Per il 15 o al massimo il 30 aprile, il Commissario ad Acta, dovrà consegnare a Roma il previsionale per il 2010 comprensivo delle misure che coprono il debito pregresso pari a 67 milioni e riconducendo a pareggio per l’anno corrente le entrate e uscite, il che vuol dire che bisogna tagliare le spese di gestione per 81 milioni. Il problema è di difficile soluzione e non ci aiutano in queste percorso né l’assenza di una bozza di lavoro del Commissario e né la lotta dei poveri l’un contro l’altro armati. Occorrono nervi saldi, una visione generale del funzionamento del sistema sanitario che mette al centro il cittadino e i suoi bisogni, la capacità di saper costruire una proposta in positivo che si regga con i fondi effettivamente a disposizione senza ulteriori disavanzi annui di gestione.
Su questa falsariga, superata la tornata elettorale, il Commissario può rendere pubblica la proposta che intende portare al Governo confermando, se crede, le anticipazioni inerenti i tagli e gli accorpamenti di alcuni ospedali con l’avvio di un tavolo di confronto che agevoli i Sindaci, i Comitati e qualsiasi Amministratore a misurarsi su un testo scritto. Con un simile metodo si superano i localismi, la demagogia e la fumosità, perché ciascuno sarà costretto a calare le proprie istanze nel contesto generale di funzionamento della sanità regionale.
In caso contrario il Molise rischia il caos in una lotta di tutti contro tutti e i tagli obbligatori che dovranno essere fatti saranno decisi nelle segrete stanze romane senza alcuna trasparenza, calpestando la democrazia, umiliando le istituzioni locali e mettendoci tutti di fronte al fatto compiuto. A quel punto ogni protesta sarà vana e i lamenti che ne seguiranno saranno del tutto inutili.