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CAMPOBASSO _ “Domani, alle 10.30, nella piazza centrale del piccolo villaggio di Monongah(west Virginia Stati Uniti d’America) la campana che ponemmo, in una commovente cerimonia pubblica il 6 dicembre del 2007, a 100 anni esatti dall’esplosione nella miniera di carbone n. 19, suonerà per ricordare le vittime di quel tragico incidente di cui ben 87 erano molisani. Il rintocco di quella campana giungerà fino a noi, fino alle nostre coscienze, fino a quella identità di italiani che comprendono bene ciò che fu il dramma dell’immigrazione, il lasciare la propria casa e il proprio paese natio per andare a cercare fortuna nel “nuovo mondo”.

Per quegli 87 molisani, purtroppo, quella ricerca ebbe un epilogo tragico. Il futuro che loro avevano sognato per se stessi e per la propria famiglia fu infranto da un incidente che forse, se le necessarie condizioni di sicurezza fossero state assicurate, non si sarebbe verificato o comunque non avrebbe portato alla “strage” che invece si compì. La storia ci dice che da quella tragedia fu ripensato il concetto di sicurezza nelle miniere. Purtroppo, nonostante tutto, altre mogli, altre figlie e altre mamme avrebbero pianto davanti ad una miniera la perdita del proprio congiunto; si pensi ad esempio a Marcinelle, a Cannavinelle e a tanti episodi che nel corso del novecento si sono verificati.

Il viaggio è ancora lungo. La sicurezza sul lavoro è ancora una meta per cui una società che vuol dirsi evoluta deve lavorare con impegno e determinazione. Da quelle morti e dalle semplici tombe di quegli sfortunati operai che riposano nel piccolo cimitero di Monongah(che visitammo nel 2007 insieme agli amministratori comunali e provinciali) si erge un richiamo a tutti e a ciascuno affinché fatti del genere non abbiano più a ripetersi. Sono forti nella mia memoria di uomo e di amministratore, le immagini di quel villaggio dove tutto accadde, e ancor più forte è il ricordo di quel migliaio di molisani che, provenienti da tutto il nord America, parteciparono con gli occhi pieni di lacrime alla cerimonia di commemorazione della morte di quei pionieri dell’immigrazione che, tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, attraversarono l’Atlantico per un “nuovo inizio”.

Costoro furono poi seguiti da altri milioni di connazionali che ebbero più fortuna degli operai di Monongah, potendosi ricostruire, in quei paesi così lontani dal posto in cui erano nati, un lavoro, una famiglia e un’esistenza dignitosa. La Regione Molise volle porre un monumento, nello specifico una campana fusa per l’occasione dalla Fonderia Marinelli, a perenne ricordo di quegli eventi affinché i suoi rintocchi che risuonano in ogni commemorazione annuale, siano da monito e da memoria viva per le generazioni future. Ricordiamo, dunque, quelle vittime e ricordiamo il dolore delle loro famiglie, chinando il capo davanti al loro sacrificio”.