Il “cattivo vento” è sempre in agguato e la politica, questa politica, come “foglia morta” non vede l’ora di abbandonarvisi di nuovo, oggi come in passato. 

I portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio Regionale del Molise

CAMPOBASSO – “Ineluttabile. Questo è l’unico aggettivo che si può esprimere per descrivere lo stato comatoso, quasi irreversibile, che attanaglia da sempre, di legislatura in legislatura, rendiconto dopo rendiconto, i conti pubblici della nostra Regione. 

Un destino amaro rispetto al quale, presto o tardi, si manifesterà in modo sempre più marcato l’insussistenza delle ragioni che rendono ancora possibile la nostra autonomia regionale.

Dietro i freddi numeri del nostro bilancio si celano anni di fallimenti e scelte politiche sciagurate. Commentarli oggi in modo asettico, senza un’analisi oggettiva che contempli il passato, il presente e il futuro sarebbe un inutile esercizio di stile e per certi versi anche ingeneroso nei confronti di chi oggi si trova, col cerino in mano, a gestire una situazione di crisi per certi versi insormontabile. 

Il dato politico dal quale partire resta, oggi come ieri, l’indolenza della politica: rispetto a una situazione economico finanziaria sempre più precaria, questa Giunta, in perfetta continuità con quelle passate, come la celebre “foglia morta” del poeta Verlaine, non può far altro che “abbandonarsi al cattivo vento”, cioè continua ad amministrare con disinvoltura una Regione tecnicamente fallita perpetrando tutte le pratiche nefaste che l’hanno condotta al collasso. 

Da diversi anni sia gli organi di controllo che la magistratura contabile redarguiscono gli amministratori regionali, sottolineando nelle loro relazioni annuali, da un lato i fattori che determinano l’inattendibilità delle poste di bilancio regionale, dall’altro la precipua condanna di un operato amministrativo che invece di agire in controtendenza, in ossequio ad un piano di rientro solo annunciato, continua a produrre ulteriori danni finendo per aggravare ulteriormente il dissesto. 

Quest’anno le relazioni sono state più severe del solito, anche a causa di gravami sopraggiunti nel 2019 (ma che covavano da tempo sotto la cenere) ed hanno costretto la Giunta ad operare una serie di rettifiche che hanno finito per aggravare pesantemente il risultato di amministrazione. 

All’esito di tali rettifiche il disavanzo di amministrazione prodotto nell’anno 2019 è stato di circa 533 milioni di euro, nel 2018 si era attestato sui 511 milioni. 

Un disavanzo cresciuto di circa 22 milioni di euro, a seguito delle suddette rettifiche, che nonostante tutto non è stato neanche sufficiente a superare il vaglio dell’organo di revisione, il quale, all’esito rettifiche di assestamento, ha formalmente espresso parere negativo sul Rendiconto 2019. 

All’infinita serie di affanni provenienti dal passato, remoto e recente, rispetto alle quali le amministrazioni regionali che si sono succedute hanno cercato di rimediare con pezze peggiori del buco, questa Giunta e l’amministrazione che ne è espressione, sta continuando a produrre inefficienze e ritardi. 

Il primo ritardo è quello, per il secondo anno consecutivo, con il quale si approva il rendiconto. La mancata approvazione tempestiva del rendiconto (da farsi secondo legge entro il 31 luglio dell’anno successivo) sta a significare che la Regione Molise per un lasso di tempo superiore a quello previsto dalla legge ha gestito il proprio bilancio di previsione sulla base di dati contabili presunti e relativi ai precedenti esercizi. Il termine di approvazione del rendiconto è fissato dalla legge per uno scopo preciso: qualora da esso dovessero emergere squilibri, o come nel nostro caso, venisse accertata l’esistenza di un disavanzo di amministrazione, devono essere immediatamente adottati i provvedimenti di legge per il ripianamento dello stesso.

