruzzo: una petizione popolare per i comuni della costa molisana
Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.