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Il futuro di Termoli è nelle mani di architetti famosi!?
MetereArchistarTERMOLI – In data 14  maggio in un giornale online è apparso un articolo in cui sono riportate dichiarazioni dell’architetto termolese prof. Luigi Marino. L’argomento riguarda il “progetto di riqualificazione che dal porto investirà il cuore storico della città di Termoli tranne il Borgo”.
L’architetto palesa il timore che si ”…rischia di diventare un villaggio turistico con soluzioni e pezzi di architettura da computer – così li definisce –  sconnessi dalla realtà”. Inoltre, afferma che il video presentato dall’impresa costruttrice “…è molto sdolcinato e rischia di illudere perché la realtà sarà tutta diversa”. Propone, viceversa, di valorizzare al meglio l’esistente e non propendere per progetti avveniristici e sovradimensionati”. Infine, avverte  l’Amministrazione di “… non farsi prendere dalla patologia di male da ARCHISTAR che in Italia ha fatto già danni enormi!”. Questo, in sintesi.
Di fronte ad un professore di Restauro, ex cattedratico presso l’Università di Firenze, ”…il mio debol parere è questo!”.

Ogni professionista si porta dietro una formazione derivante dal lavoro che ha sempre svolto. Conosco personalmente Luigi Marino e abbiamo avuto anche modo di parlare di problemi legati al nostro paese. 
Dal suo punto di vista di docente vede, come deformazione professionale, un paese dove si deve solo contenere il vecchio senza andare oltre al già costruito. A mio avviso, il suo riferimento attiene al periodo in cui la Democrazia Cristiana imperversava con una cementificazione selvaggia e il  paese subiva  una serie d’interventi molto dannosi: si pavimentava la villa Comunale, relegando il verde solo nell’area periferica del Molinello che si riempiva anche di grossi edifici  residenziali a scomputo di aree in concessione agli stessi proprietari; si spostava la Piazzetta dal centro, costruendo un edificio (a forma di loculi del cimitero) sistemando al primo piano  la  vendita della frutta e verdura mai utilizzato  (trasformato in seguito in galleria d’arte!); con il Piano Regolatore del ’71,  si costruirono abitazioni nelle periferie che sono diventati dei dormitori, privi di qualsiasi esercizio commerciale,  completamente scollegate dal centro.  Infine, col Condono Edilizio dell’ 85, si sanavano tutte le case e villette abusive della zona di Rio Vivo.  
Pertanto, ha ragione Marino quando dice che il paese “I danni li ha già subiti!”. Eccome!!!
Il sottoscritto, anche se già residente a Milano, evidenziava  ciò che stava accadendo scrivendo e pubblicando articoli e  versi in merito. I due libri, Lundáne da’ mazze du’ Castille e Lundananze dell’82 e dell’84, rispettivamente, insieme ad altri scritti successivi, contenevano pesanti accuse  contro le brutture e i guasti che le Amministrazioni stavano commettendo! Ho sempre sostenuto che ”…a volte può uccidere più LA PENNA  che la spada”. Ma a Termoli c’è sempre stata LA… PENNA democristiana che ha condizionato il paese per più di 20 anni.
E  questo, l’architetto Marino, lo sa!
E allora? 
Non si tratta di aver paura degli ARCHISTAR  né del nuovo ma di cominciare a capire  che il paese non può restare così in eterno: sotto una campana di vetro! E’ questo il momento di fargli compiere un salto di qualità! Conosco molto bene la mentalità di molti termolesi. Me ne sono andato “…sbattènne arréte ‘a porte…” perchè petève fatejâ teranne a sorte , sule che chi facève parte du’ bbettòne…”. 
Tanti anni di Democrazia Cristiana hanno lasciato il segno: ”…ma lasciateci stare…vogliamo stare tranquilli nel nostro tran-tran quotidiano…lasciateci con i nostri tramonti…col nostro bel mare e le nostre Bandiere Blu…Che nulla cambi…siamo felici così…il nuovo ci dà fastidio…ci turba…”.
E così che si rinnegano le idee e le opere di ARCHISTAR come il nostro Renzo Piano, che ha operato in quasi tutti i paesi del mondo; l’irachena Zaha Hadid, che ha ricevuto i due premi più importanti dell’architettura: il Pritzker nel 2014 e il premio Stiling nel 2010; Frank Gehry progettista del  Guggenheim Museum di Bilbao; Santiago Calatrava, ingegnere, architetto e scultore spagnolo naturalizzato svizzero,  ideatore e costruttore dei ponti di Valencia e Siviglia; il polacco Daniel Libeskind, naturalizzato americano, che ha realizzato il Museo d’arte Moderna di NewYork, il cosiddetto MoMa;  e ultimo, ma non ultimo, il romano Massimiliano Fuksas che ha operato molto in Italia e all’estero. Tutti architetti facenti parte della corrente del  Decostruttivismo architettonico e di fama internazionale.  
Ecco! Pensando a tutti questi grani interpreti di un’architettura nuova, moderna, non mi sento affatto d’accordo di dire che gli architetti che operano in quest’ambito hanno fatto dei danni enormi! Significherebbe negare tutta la moderna architettura e l’arte in genere. E’ solo paura per il nuovo e, spesso, desiderio di “non fare”, rimanere nel “brodo primordiale” in cui ci ha lasciato il partito della Balena Bianca!
Il progetto, proposto con un video, certo va  ridiscusso,  contenuto, modificato. Ma, a mio avviso – da architetto che ha operato in Milano e  anche nel tessuto urbanistico di alcuni paesi dell’hinterland e che ha visitato molte città d’Italia e d’Europa – l’intervento è molto valido  e per niente sconvolgente. Contenendo gli spazi nell’ambito dell’attuale urbanistica cittadina, salvaguardando il Centro Storico e il Paese Vecchio (che non viene minimamente toccato!), dà alla città quel collegamento tra il centro storico  e la parte sottostante della zona nord della via  Colombo, che si auspica da tempo.
Mi schiero, pertanto,  ancora una volta, controcorrente e a favore degli ARCHISTAR che non sono dei mostri che rovinano le città. Sono, invece, artisti,  bravi architetti ai quali “…i critici  hanno cominciato a dare un valore neutro in quanto sono essi che promuovono il lavoro dell’architetto e alcune ricerche tecnologiche e formali più avanzate”. 
Bisogna solo aver un po’ più di fiducia!