Nella nostra regione però sarebbe già tanto se riuscissimo a gestire correttamente l’ordinario. Questa amministrazione tuttavia pare abbia l’ambizione di voler peggiorare tutto il peggiorabile:

  • la capacità di accertamento delle entrate nel 2019 è del 69,44% (dell’importo stabilito nel bilancio di previsione). Negli esercizi precedenti si attestava all’84,60% (esercizio 2017) e al 74,47% (esercizio 2018);
  • Stesso andamento ha seguito la capacità di riscossione è passata dall’76,19% (dato del 2018) al 73,60% registrato nel 2019. L’indice determina quanta parte delle risorse giuridicamente esigibili riesce a tradursi in effettivi introiti per l’ente;
  • La velocità di gestione,che determina la capacità della struttura amministrativa di completare, nel corso dell’esercizio, l’intera gestione dell’entrata (previsione, accertamento, riscossione), realizzata nell’esercizio 2019 (51,11%) ha fatto registrare il peggior dato del triennio (nel 2017 era del 68,28% e nel 2018 era del 56,74%);

Al netto delle percentuali, che determinano in modo evidente, l’inefficienza della macchina amministrativa, si rinnovano vizi antichi, ovvero le manfrine e gli espedienti contabili che finiscono puntualmente per produrre debiti fuori bilancio. È questo un vero e proprio cancro che finisce per generare disagi ed è causa diretta di aggravio del disavanzo. 

Il tema della gestione della spesa è una delle criticità ricorrenti evidenziato nelle relazioni della magistratura contabile, ovvero la Difficoltà della Regione Molise di effettuare una corretta programmazione e gestione finanziaria delle risorse e delle spese; ciò è risultato in sede di esame degli ordinativi di pagamento oggetto di campionamento mettendo in evidenza l’esistenza di fatture relative all’acquisizione di beni e servizi forniti o resi nel corso dell’anno 2019, regolarmente registrate nel sistema di protocollo della Regione Molise, per le quali, proprio a causa dell’incapienza dei pertinenti capitoli di bilancio, l’Ente non ha provveduto all’impegno delle corrispondenti somme. Tale modus procedendi rende inattendibili i dati del rendiconto in quanto il documento contabile non rappresenta completamente e fedelmente tutte le spese di competenza dell’anno. 

Questo accade di frequente con le fatture di Trenitalia, in cui a fronte di contratti di servizio che consentirebbero l’esatta determinazione delle risorse da assegnare ai capitoli di spesa, si continua a sottostimare gli impegni in fase di previsione, con notevole aggravio di costi (in termini di interessi) a carico della Regione. Solo per il 2019 infatti, terzo e quarto trimestre, il debito fuori bilancio con Trenitalia ammonta ad euro 6.798.959,98.

Venendo agli aspetti più critici dell’analisi, come ricorrenza in fase di esame del rendiconto, occorre soffermarsi sui corposi gravami provenienti dai pregressi esercizi, il cui riaccertamento annuale influisce pesantemente sulla determinazione del risultato di amministrazione: l’esame dei residui. 

I residui attivi conservati alla chiusura dell’esercizio 2019 sono stati pari a 699.142.014,70 euro, di cui 281.809.901,31 euro derivanti dalla gestione di competenza (entrate accertate ed esigibili nell’esercizio, ma non riscosse) e 417.332.112,89 euro provengono dalle precedenti gestioni. Esaminare il loro andamento è fondamentale per capire la tendenza e la capacità dell’amministrazione di risanare i conti pubblici, eliminando le poste attive inesigibili che drogano il bilancio rendendolo inattendibile. 

I residui attivi finali complessivi conservati nell’esercizio precedente (2018) erano aumentati, rispetto all’esercizio 2017, di euro 30.985.810,75, passando da euro 571.339.074,81 a euro 602.324.885,56. I residui attivi finali, invece, conservati nel 2019 sono aumentati di euro 86.761.057,71 rispetto al dato del 2018. 

Questo aumento, alquanto preoccupante, registrato nonostante l’eliminazione nell’anno di oltre 45 milioni di euro (di cui solo 30 milioni riguardanti l’annualità 2010) fa riflettere sulla difficoltà congenita della regione di incassare regolarmente i suoi crediti.

A ciò si aggiunge che a dispetto delle corpose cancellazioni, nell’elenco riaccertato dei residui al 31/12/2019 sono stati mantenuti crediti verso Erim per € 5.427.961,95 risalenti all’anno 1985. A questo proposito, da quanto risulta, sussistono ancora residui attivi ante 2007 (1985 – 2006) per l’importo di 21.452.286,44 e sui quali l’Amministrazione regionale dovrebbe provvedere alla sua eliminazione e/o cancellazione. 

