I cittadini saranno massacrati per due anni da cemento, polvere, detriti ingorghi e fastidi di ogni genere. Ma il progresso reclama le sue vittime. A Milano quando fu costruita la Linea Uno della metropolitana, molti negozi chiusero, altri arrancarono fino alla fine dei lavori che durarono oltre due anni. Oggi, però, avere un negozio in Corso Buenos Ayres, significa gestire un’attività molto redditizia. E’ il rovescio della medaglia.
Termoli come Milano. Come Napoli, dove il cosiddetto Rettifilo ha comportato la demolizione di milioni di metri cubi di edilizia comportando la soprelevazione delle vecchie case a ridosso costituite di tufo e, successivamente, la costruzione di nuovi quartieri come Fuorigrotta dove trasferire i loro abitanti.
E potremmo fare tanti altri esempi. Ma ne è valsa la pena? Anche noi vogliamo consegnare ai nostri figli una Termoli nuova! E allora, stiamo attenti perché una volta che abbiamo rotto il…”giocattolo“, se non funziona, sarà difficile riaggiustarlo. La gara d’appalto è stata vinta dalla ditta De Francesco Costruzioni di Castelpetroso. Ma cosa ne sa di Termoli e del suo passato un’impresa che viene da un paese sperduto dell’interno del Molise? Saranno anche dei bravi tecnici; hanno compiuto i dovuti rilievi, scrupolosi, hanno fotografato i luoghi… Ma cosa ne sanno dei giochi di Piazza Sant’Antonio, degli odori e dei sapori del Corso Nazionale, delle Bande Musicali che nelle festività di S. Basso suonano in Piazza Monumento, dei vecchi stabilimenti balneari, dei casotti sulla sabbia e delle vecchie “rotonde” sul mare…E’ meglio, forse, non saperne niente, così potranno pensare e operare con la mente…e non col cuore…come sarebbe stato anche auspicabile.!
Non voglio essere retorico o nostalgico e mi fermo qui. Ma veniamo al dunque dell’intervento. Si approvano una serie di lavori per un costo complessivo di 3 milioni e mezzo di euro facendoli passare sulla testa della popolazione. E il giorno dopo, si dice alla gente: “Andate in piazza Monumento a vedere come spenderete i vostri ultimi risparmi!”.
Si, perché saranno i termolesi che pagheranno la Termoli Futura. E allora? Allora io dico che un intervento di tale portata andava approvato dal sindaco solo dopo ampia discussione (sic!), interventi, pareri, anche e soprattutto, della gente che vive e vivrà nella “nuova Termoli”.
E gli altri dieci progetti presentati, chi li ha visti? La solita commissione comunale composta di esperti che li hanno giudicati e misurati col freddo metro della convenienza economica che non è mai quella oggettiva. Il nostro sindaco, termolese verace – il nome ce lo dice, Basso Antonio – è una persona onesta, che si fida del suo istinto. Ma quale competenza, peraltro anche affettiva, può avere una persona che decide un intervento così importante fidandosi del suo solo istinto? “…Superata la fase progettuale si sta per realizzare un sogno…”. Queste le parole del sindaco, in fase di approvazione del progetto. Ma il suo “suogno” – come lo chiamerebbe Briatore – coincide col “suogno” di tutti gli altri termolesi? E’ facile cadere nell’ambizione neroniana di erigere una nuova Termoli dando…fuoco alla vecchia!
Riflettiamo su questo importante postulato. Poiché ho avuto modo di vedere il progetto online e sono anche, per caso o per fortuna, architetto da 1969 – ho operato in tutti i settori dell’architettura, dall’urbanistica, all’edilizia – mi permetto di commentare il progetto del mio illustre collega Giorgio De Cinque che è già stato accreditato a Termoli per aver eseguito la “passeggiata sotto le mura del Borgo Antico”, della quale si potrebbe ridire qualcosa…ma non ora e in questa sede. Ma procediamo con ordine. Gli interventi importanti sono tre e verranno eseguiti quasi contemporaneamente, se si vuole dare al paese la possibilità di vederli realizzati il più presto possibile: la scala a chiocciola, il Corso Nazionale, il Lungomare Cristoforo Colombo. Li esamineremo uno per volta dandone anche un nostro parere.
Gentile architetto Metere, condivido appieno le sue considerazioni e, ad ulteriore conferma, aggiungo una amara riflessione: nelle grandi scelte, la “democrazia partecipata”, tante volte invocata come massima espressione di rispetto e di ascolto della volontà popolare, esiste solo sulla carta.
Aspetto i suoi prossimi interventi
Avremmo voluto vedere tutti I progetti realizzati a livello nationale in occasione di un Concorso di idee bandito dal commune anni addietro forse nel 2004. Sarebbe stato interessante un confronto dibattito con I cittadini prima di decidere……