Saverio Metere
Architetto

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.

4 Commenti

  1. Renzo Piano vs Saverio Metere
    “Penso che le città del futuro debbano liberarsi dai giganteschi silos e dai tunnel che portano auto,e sforzarsi di puntare sul trasporto pubblico”
    Renzo Piano
    Quanto a trasporto pubblico,a Termoli siamo all’anno zero.

    • Per Aldo
      Il tunnel è lungo solo cento metri. Passa “sotto” una parte neutra del paese inutilizzata. Porta ad un parcheggio dove si lascia la macchina o la bici, (perché no!) e poi si procede a piedi. Il parcheggio potrebbe essere utilizzato anche per una piccola “postazione di autobus di linea” per il trasporto pubblico.

  2. Gli Archi “Star”, del brodo primordiale
    Oggi il mondo, per fortuna sta cambiando! Un mondo dove le “IDEE” andranno sempre più condivise e discusse con i cittadini. Al contrario dei soliti soloni e del loro modo di fare politica, dove, dietro i voti di una sempre più risicata maggioranza, imperano con progetti a “maestranze assegnate”… per poi continuare a cementificare in un Paese soffocato dal cemento. Una soluzione esiste ed è la cubatura zero, recuperare quello che già esiste! Uno studio serio avrebbe dato giusto peso alla realtà che lo circonda e non proporre un progetto “appiccicato” su una prospettiva avulsa dal tessuto urbanistico.

    • Per Osservatore
      Ho scritto che il progetto va “discusso”, “verificato”, “modificato”. E su questo NON SI DEVE TRANSIGERE. E lo devono fare i cittadini. Lascerei perdere la maggioranza “risicata”. In questo momento lo scontro o mi auguro “l’incontro”, pacato e produttivo, deve essere con l’Amministrazione! Il progetto, (a parte il “costone del Piano di S. Antonio”, che come ripeto, va MODIFICATO PROPRIO NELLA SUA PROGETTAZAIONE E CUBATURA), non mi sembra che aumenti il volume costruito: la Villa Comunale (finalmente e per la quale mi batto da oltre 40 anni), i parcheggi, il Pozzo Dolce col teatro all’aperto, sono modifiche che in termine tecnico si definiscono come landscape paesaggi urbani), cioè SENZA AUMENTO DI CUBATURA”, riguardano interventi a livello urbano zero. Lasciate perdere la politica! E’ sporca! Bisogna discutere gli argomenti tecnici, altrimenti si perde solo tempo. Buona domenica anche a te!