Giardino non ha capito che, alla luce delle notizie che negli ultimi giorni sono giunte da Venafro, non è più tempo di un documento, ma di fare quanto è possibile per salvare l’ospedale. Intanto, Giardino invece di invitare Cataffo, doveva chiamare il suo vicesindaco e comunicargli il ritiro della delega, così come da noi suggerito e scritto nella lettera; poi prendere atto della situazione e invitare il presidente Iorio, e quanti sono impegnati nella gestione della sanità molisana, a dare immediate risposte riguardo alla situazione dell’ospedale di Larino, al di là del documento del Consiglio comunale.
Inoltre, invitare tutti quelli che vengono a prendere voti su questo territorio a far sapere cosa intendono fare per l’ospedale di Larino, praticamente e non a chiacchiere come hanno fatto fino ad ora. Una cosa che avrebbe dovuto già fare Giardino da quando è sindaco di Larino e che non ha mai fatto, trovando, con il suo vicesindaco, sempre il modo di sfuggire per non rispondere delle proprie responsabilità e, soprattutto, delle responsabilità della filiera politica e dei suoi amici, è quella di chiamare il popolo di Larino ed invitarlo a stringersi tutto intorno all’ospedale, ringraziando tutti quelli che si sono dati da fare fino ad ora, anche quando, a mio modesto parere, non mi hanno trovato d’accordo nel loro modo di fare. Ma, so bene, che è l’unica cosa che non può fare, perché non vuole disturbare chi ha preso impegni nel corso della sua campagna elettorale. Di fronte alla situazione che vive l’ospedale, Larino, il suo circondario, il Basso Molise, hanno bisogno di chiarezza per poter valutare e capire qual è il domani della sanità in questo territorio, con l’accentramento tutto a Campobasso e Isernia.
Intanto dia il primo dei segnali, richiesto con la lettera mia e di Cataffo e cioè, il ritiro della delega al vicesindaco da tenere nelle sue mani, perché sia pienamente consapevole delle responsabilità e di cosa deve fare domani quando succede che l’ospedale finirà ad essere un poliambulatorio. Domani, quando lui e l’intera classe dirigente di questo paese dovrebbero interrogarsi del perché questa nostra città è finita male. Noi lo stiamo facendo da tempo e, quando sarà il momento, saremo pronti a prendere atto e decidere quello che c’è da decidere, lasciare ad altri il campo, visto che non siamo riusciti in ciò che prima di ogni cosa ci siamo impegnati di fare: salvare l’ospedale. Pasquale di Lena