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CAMPOBASSO – Per coloro che se la fossero persa, ecco il resoconto della seduta notturna di approvazione dell’adeguamento al decreto legge 174 del 2012, recante tagli ai costi della politica. Di riduzione dei costi qualcosa c’è stato, un adeguamento sì, giusto per rientrare nei parametri minimi richiesti, ma nulla più, nemmeno un euro, i soldi sono ben stretti nel pugno!

Tutti i cittadini molisani si aspettavano un segno, un gesto, un passo in avanti verso quella riconciliazione tra mondo della politica e mondo reale che passa inevitabilmente per gli stipendi dei Consiglieri, che sicuramente non sono l’unico problema e la causa di tutti i mali, ma sarebbero stati quel segnale di cambiamento che noi tutti ci aspettavamo, invece è stata una notte di vergogna: dei nostri emendamenti ne è passato solo uno che riportava una correzione normativa, chiaramente un emendamento formale, non sostanziale. Come scritto, doveva essere la notte della riconciliazione, è stata la notte della vergogna! Ecco il racconto amareggiato della serata.

Dopo la presentazione della legge, interveniamo per spiegare il nostro punto di vista: i tagli ai costi della politica, a nostro giudizio, devono essere recepiti in modo autentico, commisurati, come scritto negli atti della Conferenza Stato-Regioni, al territorio, alla superficie e alla popolazione, e non essere intesi come un mero adeguamento formale, dato che le diversità tra le Regioni sono sostanziali. Patrizia non fa a tempo a finire di parlare che immediatamente si apre il fuoco della maggioranza che ci inizia ad accusare di populismo, senza comprendere che le nostre istanze sono quelle dei cittadini e quindi popolari e non populiste, … Che aria tirasse si capisce immediatamente, comunque si comincia ed è già sera! Primo emendamento: proponiamo di togliere l’indicizzazione all’inflazione per le indennità dei consiglieri, dato che ci sembra quanto mai un privilegio dato che gli stipendi dei dipendenti pubblici sono bloccati da anni e fino al 2014 per decreto e le pensioni già sopra i 1.400 euro non sono rivalutate, quindi un classico privilegio di chi è più è uguale degli altri. Il relatore liquida la questione con un secco “NO!” e si va avanti.

E’ il primo dei “NO vergogna” che riceveremo. Secondo emendamento, proponiamo che riceva l’indennità di funzione solamente il Presidente della Giunta e gli Assessori, nonché per il Presidente del Consiglio e non tutto l’ufficio di Presidenza (altri due vice presidenti e due segretari). La risposta è no e la motivazione è “perché sono eletti nella stessa seduta”, strabuzziamo tutti gli occhi, ci guardiamo spaesati, ma intanto l’emendamento non passa.

Terzo emendamento, è la volta dell’istituto della rinuncia con il quale ogni consigliere può rinunciare ad una parte dell’indennità (quello che noi già facciamo mensilmente), proponiamo un emendamento migliorativo tratto dalla nostra proposta di legge presentata tempo fa. Per la risposta scende in campo niente di meno che il Presidente Frattura che ci spiega che non può essere accolto in quanto non è ancora possibile vincolare l’importo rinunciato e occorrerebbe un regolamento del Consiglio, quindi “NO!”. Ci guardiamo ancora una volta straniti, da quando in qua si fa prima un regolamento e poi una legge regionale? Approviamo l’emendamento e facciamo il regolamento attuativo, evidentemente la nostra logica non è anche la loro.

Quarto emendamento sul trattamento economico, proponiamo quello che diciamo in campagna elettorale: circa 2.500,00 euro nette al mese e rimborso mensile massimo di €1.000,00 che in una Regione come il Molise ci sembra congruo. Il risparmio che si sarebbe ottenere in più ammonta a oltre 1 milione di euro annuo! Non nutrivamo speranze, infatti la risposta è un altro “NO!”

Quinto emendamento, trattamento economico per il Consigliere sospeso, è il caso dell’ex Presidente Iorio: poiché il decreto legge 235/12 prevede di definire una percentuale dell’indennità per il Consigliere sospeso, noi chiediamo che questa sia l’1%, dato che è, appunto, sostituito da un altro Consigliere regionale e quindi la Regione già paga uno stipendio. “No!”

Sesto emendamento, chiediamo che rimborsi extra per missioni siano concessi solo se si va fuori dal territorio regionale, dato che gli altri dovrebbero rientrare nelle spese per l’esercizio del mandato. Il relatore adduce motivazioni legate alla necessità di una assicurazione per il viaggio e che questa precisazione creerebbe delle problematiche in tal senso, quindi “No!”. Iniziamo a pensare che a causa della tarda ora non riusciamo più a capire bene ciò che viene detto, ma tant’è… un altro emendamento respinto. Settimo emendamento, chiediamo che sia imposto un tetto massimo di €250,00 giornaliere per il Consigliere in missione, ritenendo la cifra congrua, se poi uno vuole l’extra lusso lo paga con i soldi propri! Il relatore inizialmente prova la strada del “…ma se poi non trovo posto in albergo…” quando persino la maggioranza sbarra gli occhi e allora la giustificazione diventa che è già previsto nella normativa nazionale e quindi non occorre precisarlo, quindi “No!”. Rimaniamo allibiti.

