CAMPOBASSO _ La riflessione dell’esponente del Partito Democratico, prende lo spunto dai lavori della prima conferenza regionale sulla Buona Governance tenutasi nei giorni scorsi a Campobasso. “Il buon governo – afferma Paglione – è un prerequisito fondamentale per tutti i livelli dell’amministrazione pubblica ed ha l’obiettivo chiaro di porre al centro di ogni ragionamento il cittadino e le sue necessità. Per questo, nel condividere la riflessione e l’analisi, assolutamente realistica perché fatta, tra l’altro, con i numeri alla mano, di Luciano Scarpitti, Presidente dell’associazione culturale “Il Glicine”, credo che si possa aprire un dibattito per capire, a prescindere dagli schieramenti politici, se esiste davvero la volontà di promuovere il pieno esercizio democratico e per difendere lo stato di diritto anche da noi, a tutti i livelli. E’ evidente, dal mio punto di vista, che le distorsioni nei conti pubblici, come nel caso della sanità molisana, non si possono liquidare con la semplice richiesta di maggiori risorse che pure vanno rivendicate, ma soprattutto con l’impegno convinto a fare meglio.
Così come risulta altrettanto evidente che non è sufficiente affermare, da parte nostra, ad esempio, che il centro destra molisano ha sfasciato i conti pubblici, cosa peraltro indubitabile; è necessario, invece, cominciare a dire in modo chiaro quale è il nostro impegno per migliorare le cose, in sostanza quale è la nostra proposta programmatica alternativa a quella del centro destra. A questo punto mi sento di lanciare una proposta ad entrambi gli schieramenti che si candidano a guidare la nostra regione e a coloro che si candidano a guidare le amministrazioni locali. Ciascuno presenti agli elettori un piano specifico per rafforzare, nel prossimo quinquennio, il rispetto dei dodici principi sanciti dalla Strategia Europea per la Buona Governance e già formalmente approvati dal Consiglio Regionale del Molise. Ciascuno si impegni a scommettere la sua credibilità sul pieno successo del piano presentato, magari verificandolo con il supporto del Consiglio d’Europa.
Per questa via la partecipazione dei cittadini, la trasparenza, il rispetto dell’etica pubblica, la correttezza e la sostenibilità delle scelte cesseranno di essere parole vuote per diventare impegno quotidiano comune degli eletti e degli elettori. Così, finalmente, potremo parlare di buona governance e forse garantire un futuro ai nostri comuni e a tutto il Molise!. Qui si inserisce, naturalmente, anche il dibattito sul federalismo fiscale, con tutte le preoccupazioni che si trascina dietro. Infatti, la fase attuativa della legge 42 del 2009 rischia di alterare i fondamenti stessi del federalismo e lascia aperti molti dubbi sul suo potenziale innovativo e riformista. Nel merito, credo che vadano analizzati in modo approfondito gli aspetti legati alla determinazione degli obiettivi e dei costi e fabbisogni standard per poter poi valutare con assoluta imparzialità l’azione pubblica e stabilire le necessarie perequazioni. Se si perdessero di vista questi indispensabili parametri, il federalismo finirebbe per concretizzarsi in un incredibile ingiustizia caratterizzata da trattamenti differenti, a seconda della Regione di appartenenza. I diritti dei cittadini, infatti, non possono in alcun modo essere territorializzati; al contrario, vanno garantiti indipendentemente dal luogo dove essi vengono richiesti”.
“Per questo – continua l’ex assessore regionale – un federalismo giusto ed efficace, lungi dall’essere brandito come una spada che minaccia di dividere il Paese, deve essere esplicitamente finalizzato a rafforzare l’unità nazionale. Da qui nasce l’idea di federalismo solidale, un concetto che racchiude in sé il meglio della gestione locale in un ambito di mutualità e prossimità, capace di garantire a tutti i cittadini l’accesso ai diritti fondamentali, anche quando le risorse locali fossero oggettivamente insufficienti. Ecco perché è necessaria una grande attenzione, soprattutto in questa fase, alle aree più deboli, come i territori montani. Il federalismo fiscale va usato, quindi, con la massima prudenza, mettendo in campo strumenti di perequazione finanziaria adeguati, partendo dal presupposto che le aree montane sono la più grande riserva di qualità ambientale a disposizione di tutto il Paese”.
“E allora – conclude Paglione – forse vale la pena di fermarsi a ragionare meglio, senza fretta, tenendo conto della geografia del Paese e delle differenti esigenze che esistono nei territori rispetto alle funzioni esercitate. Magari facendo lo sforzo di indicare ulteriori meccanismi, come quello del federalismo ambientale, per giungere ad un’idea di federalismo fiscale equo che non penalizzi nessun territorio e rafforzi, appunto, l’unità dell’Italia”.