LARINO _ Lunedì scorso, nella sala del dopolavoro ferroviario di Campobasso, si è svolta un’assemblea indetta dal Partito della Rifondazione Comunista con l’obiettivo di prefigurare un “nuovo” percorso politico unitario delle forze di sinistra, dettato dalla necessità di contrapporre un progetto alternativo a quello del centro sinistra molisano e contro la “farsa” delle primarie molisane, con le quali non ci si può confondere, neanche in un’ipotesi di alleanze. Quindi, una richiesta di alternativa elettorale alle prossime elezioni regionali, con una lista di “colore rosso” e con un presidente ancora da individuare, magari andrà bene qualcuno dei candidati perdenti alle elezioni primarie. Già, le primarie. Lo “strumento” accettato e condiviso anche dal partito della rifondazione comunista, dall’inizio del percorso e fino a due giorni prima che si riunisse la commissione preposta per l’accettazione delle candidature pervenute, compresa quella di Paolo di Laura Frattura, etichettato candidato delle destre e dell’inciucio delle sinistre, allorquando i purosangue di rifondazione decidono con un comunicato stampa di uscire dalle primarie utilizzando quel furbesco metodo di “stare dentro” ma “liberi di stare fuori”, a seconda della convenienza.
Si faccia chiarezza allora fino in fondo: se l’infiltrato Frattura si ritrova ad essere candidato alle primarie è solo grazie alla fuga dei compagni di rifondazione dalle primarie, che non votando in commissione insieme agli altri partiti e movimenti (SEL, Partecipazione Democratica, PdCI, Rifondazione comunista e Costruire Democrazia) con i quali si era concordato il voto contro. Vi era quindi una maggioranza che è venuta meno. Questi i fatti. Le chiacchiere se le porta il vento! Purtroppo nell’assemblea di cui parliamo, volendo credere nella buona fede, le lodevoli intenzioni di chi l’ha organizzata sono andate deluse poiché molti degli interventi hanno riguardato l’appoggio al candidato alle primarie D’Ascanio, in modo palese e in modo sotteso, come se quest’ultimo non fosse immune da qualsivoglia responsabilità delle divisioni a sinistra. A partire, per esempio, dall’aver deciso di non candidarsi alla Provincia, naturale candidato a presidente perché uscente, perché aveva buone motivazioni per rivendicare un’azione di governo efficace e perché poteva farsi perdonare dalle sinistre le traversie istituzionali mal digerite e che però gli hanno consentito di arrivare fino alla fine del mandato. Poteva essere ed era il candidato da sostenere contro Nagni e Fanelli, allorquando il cd. movimento degli autoconvocati era svanito nel nulla.
Ma ciò non è avvenuto e non si è capito perché la scelta di ritirarsi. O la si è capito dopo, ritrovando Nicolino candidato presidente alla regione. Nell’assemblea citata nessuno degli interventi ha fatto “mea culpa” sulle motivazioni che oggi relegano la sinistra, quella vera, a pura rappresentanza. Enfatizzare una identità e non riconoscere umilmente che più di qualche errore si è fatto in questi anni, non sono un buon viatico per la ricostruzione di un percorso innovativo e di sinistra. La considerazione finale è che sarà improbabile e proibitivo ipotizzare una lista per la pura rappresentanza. Riconoscere l’incapacità di non aver saputo individuare un candidato presidente DI SINISTRA da contrapporre agli altri candidati alle primarie è propedeutico per ogni futura discussione seria per la ricerca dell’unità. I comunisti italiani molisani oggi riconoscono nella coalizione di centro sinistra l’unico percorso possibile per mantenere vivo il pensiero e la storia di una sinistra di lotta, permeata di ideali e di valori insostituibili, e solo gestendo i processi dall’interno, privilegiando la concertazione e la condivisione di alleanze che si possono garantire le priorità della sinistra e tornare ad essere presenti tra i lavoratori e nelle istituzioni, insieme a quei movimenti sinceri e trasparenti che oggi chiedono un rinnovamento a tutta la classe politica, nessuno escluso, con i quali abbiamo sempre colloquiato e continueremo a fare per il futuro, con azioni di protesta e sintesi programmatiche, per il rispetto delle regole democratiche, per la legalità e per la giustizia sociale. Che nessuno si erga allora a detentore di purezza. Chi oggi si tira fuori dalla battaglia per mandare a casa Iorio si assumerà responsabilità gravissime e sarà connivente con il medesimo. Quattro bandiere sventolate non basteranno a giustificare l’ennesimo ritardo con la storia drammatica che sta vivendo il Paese ed il Molise.
Francesco Sorrentino