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ComitatiReferendumTermoliTERMOLI – Per capire cosa sia veramente successo nel consiglio comunale del 15 Ottobre 2015 sulla istituzione della Commissione per il Referendum bisogna dire del come ci si è arrivati e da chi  è stato indetto. Senza questa doverosa ricostruzione tutto può diventare plausibile e le posizioni ormai contrastanti, tra l’Amministrazione comunale e i Comitati Referendari, quasi incomprensibili. Acquisito ormai dall’opinione pubblica molisana che Termoli è l’unico comune della Regione che possiede un regolamento che consente lo svolgimento di un Referendum cittadino, uno dei primi atti di una nuova Amministrazione che si insedia al governo della città e che ha a cuore i procedimenti democratici, è quello di istituire la Commissione Referendaria e di inserire in bilancio la spesa prevista per lo svolgimento di un eventuale referendum.

La Giunta Sbrocca ad un anno e mezzo dal suo insediamento non ha ottemperato a nessuno dei due doveri istituzionali. Nel frattempo, cinque mesi fa si costituivano nella nostra città due comitati referendari che il 29 Luglio 2015 presentavano tre quesiti referendari depositando regolarmente le firme per avviare il procedimento amministrativo per lo svolgimento del referendum.

 
A quel punto l’amministrazione Sbrocca poteva sopperire ad una sua mancanza istituzionale, grave, costituendo la Commissione referendaria. Non l’ha fatto. Preso atto di una realtà istituzionale ad dir poco refrattaria all’istituto referendario i Comitati hanno sollecitato e pregato la Presidenza del Consiglio di indire una assise del Consiglio comunale al fine di istituire la commissione referendaria. Di fatto trascorsi due mesi la Presidente Vigilante non l’ha fatto.

I comitati Referendari venuti a conoscenza che il consiglio comunale con all’ordine del giorno l’istituzione della su menzionata commissione poteva essere indetto con una delibera firmata da 5 consiglieri si è rivolto ad essi.

Quindi, si può capire da questa breve ricostruzione, che l’Amministrazione Sbrocca è stata letteralmente trascinata in Consiglio dai Comitati Referendari che hanno convocato il Consiglio comunale. Un palese atto, oltre che di scorrettezza istituzionale, di volontà manifesta di  voler impedire lo svolgimento dei  referendum. L’emendamento, presentato e approvato dalla maggioranza, che procrastina sine die lo svolgimento dei referendum, ha anche un vizio morale. Infatti, in modo subdolo, viene architettato dopo il non adempimento del dovere istituzionale di nominare la Commissione per il Referendum. Dovere improcrastinabile, non solo perché lo esige la legge, ma anche e soprattutto perché lo esige il diritto dei cittadini di partecipare alle scelte riguardanti la loro vita e la loro città.

I comitati promotori 
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