Ma non è finita: alla stessa Corte dei conti sono sfuggite altre somme importanti ancora iscritte, una su tutte i 32 milioni di euro (a valere sull’anno 2012) derivanti dai fondi fiduciari gestiti da Fin Molise, somme che, secondo oggettivi elementi, sono da considerarsi del tutto insussistenti. 

Quanto ai residui passivi la conservazione nel conto del bilancio al 31 dicembre 2019 ammonta a 608.505.321,70 di euro, di cui 296.144.499,26 di euro derivanti dalla gestione di competenza (spese impegnate ed esigibili, ma non pagate) e 312.360.822,44 di euro dalla gestione dei residui di esercizi pregressi; anche in questo caso la locale Sezione Regionale di Controllo ha riscontrato che l’analisi dei dati appena effettuata ha rilevato un andamento delle poste residuali tendenzialmente peggiorativa rispetto agli esercizi precedenti in quanto l’ente ha dimostrato scarsa capacità di smaltire i residui passivi, con una propensione maggiore ad accumularne rispetto agli anni precedenti.

La situazione peggiorativa dei residui, sia attivi che passivi, finisce per spiegare, unitamente alle altre descritte inefficienze, il registrato crollo della disponibilità di cassa dell’ente il cui fondo, negli ultimi tre anni, è passato da 250,93 milioni di euro al 1° gennaio 2017 a 47.913.604,83 milioni di euro al 31/12/2019, con una diminuzione del 80,91%.

Un altro male atavico della nostra regione è la gestione e la spesa che concerne il personale dipendente. Negli ultimi mesi del 2019 abbiamo assistito all’ennesima dimostrazione dell’assoluta inadeguatezza di questa amministrazione nella gestione di un aspetto organizzativo essenziale per la vita dell’Ente. Ricordiamo i concorsi illegittimi indetti da Iocca, della pervicacia con la quale si cerca di aggirare le norme per piazzare nei ruoli apicali della regione dirigenti esterni. 

In generale nell’anno 2019 la spesa sostenuta dalla Regione Molise per le retribuzioni lorde del personale a tempo indeterminato (qualifica dirigenziale e categorie), ammonta a 23.792.814,00 di euro (in aumento rispetto al 2018 che si assestava in 23.496.020,00 di euro), mentre il totale del costo del lavoro, comprensivo degli ulteriori oneri che concorrono a formare tale aggregato, ammonta ad € 41.845.086,00 di euro, in significativo aumento rispetto al 2018.

L’aumento della spesa fa il paio con un altro fenomeno in forte tendenza da circa diversi anni all’interno dell’ente: la precarizzazione del lavoro. Anche questo aspetto è frutto, oltre che alle norme sul blocco delle assunzioni, di una politica malata, che prova a utilizzare il pubblico impiego a proprio uso e consumo utilizzandolo come merce di scambio in occasione delle campagne elettorali.

A fronte di un livello di spesa in costante aumento, dal 2009 ad oggi i dipendenti a tempo pieno ed indeterminato compresi nella pianta organica della regione si sono pressoché dimezzati (dagli 833 del 2009 ai 523 di fine 2019). Di contro, come anche rilevato dalla Corte dei Conti in sede di parifica: 

  • la spesa per le collaborazioni coordinate nel 2019 è aumentata del 77,3% rispetto al 2017 e del 14,2% rispetto al 2018;
  • la spesa complessiva per gli incarichi di studi, ricerca e consulenza nel 2019 è aumentata del 164,5% rispetto al 2017 e del 59,7% rispetto al 2018.

A tale riguardo la Procura contabile richiama l’ultimo capoverso  dell’art.9, comma 28 (A decorrere dall’anno 2011, le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, possono valersi di personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell’anno 2009) , il quale testualmente recita: “Il mancato rispetto dei limiti di cui al presente comma costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale.

Con particolare riferimento, poi, agli incarichi di studi, ricerca e consulenza, è stata censurata la reiterata violazione dell’art. 1, comma 6, del decreto legge n. 101/2013, che impone l’istituzione di specifici capitoli di bilancio dedicati alle spese per incarichi di studio e di consulenza.

