“Il Papa ha segnalato più volte quanti ostacoli incontrino oggi i poveri per accedere alle risorse ambientali, comprese quelle fondamentali come l’acqua, il cibo e le fonti energetiche. Spesso, infatti, l’ambiente viene sottoposto a uno sfruttamento così intenso da determinare situazioni di forte degrado, che minacciano l’abitabilità della terra per la generazione presente e ancor più per quelle future. Questioni di apparente portata locale si rivelano connesse con dinamiche più ampie, quali per esempio il mutamento climatico, capaci di incidere sulla qualità della vita e sulla salute anche nei contesti più lontani”. Bisogna anche rimarcare il fatto che in anni recenti “è cresciuto il flusso di risorse naturali ed energetiche che dai Paesi più poveri vanno a sostenere le economie delle Nazioni maggiormente industrializzate”.
Il secondo aspetto è il rapporto tra il bene comune e la dimensione ambientale. Anche le guerre – come del resto la stessa produzione e diffusione di armamenti, con il costo economico e ambientale che comportano – “contribuiscono pesantemente al degrado della terra, determinando altre vittime, che si aggiungono a quelle che causano in maniera diretta”. Pertanto, “pace, giustizia e cura della terra possono crescere solo insieme e la minaccia a una di esse si riflette anche sulle altre”. È in questo contesto che va letto il richiamo ad una responsabilità ad ampio raggio, al “dovere gravissimo di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla”. Tale dovere “esige una profonda revisione del modello di sviluppo, una vera e propria ‘conversione ecologica’”.
È impossibile, infatti, “parlare oggi di bene comune senza considerarne la dimensione ambientale, come pure garantire il rispetto dei diritti fondamentali della persona trascurando quello di vivere in un ambiente sano”. Si tratta di “un impegno di vasta portata, che tocca le grandi scelte politiche e gli orientamenti macro-economici, ma che comporta anche una radicale dimensione morale: costruire la pace nella giustizia significa infatti orientarsi serenamente a stili di vita personali e comunitari più sobri, evitando i consumi superflui e privilegiando le energie rinnovabili. È un’indicazione da realizzare a tutti i livelli, secondo una logica di sussidiarietà: ogni soggetto è invitato a farsi operatore di pace nella responsabilità per il creato, operando con coerenza negli ambiti che gli sono propri”.
Anche il nostro territorio, che è la nostra casa, sembra soffrire di poca cura, superficialità, a volte di violenza e abitudini sconsiderate e delinquenziali: vedi la questione dei rifiuti, lo stato idrogeologico, inquinamenti ambientali di ogni genere. Sembra latitante quella giusta sensibilità che consentirebbe un’attenzione e una premura che alla fine sono un vantaggio per tutti. L’educazione alla salvaguardia del creato è un compito primario di cui si deve far carico l’intera società, comprese le istituzioni pubbliche che hanno il dovere di attuare una politica del territorio scrupolosa e anche severa per prevenire i tanti disastri che per troppo tempo hanno dilaniato e sfigurato tante nostre aree, con notevoli danni non solo economici ma anche alla salute dei cittadini.