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TERMOLI _ Sull’inserimento del riconoscimento delle radici cristiane nello statuto regionale, è intervenuto oggi il segretario provinciale del Partito Socialista Matteo D’Errico. 

Il Presidente della Giunta regionale, tra gli emendamenti presentati dal alla bozza di testo del nuovo Statuto in discussione in questi giorni al Consiglio regionale, vuole che ci sia il riconoscimento delle “radici cristiane” del Molise. Il richiamo alle “radici cristiane” introdurrebbe un contrasto con l’articolo 3 della Costituzione che dispone, fra l’altro, “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…” Oppure con il primo comma dell’articolo 8 che recita: ”tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge…” Il Molise che per fortuna non è un’entità statale sovrana, ma fa parte dello Stato italiano regolato da una avanzatissima costituzione (di cui lo Statuto regionale è parte integrante), non può legiferare in contrasto dai precetti costituzionali, soprattutto in materie così delicate.

Risulta evidente il contrasto con lo spirito e la lettera della Costituzione italiana e di quella dell’Unione europea la sola presentazione di questo emendamento. Se proprio di “radici” vogliamo parlare è utile ricordare che il Molise, nella sua storia, fu terra dei Sanniti, razziato dai Goti, conquistato dai Longobardi, invaso dai mercenari bulgari, passato ai normanni e poi all’imperatore Federico II. Invaso dagli albanesi e dagli slavi. In epoca angioina e aragonese, fu unito alla Capitanata. Occupato dai francesi e passato sotto la dominazione borbonica. La cosa più sensata che il Consiglio regionale deve fare è quella di evitare il “riconoscimento delle radici” e andare dritta ai veri nodi che la riforma dello Statuto impone, tenendo conto del fatto che i molisani desiderano diventare, a pieno titolo, cittadini italiani ed europei, in una Regione risanata, efficiente e progredita. Tutti i rappresentanti al Consiglio regionale si impegnino per questo.

                                                                                                                                                                    Matteo D’Errico

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