Termoli Bene Comune – Rete della Sinistra solleva dubbi sul progetto di rigenerazione urbana: «Serve una visione di città, non solo parcheggi».

TERMOLI – Questa mattina, sabato 25 ottobre 2025, nei locali di via XXIV Maggio, si è tenuta una conferenza stampa promossa da Termoli Bene Comune – Rete della Sinistra per discutere il progetto di rigenerazione urbana che coinvolge Piazza Sant’Antonio e Pozzo Dolce.
Il gruppo ha espresso forti perplessità sul piano dell’Amministrazione, criticando la mancanza di coinvolgimento pubblico. «Non c’è stato alcun coinvolgimento dei cittadini, nemmeno un’assemblea pubblica per illustrare le modifiche previste», si legge in un precedente comunicato.
Tra i punti più contestati, il recupero del parcheggio sotto Pozzo Dolce, ritenuto «inutile e costoso», e la costruzione di un nuovo parcheggio sotterraneo in Piazza Sant’Antonio, che «non risolverebbe i problemi effettivi». Il gruppo sottolinea come «le trasformazioni rilevanti che toccano il volto di una città siano sottoposte a consultazione popolare in molti paesi europei».
Durante la conferenza, la consigliera comunale Marcella Stumpo ha dichiarato:

«Abbiamo ritenuto opportuno esprimere, anche far sentire la nostra voce, considerato che la maggior parte di noi ha vissuto sul campo 5 anni di lotta contro il famoso grande scempio, quindi chi meglio di noi può avere contezza di quello che c’è stato. Riteniamo che sicuramente, l’abbandono della cementificazione selvaggia a favore del privato sia un lato estremamente positivo che avrebbe, se mantenuto, portato chiaramente ad una nuova lotta.
Ci sono però almeno due punti che dobbiamo far rilevare, che sono comunque – e io ho già discusso quando mi è capitato con il sindaco – senza trovare ascolto. Velocemente dico solo che se si fosse dato retta alla nostra voce nella precedente consiliatura, quando già dal 2019 chiedemmo la revoca in autotutela della finanza di progetto De Francesco, ci si sarebbe risparmiati quella complicata situazione giuridica che adesso è in atto. Perché De Francesco ha fatto ricorso, per avere risarcimenti ed esiste anche un secondo ricorso pendente ed è quello della seconda ditta classificata quando c’è stata la gara di appalto, che adesso sta partendo. Ecco, avremmo potuto evitare almeno queste, probabilmente queste spese giudiziarie. E il rischio è sempre presente quando si chiede l’intervento del Tribunale, che l’esito non sia in positivo.
Detto questo, che riguarda l’altro aspetto, ci sono punti fondamentali che vogliamo far rilevare. Il primo, e forse il più importante dal punto di vista politico, è il fatto che sono passati tanti anni di lotta, c’è stato il coinvolgimento di buona parte della popolazione termolese e questo non è servito a niente. Si chiedeva, per progetti di grande impatto visivo ed affettivo – perché questa li hanno generati in un luogo storico che ha una valenza sia estetica che storica – quantomeno informarli prima, non aspettare che la stampa venisse in possesso delle carte e si potessero vedere alcuni rendering.
Chiedere almeno ai cittadini, nel corso di un’assemblea pubblica: “che cosa pensate di questo secondo progetto sul Pozzo Dolce?” Ripeto che è un argomento talmente dolente per la città che sarebbe stato un minimo segno di rispetto. Quando noi l’abbiamo fatto notare, ci è stato fatto presente che ciò portava via troppo tempo. E vabbè. Non preferisco fare commenti su questo tipo di atteggiamento, mi limito a rilevare – e ripeto – la storia sembra, anche in questo caso, non insegnare niente.
Per evitare poi che si dica, come al solito, che la Rete della Sinistra è quella che sa dire sempre no e non fa proposte, su questo argomento – per esempio su Pozzo Dolce in particolare – noi presentammo già in campagna elettorale nel 2019 un progetto, chiaramente semplicemente a livello visivo, di rendering, di come si sarebbe potuto trasformare Pozzo Dolce in un luogo rinaturato, cioè riportato allo stato naturale, liberando il suolo dal cemento e facendone un giardino per i cittadini che avrebbero così potuto godere della vista bellissima del luogo, risanando chiaramente il costone ed eliminando anche il pensiero di poterci eventualmente costruire. Questo era stato il nostro primo progetto.
Adesso leggiamo che Pozzo Dolce, su indicazione della Soprintendenza – che ha bloccato per fortuna l’assurdo tentativo di piastrellare tutta Piazza Sant’Antonio imponendone il ripristino dell’aspetto originario – sarà oggetto di interventi per recuperare le tre terrazze che ci sono ora per recuperare il valore storico-artistico dell’opera. Ora, io penso che sarebbe stato veramente bello farne un luogo naturale, dove poter accedere, dove poter godere i colori, il silenzio e, eventualmente, anche la musica. Ma comunque un luogo non mantenuto con le piastrelle che ci sono adesso.
Per quanto riguarda Piazza Sant’Antonio – e qui arriviamo al secondo punto dolente – sarà costruito un parcheggio sotterraneo, neanche per tante macchine; quindi questo non risolverebbe assolutamente i problemi effettivi. Qui si continua a modificare la viabilità cittadina senza avere una visione globale, che è il punto dolente di queste amministrazioni. Parlo anche della precedente, ma loro dicono che avevano una visione di città. E per visione intendo quella che deve essere la vita dentro la città: quindi i servizi, quindi il verde, quindi tutto quello che deve rimanere pubblico, quindi la crescita del turismo – ma inteso come turismo di qualità.
E manca questa visione. Continuano a dire: “Adesso le macchine le facciamo entrare di qua, prima dovevano entrare da via Roma, ma adesso dovrebbero passare nello spazio tra il Comune e l’edificio che una volta era una scuola e adesso appartiene alla Curia”. Io non riesco neanche a capire come ci possano arrivare. Sarà un limite mio?
Comunque il problema è – e l’abbiamo detto sempre – noi la visione della città che abbiamo, e che abbiamo in maniera molto chiara, è quella di una città solidale, una città a misura di chi ha meno, una città pubblica, totalmente pubblica.
La nostra visione, ripeto, è quella di un centro chiuso. Per centro intendo il centro murattiano, la Piazza Donatori di Sangue: le macchine non devono più avere possibilità di entrare. I parcheggi devono restare dei residenti.
E non è utopia.
È chiaramente un cambiamento culturale. I cambiamenti culturali vanno iniziati, portati avanti. La popolazione va preparata attraverso dimostrazioni che si può fare: quindi navette elettriche continue, che garantiscano anche ai turisti la possibilità di arrivare e di godersi il centro a piedi.
È insensato pensare di portare le macchine nel centro della città. E in questo il progetto non è cambiato. Era diverso per l’intervento del privato e della finanza di progetto, ma è rimasto questo: i parcheggi devono stare in centro.
Su questo noi abbiamo una opposizione netta, dichiarata oggi, ma con proposte. Se poi le proposte vengono ritenute cose su cui ridere – “E non si può fare, e cosa dici, ma sempre la sinistra…” – allora possiamo prendere atto. E quindi continua il confronto politico.
Per cui ritengo che passi avanti siano stati fatti, ma quello che verrà fuori, onestamente, non ci piace».



















