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TERMOLI – Si è tenuto presso la sala parrocchiale del S. Cuore, un seminario di formazione sulla figura del priore come educatore nel contesto culturale degli anni sessanta, organizzato dall’Associazione professionale Proteo Fare Sapere, dalla FLC CGIL Molise e dalla Fondazione Lorenzo Milani.
I lavori sono stati introdotti da don Silvio Piccoli che, a nome della Fondazione, ha tracciato brevemente le linee guida del percorso di don Milani dando degli spunti di riflessione sulla sua azione educativa e sul modo di intendere la vita pastorale.
Lo storico David Baldini ha inquadrato il contesto culturale degli anni sessanta nel quale si è delineata l’azione di don Milani, l’ambiente internazionale, le figure di rilievo esistenti in quel panorama, gli stimoli provenienti dai diversi ambiti e le contraddizioni nel modello di sviluppo determinatosi. Oggi, in un periodo in cui stanno prepotentemente risorgendo i nazionalismi e si ergono muri e barriere, il messaggio di don Milani, quale avvocato dei poveri, diventa non solo fonte di studio ma anche stimolo per riflessioni feconde.
Matteo Luigi Napolitano, docente dell’Università del Molise, nell’analizzare i rapporti tra don Milani e le gerarchie ecclesiastiche, ha delineato le difficoltà incontrate dal priore di Barbiana con alcuni vertici, i suoi tentativi di essere in linea con i postulati evangelici ed il valore della sua opera evidenziato recentemente da papa Francesco. Ha messo in risalto una figura quasi profetica per il tempo, essendo nei fatti un avamposto educativo del diritto all’istruzione da riconoscere a tutti, senza curarsi delle conseguenze delle sue azioni.
Pino La Fratta, segretario regionale della FLC CGIL Molise, ha affrontato i temi dell’inclusione scolastica partendo dai dati sulla dispersione che di fatto certificano ancora una scuola classista. Non si tratta di modificare le norme sull’inclusione che sono le più avanzate in Europa (anche se la delega prevista dalla legge 107/16 fa dei decisi passi indietro rispetto al contesto attuale) ma di riflettere su: autonomia scolastica, formazione iniziale e risorse da garantire alla scuola affinché essa sia un presidio democratico. Ha concluso dicendo che l’insegnamento di don Milani non è solo attuale ma –citando Tullio De Mauro- ”Appartiene al nostro futuro, se ne saremo capaci”.
E’ seguito un dibattito nel quale sono state poste domande e riflessioni sul sistema d’istruzione, sulla sua eccessiva burocratizzazione e sull’attualità del messaggio di don Milani in Italia ed in Europa.
Ha chiuso i lavori Sergio Sorella, presidente nazionale dell’Associazione Proteo Fare Sapere, il quale nel rilevare come il modello imperante è quello del neo liberismo che ha permeato le politiche dei governo occidentali. L’individualismo ne è la versione più evidente nei vari ambiti, non ultimo quello dell’istruzione. Pertanto l’insegnamento di don Milani è di stringente attualità almeno su un duplice versante: quello delle relazioni da costruire e consolidare; quello del cambiamento dei paradigmi con i quali si affronta la complessità del mondo contemporaneo. Don Milani richiama alla coerenza dei comportamenti ed alla conseguenzialità tra il dire ed il fare, per questo, ancora oggi, turba le coscienze.
FLC CGIL MOLISE