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TERMOLI _ Il 16 giugno ho partecipato a Campobasso alla Conferenza stampa di presentazione della Federazione della Sinistra. Un primo passo, importante anche in Molise, di un processo unitario di tutte le forze comuniste, anticapitaliste, ecologiste, antagoniste e libertarie. Nel corso della conferenza stampa si è evidenziato come la Federazione della Sinistra non è la costituente di un partito unico. Né comunista né di sinistra. Tanto meno è un cartello elettorale. La Federazione non è la sinistra del centrosinistra.

Non è nemmeno il luogo e l’aggregazione di una sinistra generica nuovista e senza radici. Vuole essere,invece, cosi come evidenziato dal comunicato stampa a firma di Marco Petti, Giuseppe Bianchi e Silvio Arcolesse: “ un processo che coinvolga sin dall’inizio in modo aperto tutte le forze politiche, sociali, culturali, associative, singole e singoli disponibili a costruire un polo politico autonomo dal centro sinistra e portatore di un progetto strategicamente alternativo”. Per questo ritengo molto affrettate le dichiarazioni fatte da Giampiero Cesario, segretario cittadino Comunisti italiani Campobasso il quale in una nota stampa afferma che “L’ipotesi di una candidatura di Antonio Di Pietro quale presidente della Regione Molise sarebbe una grande opportunità per costruire l’alternativa. Il leader dell’Italia dei Valori potrebbe guidare una ampia coalizione, unitaria e plurale, che certamente sconfiggerebbe questo centrodestra delle clientele e del malaffare”.

Affrettate perché in questo modo si cerca di non alimentare un reale processo di aggregazione di tutte le culture critiche presenti nella nostra Regione, ma affrettate anche perché non si prende realmente in considerazione il nefasto comportamento di Di Pietro e dell’Idv in Molise che in più di un occasione è stato ed è inciucista con il sistema di potere di Michele Iorio. La crisi economica, oltre ad approfondirsi costringe chi non si propone di metterne in discussione la natura strutturale, a fare proprie le politiche monetariste e liberiste dell’Unione Europea e della Banca Centrale.

E’ così che in Italia governo e centrosinistra si accapigliano su tutto tranne che sul punto più importante: i sacrifici. Possono litigare sui tempi e sui modi, su questo o quel dettaglio, ma non sulla necessità di enormi tagli per salvare il sistema economico e per soddisfare gli appetiti del capitale speculativo. Tutto questo è destinato a produrre una macelleria sociale. Con un’opposizione parlamentare incapace di contestare le scelte di fondo capitalistiche, che invece vengono addirittura assunte come base per criticare il governo e per richiamarlo ad una maggiore coerenza con esse, i tagli draconiani sono destinati a produrre malcontento e sofferenze di ogni tipo, ma non una resistenza capace di accumulare forze e di preparare una alternativa.

In questo contesto i sentimenti di egoismo sociale, le guerre fra poveri e la distanza dalla politica, comunque declinata nel bipolarismo, sono cose destinate a crescere. Mai come oggi sarebbe necessaria una sinistra politica unita che torni a giocare un ruolo importante sulla scena politica italiana. Ma, a mio parere, senza chiarezza politica e programmatica l’unità è destinata ad infrangersi, producendo nuove divisioni. Si corre il rischio che il “ruolo importante” è destinato ad essere un ruolo comprimario nel centrosinistra. Inoltre, la radicalità della critica al sistema capitalistico finanziarizzato, che è la causa della crisi, non può essere un dettaglio sacrificabile sull’altare di una alleanza, in Molise, contro Iorio. Ad esempio, in questi mesi, in Molise cosi come in tutta Italia uno straordinario movimento si è mobilitato contro la privatizzazione dell’acqua indicendo 3 referendum che ha visto la sottoscrizione di più di un milione di cittadini.

Una vera campagna antilberista che allude ad un mondo radicalmente diverso. Unisce uno schieramento tanto vasto da ricordare l’arco delle forze che organizzò il Genoa Social Forum nel luglio del 2001. Con la stessa “potenza politica” se è vero che è riuscita a spostare pezzi di PD, sindaci un tempo privatizzatori, a mettere in difficoltà la Lega proprio nei suoi fortini, a contrastare a viso aperto la supponenza di Di Pietro che voleva dettare legge con un referendum – il suo- che sembra scritto dalla Confindustria. Ecco un modo sano per unire e dare utilità sociale alla sinistra: partire dai contenuti e non dai contenitori. Quindi pongo una domanda a Giampierio Cesario: La federazione della sinistra in Molise è con il movimento che si è mobilitato in difesa dell’acqua pubblica o con Di Pietro che ha tentato di affossarlo? Da tempo sostengo che senza una battaglia durissima contro il bipolarismo la politica ufficiale (tutta senza distinzioni) è destinata a separarsi definitivamente dalla società. Mentre per altre forze questo è perfino utile, giacché il “governo dell’esistente” nel tempo del capitalismo contemporaneo ha bisogno di essere indifferente alle conseguenze sociali delle proprie scelte, per la sinistra è esiziale.

A meno che non si voglia essere sinistra liberale. O che si voglia confondere l’interesse di un ceto politico a ricavarsi uno spazio istituzionale nel centrosinistra con gli interessi delle lotte e delle classi subalterne. Per questo, credo, che la Federazione della sinistra dovrà insistere nel dire, come è scritto nel documento fondativo, che essa deve essere costruita come l’unità della sinistra politica e sociale anticapitalista e che deve essere indipendente dal centrosinistra. Per questo credo che col centrosinistra si può fare un accordo elettorale di resistenza democratica al regime di Iorio e di superamento del bipolarismo, ma non un accordo di governo e tantomeno indicare le figure di possibili candidati presidenti senza aver sciolto dei nodi di fondo.

Infine penso, sommessamente ma con fermezza, che parlare della Federazione come se questa avesse già unito il possibile (mentre molto resta da fare per costruirla come vero spazio pubblico aperto ai movimenti e ai protagonisti dei conflitti) proponendo poi l’unità a priori con il centrosinistra, è un grave errore. Non di manovre trasversali delle correnti dei diversi partiti e non di suggestioni unitarie senza chiarezza abbiamo bisogno. Serve una prospettiva unitaria chiara su progetto e contenuti, a partire dalle cose che già abbiamo insieme deciso. Il corpo militante che in questi anni ha resistito e combattuto contro tutti e tutto per mantenere in vita una esile speranza di alternativa, merita che il gruppo dirigente della nascente Federazione sia chiaro sulle proposte e sull’agire politico e che non abbia solo gli occhi rivolti verso gli appuntamenti elettorali.

Italo Di Sabato