Anzi strumentalizzazioni da politici che ancora pensano di potersi conquistare il consenso prendendo a pretesto qualsiasi notizia. Ma, mi chiedo, invece di prendere in giro il prossimo, perché non si affrettano a spiegare come stanno le cose? Perché, invece di sfruttare la buona fede dei cittadini, questi signori, non spiegano che l’ipotesi di soppressione della provincia di Isernia è insussistente, priva di fondamento costituzionale, non percorribile?
Il nostro Molise ha due province. Se quella di Isernia fosse soppressa ne rimarrebbe una: una provincia, quella di Campobasso, coincidente territorialmente con la regione Molise. Vorrei ricordare, non a questi illustri politici che lo sanno molto bene, ma al resto dei cittadini, senza addentrarsi nello specifico del dettato costituzionale, che la soppressione della provincia di Isernia è impraticabile perché incostituzionale, quindi non si farà. Assodato questo, perché, invece di tanti discorsi inutili, questi signori non si mettono a lavorare per tagliare gli sprechi e se, proprio vogliono parlare, perché non spiegano come faranno a ridurre le spese senza toccare il tessuto sociale ed economico di questa regione?
Perché non elencano tutti i settori da razionalizzare? Dimostrerebbero così di aver capito lo spirito di questa manovra finanziaria straordinaria voluta dal governo. Darebbero prova, cioè, di sostenere il presidente Berlusconi e di essere in linea con la strategia di contenimento della spesa che, stando ai dati, è l’unica strada possibile. I tempi sono duri, per tutti: per le imprese e per i lavoratori. E, allora, l’ultima ma davvero l’ultima cosa da fare, è quella di utilizzare i timori e le difficoltà della gente per scopi di propaganda. Isernia, l’intera provincia e i suoi residenti meritano più considerazione. Riguardo invece all’allargamento dei confini, mi si consenta, è un altro discorso. Sbagliato parlarne oggi, sulla scorta di questo dibattito sulla eliminazione delle province. Si allargano i confini per condividere progetti, per affinità storiche, territoriali ed economiche. Non certo per salvare poltrone”.