Occorre sottolineare che l’illegittimità della condotta posta in essere dalla Regione è stata evidenziata dalla magistratura contabile “sin dal 2015”. Si tratta quindi di una condotta reiterata e consapevolmente violativa della disposizione in parola (in quanto è sin dal 2015 che la Sezione rileva la violazione) e che preclude agli organi di controllo l’esercizio delle proprie funzioni finalizzate alla verifica di regolarità-legittimità delle relative gestioni.

Quanto detto fin ora, benché estremamente negativo, rischia di essere un discorso puramente marginale rispetto alle vicende e ai contenuti più rilevanti che condizionano i conti della nostra regione: quelle che riguardano il nostro bilancio sanitario. 

La Regione Molise non ha dato compiuta e completa attuazione a quanto previsto dal legislatore in tema di armonizzazione dei sistemi contabili nel settore sanitario nel titolo II del D. Lgs. n. 118/2011 ed è in controtendenza rispetto alle altre regioni in piano di rientro in quanto, nonostante i cospicui aiuti finanziari ricevuti dallo Stato e dalle altre regioni, continua a peggiorare il proprio disavanzo. Ormai siamo un caso di scuola, un esempio negativo a livello nazionale. 

Il bilancio d’esercizio dell’Asrem mostra una perdita d’esercizio di euro 119,819 mln, un risultato disastroso che è frutto di diversi fattori. 

Primo fra tutti il corposo accantonamento di 39 milioni di euro che l’Asrem è stata costretta a rilevare a parziale copertura della sentenza relativa ai contributi Inps sospesi per il sisma 2002. 

Ma a gravare sul bilancio Asrem, a parte le situazioni straordinarie del passato, c’è un’intera gestione economica e organizzativa da rivedere nel suo complesso, una spesa per servizi, sia sanitari che non sanitari, del tutto incontrollata, la privatizzazione di ogni tipo di prestazione. Anche nel bilancio Asrem assistiamo che al crescente acquisto di servizi dal privato, corrisponde una decrescita di spesa del personale sanitario che comporta inevitabilmente un progressivo indebolimento dei servizi erogati dalle strutture sanitarie pubbliche. 

La spesa per personale sanitario infatti passa da circa 155 milioni del 2016 ai 145 milioni del 2019, mentre di contro, a fronte di un’offerta sanitaria sempre più scadente, assistiamo alla lievitazione dei costi per acquisto di servizi (sanitari e non sanitari) che passano da circa 206 milioni del 2016 ai 222 milioni del 2019. All’interno dei servizi, nota di rilievo è assunta dall’acquisto dei servizi non sanitari (lavanderia, mensa, pulizia, spese legali ecc..), la cui spesa passa dai circa 30 milioni del 2016 ai circa 40 milioni del 2019). Come anche rilevato dalla Corte dei conti, l’aggravante è fornita dal fatto che a monte di queste prestazioni vi sono spesso contratti rinnovati in proroga in modo assolutamente illegittimo (alcuni come quello della mensa riportano ancora le cifre in lire). 

In ultimo, ma non in ordine di importanza, vi è l’annosa questione delle società partecipate. Per l’ennesimo anno la Corte di Conti ha rilevato la vacuità delle promesse e degli annunci fatti dalla politica da diversi anni a questa parte. Scrive la Corte: “Al netto delle ipotetiche e paventate strategie future, la Procura non può che manifestare orientamento adesivo alle argomentazioni della Sezione di controllo in merito alle non realizzate “azioni di razionalizzazione e dismissione annunciate ormai da anni che sono immotivatamente omesse”. L’unica operazione intervenuta nel 2019 in materia di partecipate è relativa alla fusione per incorporazione delle società Funivie Molise S.p.a. (in dismissione) con la Campitello Matese S.c.p.a. e la Korai S.r.l., entrambe in liquidazione, decisa con legge regionale Molise 11 febbraio 2019, n. 2, un’operazione sulla cui convenienza economica, la stessa Corte ha forti perplessità. Il resto sono meri annunci risalenti anche al 2015, ossia intenti mai concretizzati”.

Ad oggi resta intonso l’elenco delle società partecipate sospese tra procedure di liquidazione, scioglimento e cessione di quote mai realizzate. Il valore complessivo delle quote societarie della Regione Molise nel 2018 era stato valorizzato nella relazione dei revisori dei conti in € 40.782.640,51; per il 2019, invece, tale valore non è stato né comunicato, né valorizzato dagli stessi revisori contabili.

