Termoli, Borgo Antico: bottiglia di birra abbandonata a Torre Tornola

Il pericolo si chiama sempre coronavirus.

TERMOLI – L’antidoto per il coronavirus è ancora da scoprire. E chissà quando questo avverrà! Forse per caso, come è successo ad altre scoperte dei secoli scorsi. 

 La forza di gravità si dice essere stata scoperta da Newton con la caduta dall’albero di una mela sulla sua testa. Altra casualità fu quella dello scozzese Alexander Fleming che nel 1928 osservò che in una piastra di coltura contaminata da una muffa la crescita batterica era inibita: scoprì così  la  penicillina G, il primo antibiotico. (Farà piacere ai molisani sapere che il potere delle muffe era stato scoperto già 35 anni prima, dal medico Vincenzo Tiberio di Sepino). Anche l’HIV fino agli inizi degli anni ’80 era una malattia mortale perché non c’erano cure.

Chi può dire che domani, un fatto casuale, non ci faccia scoprire il vaccino per il coronavirus? Attualmente, progressi nel campo non ce ne sono: solo congetture, false proposte, fake news. Illustri scienziati e biologi si stanno applicando per risolvere il problema. Ma per il momento non ci sono novità di rilievo. Sarà ancora il caso che ci porterà il vaccino giusto?

C’è caos e nervosismo! Si comincia ad essere stanchi di leggi e decreti che procrastinano l’apertura degli esercizi commerciali e non consentono una vita normale. I giovani si accalcano nei bar, per le strade. Molti sono “raggruppati” e “senza mascherina”. C’è chi scrive che lo Stato ce l’ha con loro, che bisognerebbe interessarli organizzando per loro biciclettate di gruppo, creare luoghi di aggregazione dove poter esercitare il diritto alla socialità “…coniugandolo con quello alla sicurezza e alla salute e il problema sarebbe risolto” (sic!).

Nessuno ce l’ha con i giovani! Ma…

…certo è che se in un periodo tanto difficile il loro comportamento è da “incoscienti”, qualcuno glie lo dovrà pur dire! E il discorso si allarga anche a tutti quelli che giovani più non sono, agli anziani e ai bambini, vittime innocenti che subiscono i cattivi comportamenti di quanti non seguono le norme indicate dai regolamenti di igiene. Non si tratta di voler usare per forza strumenti repressivi ma fargli comprendere che si tratta di contribuire con il loro comportamento a far sì che non avvengano disastri maggiori. 

Nessuno ce l’ha con i giovani! Ma…

…qui scattano, da parte degli organismi pubblici le punizioni. Alla luce di quanto detto, ci sembrano farneticanti le espressioni che antepongono la socialità alla produzione delle merci. L’una non deve escludere l’altra: solo se si riesce a far funzionare gli esercizi commerciali si può ottenere ancora una socialità che possa appagare l’umanità in modo da farle riprendere le abitudini e il ritmo di vita conquistato prima del virus.  Quelli che non comprendono questo assioma devono essere penalizzati con sanzioni amministrative che puniscono chi mette in condizioni questi esercizi di trasgredire alle regole. È inutile aspettare che avvengano miracoli dal cielo. I miracoli, questa volta, li devono fare gli uomini con un loro saggio e intelligente comportamento. 

Nessuno ce l’ha con i giovani! Ma…

…quello che è accaduto a Termoli il 23 maggio nell’area del centro storico e cittadinodove sono stati riscontrati numerosi assembramenti in prossimità di bar e di locali aperti in orario serale dando luogo al fenomeno della cosiddetta “movidanon deve più accadere. Qualcuno ha anche pensato di nominare delle spie, dei personaggi che vadano a riferire alle autorità i comportamenti dei cittadini nei pressi degli esercizi commerciali. Ma dove siamo arrivati?! È mai possibile che una società, che si presume evoluta, debba servirsi di questi mezzucci per far comprendere quali sono i comportamenti da seguire per far accettare una legge utile ad una sana convivenza civile?

Non ci deve essere bisogno di un invito coercitivo e vessatorio per ottenere una partecipazione ma un’utile precauzione. In assenza di eventi sovrannaturali gli uomini devono capire che l’unico vero miracolo per sconfiggere il virus lo possono fare loro dicendo, per il momento, ADDIO ALLA MOVIDA!

Nessuno ce l’ha con i giovani! Ma…

Saverio Metere

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.