Visione prospettica a… volo d’uccello su Termoli.

UGabbjane
‘U GABBJÁNE… di Saverio Metere (galleria fotografica)

TERMOLI – Rannicchiato sulla piccola scogliera di fronte allo stabilimento Stella Marina, guardo se passa qualche pesciolino per garantirmi il pranzo. Niente da fare! Oggi i pesci sono tutti a dormire. Ah, ora capisco: sono le nove del mattino del  3 di agosto. Fra un po’ uscirà la processione di S. Basso e qui ci sarà casino. Oggi non si mangia…per lo meno questa mattina.

Allora m’involo e mi dirigo verso la Torretta. Non vedo più il Viadotto costruito negli anni sessanta. Quanti soldi sprecati! Non si è mai capito perché l’hanno demolito. Saluto Fernando Lanzone “Cianne” che è sdraiato a prendere il sole. Se lo merita: ha dato a Termoli la possibilità di essere menzionata tra le “migliori cucine italiane a base di pesce! “.

Ripassando, dò un’ occhiata a quell’obbrobrio che chiamano Il Grattacielo: un enorme colata di cemento che interrompe la visuale fino ai primi stabilimenti balneari. Già, gli stabilimenti! Sono comodi, anche se tolgono un po’ di arenile. E poi, con tutti quegli ombrelloni fantastici, variamente colorati, è proprio una bella spiaggia. Oggi è una bellissima giornata. Il sole scotta parecchio! ‘Ngrogna, si dice in vernacolo termolese, fa “arricciare” la fronte e il naso, il grugno, insomma.

Continuo il mio volo.

Il Paese Vecchio è già in movimento e la gente è andata a fare la spesa o sta cercando di saltare nella barca per prendere parte alla processione in mare. La banda è sul molo e suona l’ultimo pezzo prima che il Santo venga posto in posizione sul peschereccio estratto.  Sindaco, capitaneria, pompieri e tutte le forze dell’ordine sono presenti. Si parte!

Tutti al porto. Il traffico cittadino è sotto controllo ma è  il solito caos ordinato. I vigili fanno una fatica tremenda.. Il Tunnel che doveva collegare il porto con  l’autostrade passando per la spiaggia nord è ancora di là da venire. Naturalmente manca anche il parcheggio previsto sotto la Piazza S. Antonio che era legato alla fattibilità dello stesso. Meno male che c’è la pista ciclo-labile (così, pare, sia stata ribattezzata, visti i suoi numerosi frequentatori che ogi tanto si…incidentano) che assorbe il… minor numero di ciclisti possibili che vanno al mare! Ci voleva proprio! Altri soldi …ben spesi. (sic!).

M’involo verso il centro. Per il Corso Nazionale ormai pedonalizzato, non c’è quasi nessuno. Ma cos’è quella macchia nera attraversata da due strisce bianche parallele che sembra vogliono arrivare al mare? Ah, si… è il Nuovo Corso. Si potrebbe chiamare come una volta A Vianova. Dall’alto  mi sembrava un cimitero con quelle strisce bianche sui marciappiedi, perpendicolari alle prime! Sembrano delle croci…

E’ meglio che svolazzo un po’ verso Rio Vivo con le sue  spiagge larghe. Mi rifaccio un po’ gli occhi e magari lo…stomaco, prima che arrivino i pescherecci al seguito della processione a mare. Passo per il porto: almeno qualche cefalotto mi s’infila per… compassione nel becco. Macchè! Uscendo i motori, a causa del fondale meno di tre metri, hanno sollevato tanto di quella sabbia sporca mista a fango e nafta che neanche il Capitano Nemo riuscirebbe a pescare un pesciolino. Mi conviene andare verso le Marinelle. Ecco, qui c’è qualcosa, ma devo fare presto. Acchiappo un pesciolino, quasi a riva, dove la fanghiglia, formatasi per la mancanza delle correnti bloccate dal porto, non  consente che puntare su qualche vittima sacrificale che riesce ancora a respirare.

Oggi non è giornata! Volerò più in alto come il gabbiano JonathanLivingston…sempre più in alto, in alto… duecento…trecento…quattrocento metri…Oh, finalmente! Da qui è tutta un’altra visuale. Vedo la Fiat, lo Zuccherificio, il Nucleo Industriale, il porto e le due spiagge sono splendide! S’intravede persino il famoso Depuratore, che ormai è diventato un ornamento. Ma chi l’ha fatte tutte queste belle cose? Mi sembra di stare in una cartolina illustrata…Erano i tempi di Sebastiano Rosso quando era al Ministero dei Trasporti o a quello dei Lavori Pubblici insieme all’altro termolese Florindo. Che tempi, ragazzi!  Un’intervento prima lo facevano e poi te lo dicevano! Era  tutto più bello! Ma di che si lamentano i termolesi? Hanno tutto questo ben di Dio! Speriamo che  facciano anche il Tunnel! Una trasvolata sotto quel “buco” la vorrei fare volentieri anch’io! Speriamo che sia a prova di gabbiani! Ora hanno anche i soldi per costruirlo, ‘sto benedetto “tunnel”. “Lui” l’avrebbe, certamente approvato e eseguito!

Chissà se i termolesi si rendono conto di avere tutte queste belle “cose”:  il mare, il porto,  i treni rapidi che l’attraversano da nord a sud, le isole Tremiti, il Paese Vecchio…uno “dei profili marittimi” più belli d’Italia! Sono sempre lì a lamentarsi. Secondo me sono malati di “provincialismo”, quella brutta malattia che impedisce qualsiasi movimento in avanti. Hanno paura di fare errori. Di diventare una “vera città. Si sbaglia di più stando fermi!

Bhe’, si è fatto tardi. La procesione a mare stà rientrando e come dice un antico tavitte termolese: “Se ‘a precessione ne camine, a cera ce struje”. E a buon intenditore poche parole…

Infatti, mi è venuto un certo languorino… Dietro qualche peschereccio che rientra certamente ci sarà qualcosa da mettere nel…mio  becco. Sono o non sono JonathanLivingston!”.

Alla prossima!

U GABBJÁNE…

‘Ssettáte ‘ssòp’i scuje guarde ‘u máre.
Mèntr’i cumpagne voláne vecine
‘u penzire ce ‘nvole pi’ marine
ammajecanne sule còse amáre.
Da ‘hècche ‘u munne sémbre ‘n cartoline
e chjáne a chjáne, pu’, tutte scumpáre.
E cchjù ‘havete vi’, tra cile e máre,
cchjù scurde tutt’ i guáje, tutt’ i casine.  
 Da ‘hècche ‘i cóse sémbráne cchjù bbèlle:
l’invidje, ‘a cattevèrje e l’ignòranze
sònne sparite ‘nda nève d’a Maielle.
 E addind’a ‘ll’ucchje mille ciamarèlle
t’avvèrtene ch’a nòtte giá s’avanze
c’a Mazze du’ Castille ‘a mmizz’i stélle.
Saverio Metere


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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.