TERMOLI – Sono passati solo pochi giorni dall’avvio dell’iniziativa “Pane in attesa” ed è sicuramente troppo presto per tirare le s omme o fare bilanci, anche se “il risultato” non è nello stile – Caritas quanto piuttosto il valore dell’iniziativa in quanto tale. Qualche considerazione, però, possiamo provare a farla. Un primo dato di fatto è rappresentato dalla generosità di tanti, tantissimi cittadini term olesi e non che hanno risposto con entusiasmo all’iniziativa riempiendo i forni di pane in attesa. A tutti loro e ai panificatori che hanno sposato l’idea va il nostro sentito grazie: sono il segno di una città viva, aperta e solidale con il prossimo. A f ronte di tanto “pane in attesa” nei primi giorni è stato inferiore il numero di persone che si è recato nei panifici per ritirarlo gratuitamente. Un dato, questo, sicuramente fisiologico dovuto da un lato al tempo necessario perché l’iniziativa si diffonda capillarmente anche tra chi non usa ogni giorno i moderni mezzi di comunicazione; dall’altro lato, invece, ad una questione culturale, ad un antico retaggio ancora molto radicato per cui chi non ha “si vergogna” di mostrarlo alla comunità. In questo sens o emerge la grande questione pedagogica , che più ci sta a cuore, legata al “pane in attesa”: quella di promuovere scelte di solidarietà tra chi compra il pane per qualcun altro e quella del farsi coraggio e andare a chiedere un bene di prima necessità per chi lo ritira, uscendo da una logica di mero assistenzialismo.

È ovvio che un cambiamento culturale di questa portata richiede tempo e pazienza e non sarà sicuramente il “pane in attesa”, da solo, a portarlo avanti. Continuiamo ad essere dell’idea che ques ta sia un’opera – segno, sicuramente perfettibile, ma che può iniziare a buttare un seme. Abbiamo dalla nostra i tempi di Dio che non sono sicuramente i nostri, figli della cultura del “tutto e subito”. “Un seminatore uscì a seminare…” racconta Gesù in un a parabola evangelica. Il “Pane in attesa” per noi è proprio questo: un seme gettato nel terreno di cui non abbia mo fretta di cogliere i frutti, né di valutare gli esiti.

Articolo precedenteSequestrate anfore e ciotole antiche in abitazioni private. Sei denunciati
Articolo successivoFamiglia Franzese di Termoli Testimonial Telethon per sindrome di Ondine