UAARTERMOLI – Domani 12 settembre inizierà il nuovo anno scolastico e per la prima volta nelle vesti di genitore varcherò la porta della scuola materna, accompagnando mio figlio verso l’inizio di questa nuova fase di vita fatta di educazione, socializzazione, formazione, integrazione, crescitaIo e mia moglie abbiamo condiviso la scelta di non far avvalere nostro figlio dell’insegnamento della religione cattolica ragion per cui negli incontri prescolastici abbiamo chiesto alle insegnati quali attività didattiche fossero previste all’interno dell’ora alternativa.

Dispiace constatare che ci sono state fornite risposte approssimative, nel palese imbarazzo di chi le ha fornite. Inoltre sono venuto a conoscenza che la recita organizzata dalla scuola, i cui protagonisti saranno i bambini, verterà sulla nascita di Gesù. Sarò impopolare, tuttavia premettendo la mia consapevolezza sul valore storico e culturale che la religione cattolica rappresenta in Italia mi chiedo se rappresenti una scelta opportuna quella di far rappresentare, in una scuola materna statale, un accadimento che attiene alla sfera religiosa e nella fattispecie alla fede cattolica.

Io sono fermamente convinto che non lo sia per diversi aspetti. Innanzitutto imporre, perché di questo si tratta, eventi di un solo credo religioso nella scuola statale frequentata da bambini che provengono da famiglie che confessano diversi credo religiosi o che non ne confessano alcuno significa ledere il principio di laicità dello Stato.
Mettere inoltre i genitori di un bambino di fronte alla scelta di partecipare alla recita religiosa o in alternativa non partecipare e restare a casa rappresenta una rottura imposta nel rapporto fiduciario e di rispetto reciproco che deve intercorrere tra l’istituzione scolastica e la famiglia.

Ed ancora e non per ultimo viene tradito il valore dell’uguaglianza discriminando ed isolando di fatto dei bambini che sono gli esseri più innocenti che esistano. Mi rendo conto che l’ingerenza cattolica nella vita laica dello Stato italiano più che essere uno strumento brandito dai rappresentanti del clero è una caratteristica socio-culturale degli italiani ragion per cui risulta necessario, oltre che doveroso, che tutti si impegnino affinché ci sia la più ampia diffusione di una sana cultura del «rispetto del diverso da se», lo dobbiamo ai nostri figli.

Andrea Salome

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