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“Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recar danno e offesa”. Giuro “di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte medica”.

Tunnel PrimaeDopo
La Piazza: Prima e Dopo il Tunnel (Foto)
TERMOLI –
La prima frase è tratta dal Giuramento di Ippocrate (IV secolo a.C.), l’altra dal giuramento stilato dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (2007) che giovani laureati celebrano prima di iniziare la professione impegnandosi a fare il massimo del bene per il malato e, comunque, a non nuocergli. 
Architetti, ingegneri e geometri non hanno alcun giuramento da fare, ancor meno i titolari di imprese di costruzione. Sarà forse anche per questo che in Italia la speculazione edilizia, con tutte le conseguenze che ne derivano, ha così facile presa. Termoli non è certo il peggio di quell’Italia che specula da decenni ma la sua parte l’ha sempre fatta con impegno. E sembra intenzionata a continuare su questa strada con rinnovato impegno.

Solo che questa volta non si tratta di un palazzo privato con un paio di piani in più o qualche balcone da trasformare in veranda e poi in vano abitabile; questa volta si tratta di uno stravolgimento di maggiore ampiezza e che, oltre ai danni immediati, provocherà danni successivi almeno per due aspetti: una vasta parte della città verrà privatizzata e ricondotta ad essere una macchina da soldi a vantaggio del privato (che deve rifarsi giustamente dei soldi investiti) e, non meno grave, perché potrà indicare un “metodo” da seguire e legittimare altri interventi simili in altre zone della città. Questa volta la situazione è più grave perché non si tratta di un abuso nascosto ma di un intervento riconosciuto e auspicato dall’amministrazione. Un Giuramento di Ippocrate non è previsto per gli amministratori?
Il fascicolo che questa estate ha pubblicizzato l’intervento ha furbescamente accennato e magnificato soltanto tunnel, parcheggio e un teatro-astronave. Adesso scopriamo che non è così. Il progetto è un po’ come un coniglio che il prestigiatore fa uscire dal cappello, solo che questa volta il coniglio è timido ed esce un po’ alla volta. I conigli, si sa, fanno un sacco di figli e prima o poi vedremo anche i coniglietti che sveleranno i dettagli che oggi non sono ancora ben chiari.

Il suolo del colle (che il progetto dichiara di non voler consumare) è di proprietà pubblica; l’amministrazione (gestore provvisorio del bene comune) prima di darlo in compensazione all’impresa (qual è l’affare per i termolesi?) non avrebbe dovuto considerare il parere dei reali proprietari? Questi avrebbero voluto dire cosa ne pensavano ma non è stato loro consentito. Il progetto che qualcuno si ostina a chiamare “progetto del tunnel” in realtà è un programma speculativo di vasta portata che segnerà pesantemente il futuro della città. Dal punto di vista urbanistico è un oltraggio alla città che avrebbe avuto bisogno di correttivi positivi e non una mazzata peggiorativa; dal punto di vista architettonico è il risultato di una copertura totale di ogni possibile spazio che presenta in più la novità per Termoli di interventi sotto terra (con appartamenti esclusivi vista mare che daranno alto reddito al privato). Non c’è che dire: la pensata avrebbe potuto anche essere considerata geniale se fosse stata a vantaggio della collettività e non, invece, a tutto vantaggio di un privato. Continuo a dire un privato ma forse non si tratta di uno solo.

La confezione regalo del progetto e la pubblicità tramite il dibattito pubblico sono la cortina fumogena che nasconde le conseguenze del progetto. Siamo tutti grati all’impresa che cercherà di dare il minimo fastidio durante i lavori ma il vero problema non è questo. Si vorrebbe sapere cosa troveranno i termolesi a lavori terminati quando a loro carico ci saranno costi di costruzione e di futura manutenzione, posti macchina a pagamento in un parcheggio che avrà devastato il territorio (forse i reperti archeologici che saranno stati scoperti e collocati in una vetrinetta ci daranno la soddisfazione di sapere se i nostri antenati erano del terzo o del secondo secolo), parcheggi lungo le strade che saranno a vantaggio della stessa impresa che li gestirà (state pur certi che il traffico non diminuirà), ingorghi su via Mario Milano e limitrofe, negozi e appartamenti ipogei di cui francamente non si sente la mancanza. Forse qualcuno, più sveglio degli altri, metterà dei tavolini in quella spianata che ricorderà la Piazza Rossa o la Piazza Tienanmen e tra le aiuole-posacenere che solo con molta fantasia ricorderanno l’antico giardino.

Il problema, allo stato attuale, è che l’amministrazione (anche nel remoto caso volesse) non può più tirarsi indietro perché ha ormai le mani legate. Se le è fatte legare, volentieri. Se avesse tenuto conto di quello che molti termolesi pensavano avrebbe potuto muoversi con maggiore cautela. Ha avuto fretta e ha stroncato gli entusiasmi di chi, senza preconcetti e interessi privati, voleva essere ascoltato; ha rifiutato i suggerimenti che pure gli sono arrivati ma ha preferito seguire i consigli di quei consiglieri che hanno e continuano a consigliare male perché malati di gigantismo architettonico, una patologia che può essere molto pericolosa perché conduce alla morte del territorio.

Proposta timida: con i cinque milioni di euro paghiamo la penale e facciamo i parcheggi in periferia. Diamo all’impresa quanto le spetta per questi lavori e forse glieli possiamo anche far gestire (ma la proprietà deve restare pubblica). Riorganizziamo il traffico cittadino utilizzando il (pregevole) piano del traffico che già c’è. Il colle del Pozzo Dolce ripuliamolo e facciamolo diventare un’area di verde ben attrezzato. I termolesi ci guadagneranno anche in salute.

Luigi Marino

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2 Commenti

  1. Architetto
    “Se avesse tenuto conto di quello che molti termolesi pensavano avrebbe potuto muoversi con maggiore cautela.” Il nocciolo della questione è proprio questo, molto probabilmente non si è voluto ascoltare per non avere problemi avendo già deciso, in linea di massima, cosa fare. In quest’ottica si inscrive anche l’aver escluso di percorrere la strada della necessaria variante al Piano regolatore perché questa avrebbe imposto tempi e procedure nonché di ascoltare i cittadini con le famose “osservazioni”. Non capisco francamente come si sia potuto evitare, finora, di rendere conto di tale mancanza sul piano normativo! E’ forse colpa dell’anarchia in materia urbanistica che regna sovrano in questa Regione, l’unica in Italia a non avere una legge urbanistica nonostante adesso abbia anche un governatore architetto? Oppure è colpa del Piano regolatore che a Termoli è tornato nel limbo dopo le belle promesse non mantenute al tempo del prof. Properzi e dell’amministrazione Greco? Ritengo che un Piano regolatore seriamente impostato, oggi come oggi non potrebbe non tenere conto della mancanza di spazi verdi soprattutto nella zona centrale. Se ciò è vero come è vero, consumare suolo costruendo sotto la piazza è un grandissimo errore. Si impermeabilizza un sottosuolo in modo definitivo rinunciando per sempre a realizzare il giardino che era una volta la stessa piazza. Errori in buona fede? Se si ascoltasse, come dice giustamente l’Arch. Marino, certi errori si potrebbero evitare, forse!