Aldilà di tali aspetti, meramente programmatici, emergono problemi di ordine sostanziale che determinano importanti disallineamenti di bilancio riferiti alle partite creditorie e debitorie tra Regione e alcune partecipate, in particolare Molise Dati, Molise Acque e Asrem. 

Proprio riguardo a Molise Dati, ricordiamo una questione emersa già in sede di approvazione dello scorso rendiconto, ovvero dei famosi 8 milioni di euro spariti da un bilancio all’altro. A questo proposito pare che la società abbia comunicato la sussistenza di un suo credito verso la regione pari ad euro 7.911.455,06 

Nelle scritture contabili della regione risultano invece residui passivi e impegni finanziati da FPV nei confronti della Molise Dati spa per complessivi euro 1.484.997,60. 

Questo disallineamento è la prova evidente dell’imbarazzante faciloneria con la quale la nostra Regione gestisce la sua contabilità, la prova tangibile dell’assoluta inattendibilità di numeri che, alla luce dei fatti, sembrano essere dati in totale libertà. 

Il risultato di amministrazione conseguito nell’anno 2019, -533 milioni di euro è un risultato che, dalle evidenze emerse, avrebbe potuto essere di gran lunga più negativo. 

Resta il parere negativo del Collegio dei revisori, fatto che secondo le norme di finanza pubblica, pone in capo a chi, in Consiglio, ha votato a favore del rendiconto, notevoli responsabilità patrimoniali. 

Nonostante la Giunta abbia provato a correggere il tiro adeguando per quanto possibile gli accantonamenti per rischi e passività potenziali, aumentando di quasi 9 milioni il valore del fondo crediti di dubbia esigibilità, resta scoperta la questione più rilevante emersa nell’arco dell’esercizio, ovvero la condanna di Asrem per i circa 86 milioni di euro nei confronti dell’Inps. Un debito che, sia secondo la Corte dei conti che secondo l’organo di revisione, sarebbe da imputare interamente a carico della Regione. Di quella somma, nel 2016, con una legge ad hoc, la Regione aveva invece riconosciuto solo la quota capitale, ovvero circa 45 milioni, ma non aveva dato seguito all’accantonamento delle quote annuali previste (3.421.710,42) negli anni 2017 e 2018. 

L’unica speranza è legata ad un giudizio parallelo ancora pendente sulla medesima questione che riguarda un presunto difetto di notifica che renderebbe nulle le pretese dell’Inps. 

Tutte le criticità, sia cicliche che estemporanee, che caratterizzano il nostro bilancio vanno naturalmente lette e codificate alla luce di quest’ultimo esercizio. L’anno 2020, come sappiamo è stato un anno molto particolare, in cui le nostre vite sono state stravolte dall’insorgere della pandemia. E in questa fase di crisi acuta sono venute allo scoperto tutte le nostre debolezze, tutta la nostra disorganizzazione, soprattutto rispetto al nostro fragile sistema sanitario. 

Questo anno terribile, caratterizzato da caos e incertezza per il futuro, rappresenta però anche l’occasione per voltare pagina, un’opportunità unica per programmare investimenti importanti grazie a risorse straordinarie che presto arriveranno dall’Europa. 

Il timore è che oggi come ieri, i mali atavici della nostra politica prevalgano ancora un a volta sulla ragionevolezza e sul bene comune. Ricordiamo bene, lo abbiamo ricordato anche in quest’aula, quello che è successo all’indomani del terribile terremoto del 2002: quasi 2 miliardi di euro di risorse straordinarie polverizzate in un turbinio di sprechi che ancora oggi gridano vendetta. 

Il “cattivo vento” è sempre in agguato e la politica, questa politica, come “foglia morta” non vede l’ora di abbandonarvisi di nuovo, oggi come in passato. 

Lo dimostrano i comportamenti, lo dimostrano i fatti, lo dimostrano i numeri. 

Il nostro voto contrario prescinde dai contenuti di un rendiconto assolutamente inattendibile, ma rappresenta anche il rifiuto categorico di continuare ad amministrare come se non vi fosse un domani, il rifiuto di una politica che pensa unicamente all’oggi buttando alle ortiche le speranze ed il futuro delle prossime generazioni”

Gruppo MoVimento 5 Stelle – Consiglio regionale del Molise

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