TERMOLI – Prima Gigi Proietti, poi Stefano D’Orazio, il batterista dei Pooh, oggi il nostro caro concittadino, Antonio. Se ne sono andati tre grandi artisti in pochissimi giorni. Sarà che il virus ci ha abituato a veder sparire persone tutti i giorni ma sono rimasto proprio attonito, smarrito, nell’apprendere la dipartita del caro amico Antonio.
Brillante, intelligente, sempre pronto alla battuta. Gran lavoratore. Nel suo studio nella piazza della Cattedrale, ho trascorso tanti momenti belli e interessanti, irripetibili. Non era mai banale. Conversare con lui era come scoprire nuovi traguardi dell’arte della fotografia. Lo chiamavo scherzosamente Caravaggio: era fissato con “la luce” che emanavano gli oggetti sottoposti al suo obiettivo.
Una volta passando per Milano in uno dei suoi tanti servizi per la Mondadori, volle portarmi a Venezia. Lasciammo la macchina a Mestre e ci avviammo con tutta la strumentazione a Piazza S. Marco. Doveva fotografare una struttura mobile, un palco. Dopo oltre un’ora d’inquadrature, di tentativi per piazzare il cavalletto, mi disse: “Andiamocene, oggi il sole è fiacco e non fotografo nulla”.
Sì, era proprio fissato con “la luce”. Gli oggetti, le cose sotto il suo obiettivo dovevano risaltare, “uscire dal buio” perché scoperte dalla sorgente luminosa. Come nelle opere di Caravaggio.
Ma di lui voglio ricordare anche quella volta che venne a trovarmi a Napoli, dove studiavo presso la facoltà di architettura. L’episodio, molto originale, l’ho riportato anche nel mio ultimo lavoro “Termoli, Napoli, Milano… SOLO ANDATA”…
“…E fu così che, passando per Napoli il fotografo termolese Antonio De Gregorio, mi telefonò per invitarmi a pranzo. Ci demmo appuntamento nei pressi della Stazione Centrale. Entrammo in un ristorante dove i camerieri avevano i guanti bianchi. Ci sedemmo e io, dopo un bel piatto di spaghetti con vongole veraci, ordinai una sogliola. Dopo dieci minuti mi portarono il pesce già pulito, cioè senza spine. Guardai negli occhi Antonio e gli dissi: “A me un pesce già spinato non piace. Potrei chiedere di riportarlo indietro e farmene portare uno intero…cioè da pulire?”. Non ci pensò un istante e rispose: “Perdio, ordina quello che vuoi. Voglio che tu sia contento di questa bella mangiata. Non credo che la Mondadori starà a guardare queste cinquemila lire in più per il …tuo pesce! “. E rise di gusto per questa battuta. “Grazie, Antonio. Sei proprio un amico e… grazie Mondadori!”.
E per concludere quest’articolo, non potevo non dedicargli un breve sonetto che lo ricordi anche a chi non l’ha conosciuto.
'NTONIE DE GREGORIO, PROFESSIONE: PHOTOGRAFO! (’U fotografe d’a luce) Anto’, pure tu…sci… ci’ lasciáte… Da quande l’haje sapute, jîre sère… ‘na luce ce ‘hé stetáte dind’a sfére... e ‘u córe…pe’ ‘n istante…c’é fermáte… Tèrmele ha pèrze ‘nu Maéstre vére! ‘Na perzòne, ‘n artiste che cia dáte de ‘stu pajèse, ‘i viste cchjù aggraziáte asciute da‘u córe e fatte a mestire. E ‘u fotografe Anto’, l’hi fatte! Da Tèrmele a Miláne c’a famije ‘n gire pu’ munne sèmpre a fâ i ‘retratte come velive tu! E ‘a Mondadóre t’ha trattáte pròprje come e ‘nu fije c’a luce de ’lli scatte jève óre. Te voje arecurdâ accusci’: mo’ ch’i lasciáte chiste cóse bbèlle di’ luce a ‘u firmamènte e all’ âte stélle. ANTONIO DE GREGORIO, PROFESSIONE: PHOTOGRAFO! (Il fotografo della luce) Da quando ieri sera l’ho appreso una luce si è spenta nel mondo e il cuore…per un istante si è fermato… Termoli ha perduto un Maestro vero! Una persona, un artista che ci ha dato di questo paese, la foto dei luoghi più belli fotografati col cuore e eseguite con l’esperienza. E il fotografo, Antonio, l’ hai fatto! Da Termoli a Milano con la famiglia in giro per il mondo a fare foto artistiche come piaceva a te! E la Mondadori ti ha trattato proprio come un figlio perchè la luce dei tuoi scatti era oro colato. Ti voglio ricordare così: ora che hai lasciato tutte queste cose belle dai quella luce al firmamento e alle altre stelle.