Il Porto di TermoliTERMOLI _ Scriviamo con ritardo all’articolo pubblicato in data 28 maggio a firma di Antonella Salvatore. Su tale argomento, certamente di molto interesse, il mio “debol parere è questo”.

Il problema non si può risolvere con un’operazione …a tavolino come dice l’operatore del porto Basso Cannarsa. I problemi sono molto più complessi. Non si può mettere le mani avanti dicendo che si  “rischia di perdere le somme finanziate per il dragaggio”, regalando, anzi ,”incapsulando” – come dice  l’articolista – i fanghi più inquinati da smaltire in un paese europeo”. Bella operazione umanitaria! Chissà cosa ne penserebbe Greenpeace.

Ma veniamo al dunque della proposta.
Si cita il progetto eseguito a Pescara, che ha avuto successo. Non conosco il porto del capoluogo abruzzese dove pare siano riusciti ad effettuare il dragaggio dopo un anno di “stop” per i pescherecci. Conosco un po’ quello di Termoli,  perché, negli ultimi tempi, ho avuto lunghi incontri con uno degli operatori più preparati sui problemi portuali, che è un “figlio del mare”, da generazioni.

Il mio amico mi ha fatto un esempio molto semplice, direi, puerile: se si esegue una piccola “buca nella sabbia”  in riva al mare, quest’ultima tenderebbe lentamente a scivolare e il buco si riempirebbe nuovamente in breve tempo. Questo succederebbe se si dragasse l’attuale porto:  la sabbia alla sinistra del molo nord, secondo la nota teoria dei “vasi comunicanti”, col tempo, tenderebbe ad “passare” sotto gli scogli insabbiandolo di nuovo. In breve tempo!

La soluzione del problema è, viceversa, più complessa e dispendiosa, molto più lunga da realizzare, purtroppo. Però è definitiva. La descriviamo qui di seguito, nell’attesa di poterla esporre in seguito  più dettagliatamente.

Si dovrebbe coprire parzialmente la parte del porto in prossimità del cosiddetto “convento delle monache”; quella, insomma, che s’intende dragare. Costruire  un “nuovo grande molo” alla sinistra dell’attuale per navi di grosso tonnellaggio, coperto a nord da ulteriori scogliere. La qual cosa eviterebbe l’insabbiamento del restante bacino che, come sappiamo, a causa delle correnti che si formano tra il molo nord sottovento e la cosiddetta “banchinella”, va di giorno in giorno abbassandosi di livello;  come fanno rilevare i proprietari dei pescherecci che fanno fatica ad entrare ed uscire dal porto.

La soluzione del “dragaggio” è pertanto solo un “palliativo” e quindi  un inutile sperpero di  denaro pubblico. Il porto, quello mercantile, turistico e quello per i pescherecci, sarebbero garantiti dalla soluzione su esposta. Per quanto riguarda le barche di piccolo cabotaggio, yacht e barche a vela fino a 24 metri, è sufficiente il porto turistico di Marina di S. Pietro al lato destro del molo sud.


arch. Saverio Metere
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