Ottavo emendamento, chiediamo che in missione il Consigliere utilizzi aerei ma con biglietti di classe economica. Conformandosi a quanto detto prima, è un altro “No!” Nono emendamento, ci sembra opportuno che, come qualsiasi lavoratore, il Consigliere eletto prenda il proprio Assegno di fine mandato (equiparabile al comune Trattamento di Fine Rapporto) alla fine del mandato, è tautologico, lo dice la parola stessa e non dopo dieci anni di versamento delle quote. E’ il classico privilegio che non dovrebbe essere concesso. “No!” Chissà com’è, ma ce lo aspettavamo!

Aula vuota dopo la proposta di abrogazione dell’articolo 7 l.r. 7/2002 Decimo emendamento, chiediamo l’abrogazione dell’art. 7 legge regionale 7/2002, Antonio precisa che c’è il rischio che se non si inserisce tale recepimento la norma possa essere impugnata, il centrodestra la appoggia, panico in aula! Cinque minuti di sospensione e la sala si svuota, la maggioranza corre in riunione! Passa oltre un’ora! E’ evidente che ci sono tensioni! Quando si riprende la seduta si alza nuovamente il Presidente Frattura che presenta un ordine del giorno in cui si chiede di indagare meglio se tale norma sia effettivamente da abrogare. In sintesi, la maggioranza deve capire bene se l’art. 7 – quell’emolumento per i portaborse, come è ben spiegato qui – è compatibile con lo stipendio dei Consiglieri, e nel dubbio, per stare sicuri (loro!) comunque mantengono l’importo invariato, chissà mai che debbano, nel caso in cui abbiano ragione, aspettare e chiedere il denaro in un momento successivo! E’ una vergogna! Proviamo a chiedere la votazione per appello nominale per stanarli, occorrono tre Consiglieri: Antonio e Patrizia ci sono, ma non si alza nessuno dalle file del centrodestra che fino a poco prima appoggiava il nostro emendamento! Il Consigliere Monaco, che spesso appoggia nostre battaglie, eletto nella lista collegata a Massimo Romano che tanto ci attacca, è assente! E’ un altro “No!”, un altro, ennesimo schiaffo ai molisani!

Undicesimo emendamento, trattamento previdenziale dei Consiglieri, ennesimo privilegio, segnaliamo come sia opportuno che tutti i Consiglieri versino i contributi, come tutti i cittadini italiani, e non che sia data loro la possibilità di non farlo, come nelle maglie dell’articolo, è un privilegio senza alcun senso. “No!”

Dodicesimo emendamento, il testo dell’articolo è sbagliato, ha un rimando sbagliato, è un puro formalismo. Il relatore da il nulla osta e viene approvato. E’ e rimarrà l’unico dei nostri emendamenti approvato. Tredicesimo emendamento, finanziamento dei gruppi consiliari, Patrizia relaziona in maniera ineccepibile come il disposto normativo previsto sia incompatibile con l’adeguamento alla Regione più virtuosa, tra l’altro come già avevano fatto entrambi i Consiglieri in Commissione. Interpretare la norma correttamente, come noi chiedevamo, avrebbe fatto risparmiare alle casse regionali ulteriori oltre 300.000 euro.

Patrizia segnala anche come non recepire potrebbe essere ulteriore motivo di impugnativa da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La risposta è un altro “No!” Emendamento numero quattordici, chiediamo che siano precisate le sanzioni previste nel decreto di riferimento. Anche questo non occorre secondo la maggioranza, quindi “No!”. Sono passate delle ore, ma ancora non capiamo come puntualizzare un concetto aggiungendo tre righe di numero sia eccessivo.

Quindicesimo emendamento, chiediamo una abrogazione poiché la nuova norma, invece di essere più stringente in merito agli stipendi dei consigli di amministrazione delle società partecipate dalla Regione non quotate in borsa, è più lasca. “No!” Gli ultimi due emendamenti afferenti ugualmente i compensi dei CdA delle partecipate vengono ritirati. Si va alla votazione finale, il testo di legge è approvato. Rimangono le vergogne come l’indicizzazione al costo della vita e il famigerato articolo 7, restano i privilegi come la libertà di scelta nella gestione del trattamento previdenziale e dell’assegno di fine mandato, rimane la furbizia per avere più soldi ai gruppi consiliari, resta immutato il distacco dalla realtà quotidiana.

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3 Commenti

  1. costi zero?
    Se si aboliscono le Province per i costi, si potrebbero abolire pure i COnsigli comunali e tornare al più economico Podestà fascista.
    Le indennità o spettano o no, ed è ipocrita parlare di rinuncia

  2. la predazione continua
    gli organi politici si confermano come soggetti parassitari dediti alla predazione legale delle poche risorse pubbliche.Con i costi dei politici regionali si potrebbero costuire due scuole all’anno. Andate avanti che noi stiamo preparando i forconi.

  3. x klement
    Il problema non riguarda le indennità Si o le indennità NO. La gente comune non contesta se le indennità spettano o no. Il vero problema riguarda l’ammontare delle indennità (che viene stabilita dagli interessati all’unanimità e non dai cittadini elettori) Forse sarà ipocrita chi parla di rinuncia ( o meglio di una parte delle indennità) ma sicuramente c’è differenza tra chi incassa tutto e chi si batte per ridurre, ripeto ridurre, le indennità.