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TERMOLI _ É in corso un dibattito nella nostra regione molto impegnativo, sia per il presente ma ancor di più per il futuro. Si tratta una di quelle questioni pesanti che attengono al destino delle nuove generazioni, al domani vicino e lontano del nostro territorio. Come si sta procedendo? Partiamo da considerazioni molto scontate e banali. Tutti vogliamo un’aria pulita e respirabile, un ambiente a misura d’uomo, vivibile e confortevole, possibilmente non inquinato da non nessuno elemento nocivo, un territorio incontaminato, servizi efficientissimi per lo smaltimento di ogni genere di rifiuti, l’acqua pulita, un mare cristallino, fabbriche sicure; nessuno vuole mangiare cibi tossici, respirare polveri sottili, né scorie radioattive nel cortile di casa. Insomma siamo tutti verdi (…di rabbia quando veniamo ingannati). Non è un sogno o un’utopia ma semplicemente il terreno su cui si misurerà il valore della politica nei prossimi decenni; e alla politica non si vorrebbe chiedere altro che questo. É evidente a tutti che scelte o non-scelte di oggi ricadranno sul nostro futuro. Ma è vero anche che siamo sfrenati consumatori di energia; tutti, chi più chi meno, agenti inquinanti. Tutta la nostra vita si regge sul consumo incessante di energia, che da qualche fonte deve pur essere generata. Non sappiamo ormai rinunciare a quanto abbiamo conquistato negli ultimi decenni e i consumi energetici stentano a diminuire, anche se continuamente bombardati da campagne di sensibilizzazione in ordine ad un consumo intelligente, non sprecone, consapevole del bene prezioso che non possiamo pensare inesauribile. Le fonti da cui traiamo questa forza vitale si vanno, gradualmente, differenziando. Si guarda alle fonti alternative, dette pulite, e a quelle rinnovabili: l’eolica, l’energia solare, il nucleare… Sono in atto ricerche avanzate su altre fonti ma non sappiamo cosa la scienza ci riserverà. Si fa il tifo per l’una o per l’altra, o per una intelligente diversificazione, ciascuno forte di una sua visione del territorio.

Non si può opporre sempre e in ogni caso un ‘niet’ assoluto ad ogni nuova prospettiva che nasce da un bisogno reale: l’energia è indispensabile. Nessuno oggi può dire di avere la ricetta pronta nel cassetto; chi avanza con eccessiva sicurezza una soluzione, bocciando le altre, mostra un ottimismo non sempre adeguatamente fondato. Alla politica spetta il compito non facile e quindi non invidiabile di progettare, che significa guardare al futuro. Si è preparati per questa sfida? Eppure alle prossime tornate elettorali (vicine o lontane?!) ci si misurerà su questi temi scottanti: sul tavolo del confronto politico peseranno come macigni. Occorrerà prepararsi per offrire delle prospettive credibili, forti e ragionate.

Qui non si tratta di presentare il solito compitino ben scritto l’ultima settimana di campagna elettorale, con quelle banali, trite promesse da marinai. Ma le parti politiche e gli scalpitanti aspiranti amministratori stanno facendo un lavoro serio di formazione, si stanno attrezzando per fare proposte concrete e non i soliti deludenti proclami di progetti faraonici irrealizzabili? Certo, occorre anche la consapevolezza che, essendo la posta in gioco altissima, si dovrà necessariamente dialogare con tutte le istituzioni e con altre realtà territoriali perché si tratta di scelte di non piccolo cabotaggio ma che coinvolgono intere regioni e decidono del destino comune di molte comunità.

Non si vede all’orizzonte (a parte iniziative idealistiche e generose ma sporadiche) il cantiere di un ‘pensatoio politico sull’energia’ che veda coinvolti insieme tutti i soggetti direttamente interessati (enti locali, istituzioni, politici, etc.); assistiamo solo alle solite beghe dietro le quali speriamo non ci siano conflitti di potere di natura ideologica, pregiudizi frutto di invidia e gelosia, cecità dovuta ad arroganza e ambizioni. La pacatezza, la sobrietà, la capacità di ascolto e di dialogo, l’analisi attenta e rigorosa, la condivisione di dubbi, preoccupazioni e speranze devono essere il metodo e la forma del dibattito. Ecco, spesso la nostra piccola politica manca soprattutto di metodo e di forma, la cui assenza rende impossibile il raggiungimento di fini e obiettivi.