Nei 14 punti del messaggio, Benedetto XVI invita tutti gli uomini di buona volontà a sostenere l’impegno ecologico per una società più umana, giusta e solidale. Più volte tra le righe ricorre la parola solidarietà intesa come vicinanza e condivisione dell’esigenza propria del rispetto del creato da parte degli uomini e degli stati. La visione positiva del creato richiama la questione antropologica, il valore della persona umana, quasi fosse la prospettiva fondamentale su cui leggere il 43° messaggio della giornata mondiale della pace: “la crisi ecologica non può essere valutata separatamente dalle questioni ad essa collegate, essendo fortemente connessa al concetto stesso di sviluppo e alla visione dell’uomo e delle sue relazioni con i suoi simili e con il creato” .
Economia e creato non sono due questioni separate fanno parte di un’unica grande questione che si innesta nella visione culturale: “L’umanità ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale; ha bisogno di riscoprire quei valori che costituiscono il solido fondamento su cui costruire un futuro migliore per tutti. Le situazioni di crisi, che attualmente sta attraversando – siano esse di carattere economico, alimentare, ambientale o sociale –, sono, in fondo, anche crisi morali collegate tra di loro”. Da conseguenze del genere il papa invita a compiere passi concreti per il bene dell’uomo e del creato. Saper rileggere la grammatica della natura come “mistero” dell’amore e della Verità di Dio, così il papa cita il catechismo della chiesa cattolica: “Non è forse vero che all’origine di quella che, in senso cosmico, chiamiamo “natura”, vi è “un disegno di amore e di verità”? Il mondo “non è il prodotto di una qualsivoglia necessità, di un destino cieco o del caso… Il mondo trae origine dalla libera volontà di Dio, il quale ha voluto far partecipare le creature al suo essere, alla sua saggezza e alla sua bontà” (Catechismo della Chiesa cattolica, 295). E’ tradizione che il messaggio venga inviato a tutti i capi di stato tramite i loro ambasciatori presso la Santa Sede, così l’appello papale si riveste di un’attenzione planetaria a quanti hanno responsabilità politiche e di governo.
L’invito pertanto ai governi e alla politica ad una progettualità che sappia valorizzare l’ambiente tenendo presente la equa distribuzione delle risorse energetiche “ridistribuzione planetaria delle risorse energetiche, in modo che anche i Paesi che ne sono privi possano accedervi”. Il richiamo del pontefice è a politiche in prospettiva dello sfruttamento e del poco rispetto dell’ambiente causa di squilibri mondiali: “si deve constatare che una moltitudine di persone, in diversi Paesi e regioni del pianeta, sperimenta crescenti difficoltà a causa della negligenza o del rifiuto, da parte di tanti, di esercitare un governo responsabile sull’ambiente… L’eredità del creato appartiene, pertanto, all’intera umanità. Invece, l’attuale ritmo di sfruttamento mette seriamente in pericolo la disponibilità di alcune risorse naturali non solo per la generazione presente, ma soprattutto per quelle future… Non è difficile allora costatare che il degrado ambientale è spesso il risultato della mancanza di progetti politici lungimiranti o del perseguimento di miopi interessi economici”.
Alla denuncia di ciò che sta “cambiando” il sistema natura, la minaccia di un disastro ambientale planetario il pontefice offre una visione di speranza ricordando che la questione ecologica non va affrontata “solo per le agghiaccianti prospettive che il degrado ambientale profila all’orizzonte; a motivarla deve essere soprattutto la ricerca di un’autentica solidarietà a dimensione mondiale, ispirata dai valori della carità, della giustizia e del bene comune” (10). In tale visione di vera solidarietà tra popoli e nazioni possiamo leggere il messaggio come un’autentica scelta per la pace che passa per la custodia del creato.