Termoli - Trabucco
Termoli – Trabucco

Epilogo di una storia iniziata nel 1963: tra i politici molisani c’è un silenzio di tomba!

TERMOLI – Non è la solita storia del Lupo e l’agnello della favola di  Fedro. Il titolo in epigrafe è stato pronunciato da Nicola Felice durante l’ultima trasmissione di Millibar del 19 febbraio 2020, diretta dal giornalista Pasquale Di Bello. Ospiti della puntata sono stati l’ing. Nicola Felice e l’avv. Laura Venittelli. Il primo è il presidente del Comitato S. Timoteo che si occupa, tra l’altro, di ridare all’Ospedale il Punto Nascita. Non si professa un rivoluzionario ma ha grinta e idee chiare per sostenere la cordata che intende riportare in Abruzzo la parte del Molise che è stata completamente abbandonata negli ultimi vent’anni. ”… Non è una scelta fatta all’ultimo momento. Sono anni che i soldi stanziati per il Molise vanno direttamente a Campobasso e a Termoli non arrivano che gli spiccioli. E a volte neanche quelli!”. Poi continua: “Ci siamo scocciati di stare solo a guardare! Con tutte le nostre potenzialità, dobbiamo subire le disattenzioni dei politici della nostra Regione. In definitiva – continua l’ing. Felice – si tratterà di ampliare il confine fisico e amministrativo di alcuni comuni del Basso MoliseDi questo spostamento – come lo chiama anche Di Bello  la colpa è di tutti i nostri ultimi governanti, di destra, di centro e di sinistra: ognuno si prenda le proprie responsabilità!”.

La nostra Regione nel passato ha espresso persone di elevatissima statura politica. Erano i tempi in cui la D.C. aveva uomini validi in tutti i campi: da La Penna a Sedati, da Monti a Vecchiarelli, da Sammartini a Lombardi. L’onorevole Florindo D’Aimmo, deputato per 4 legislature, ne è stato presidente dal ’75 all’ ‘82. Non ci mancavano certamente i politici per operare con dignità e capacità nell’alone politico!

 “Evidentemente, non ci sono state eredità!”. Dice Di Bello.

Nel 1963 ci siamo voluti dividere dall’Abruzzo. Oggi ci rendiamo conto che fu una scelta sbagliata! Ma non per colpa degli Abruzzesi ma dei nostri stessi dirigenti corregionali: non hanno compreso che la costituzione di una nuova regione, doveva interessare tutto il territorio! Dopo i primi vent’anni di divisione – con l’insediamento della Fiat, il sorgere di industrie calate dal nord come la Stic. lo Zuccherificio, la Turbogas, la creazione del Nucleo Industrialel’ampliamento del portole autostrade –  sembrava che si stesse valorizzando il Basso Molise; e anche l’interno ne riceveva tutti i benefici. Per la prima volta si parlava di una risposta visionaria positiva che vedeva la nostra Regione proiettata nella storia italiana come una cometa, una nuova stella nascente, una… supernova (sic!).   Ma nei successivi vent’anni, ci siamo dovuti ricredere e rendere conto che era stato solo un …fuoco di paglia, un regredire lento, come i gamberi: il capoluogo e il suo entourage, avevano ripreso il sopravvento pensando quasi esclusivamente all’accrescimento dei piccoli comuni molisani. E noi? Con gli anni, perdevamo i pezzi, come una vecchia Ferrari che sembrava dovesse sempre correre a 350 chilometri all’ora ma faceva fatica anche a partire: una vera e propria, inspiegabile desertificazione d’interventi sia quantitativi che qualificativi.

 Il secondo ospite, l’avv. Laura Venittelli, dirigente nazionale del Partito Democratico, ha tenuto  a rimarcare che ”…la divisione della costa   viaggia sui due binari: del cuore e della ragione. L’autonomia del ’63 non ce la siamo meritata: era stato solo un fatto di cuore! Non eravamo preparati a restare da soli all’indomani di quella ch’era sembrata più una secessione che una divisione vera e propria”. E tale sembra anche quella di oggi a chi ragiona solo con il cuore. Ma i problemi della ragione, a nostro avviso, sono di altra natura: sono economici, ambientali e sociali! 

“Già al tempo del terremoto di S. Giuliano e in seguito dell’esondazione del Biferno – continua la Venittelli – la Regione ci ha completamente ignorati, ci ha trattato ancora una volta come la Cenerentole del Molise e i soldi sono stati diluiti verso altri paesi. Isernia compresa. Abbiamo subìto scippi da tutte le parti: i soldi per il porto di Termoli sono andati a Carpinone, uno sperduto paesino dell’interno, che il porto non lo vede neanche con il cannocchiale…”. 

É l’ingegner Felice che a questo punto traccia i confini dell’intervento. “L’art. 132 comma 2 della Costituzione ci consente di poter attaccare la nostra costa a quella dell’Abruzzo”. Iniziando da Vasto, egli delinea la parte costiera che va da Petacciato-Montenero a Campomarino passando per Termoli.Questo è quanto abbiamo da condividere senza farci… mangiare dal lupo”Tempo fa anche il sindaco di S. Salvo Tiziana Magnacca si espresse negli stessi termini parlando di una annessione conveniente ad entrambe le Regioni.

Per tanti anni, c’è stato un grosso equivoco: i nostri interlocutori, per tanti anni, hanno creduto che noi – piccolo paese di 10 mila anime nel ’63 oggi di oltre 33 mila – avremmo potuto accettare il ruolo della pecorella ancora per molto tempo; ma noi siamo pescatori, non guardiani di pecore!

Perciò, diciamo basta a questa esperienza, per noi negativa. Non siamo stati aiutati dagli organi regionali a valorizzare al massimo tutte le nostre potenzialità. Oggi, vogliamo ridare la speranza di crescere a quanti, con il loro lavoro, certamente vorranno riacquistare la fiducia sposando questo progetto di divisione.

Saremo e resteremo ancora molisani ma con uno spirito imprenditoriale diverso, più costruttivo e collaborativo nei confronti dei cugini abruzzesi.

Saverio Metere

P.S. Questa mattina, prima di inviare l’articolo leggiamo che”…il presidente della Regione Toma ha aperto una “Nuova strada di collegamento Porto-Termoli”. Che gli siano fischiate le… orecchie?!

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.