myNews.iT - Per spazio Pubblicitario chiama il 393.5496623
La presenza dello Spirito chiede un lavoro interiore per passare dalla confusione alla comunione
COLLETORTO _ Pentecoste è festa grande per la chiesa cattolica, si ricorda l’effusione dello Spirito santo cinquanta giorni dopo la pasqua a Gerusalemme. Se Pasqua è il giorno del trionfo della vita sulla morte, della risurrezione del figlio di Dio, Pentecoste ne è il culmine. La vita di Cristo è tutta “accompagnata” dalla presenza dello Spirito santo. Nell’ora della risurrezione lo Spirito è colui che dà vita all’abbandonato del Venerdì santo , stabilendolo in una comunione con Dio Padre che ormai abbraccia anche coloro a cui il crocefisso si è fatto solidale sulla Croce, cioè tutti i peccatori e tutta l’umanità. Effuso sul Figlio “addormentato nella morte” e “disceso agli inferi”, lo Spirito di santificazione lo risuscita. Lo Spirito di Pasqua è allora Spirito di riconciliazione e di unità, Spirito della pace, che unisce il Padre e il Figlio nella comunione vittoriosa della risurrezione, e fa entrare in essa i separati e i lontani da Dio.
Gli ebrei dopo cinquanta giorni dalla festa di pesah (pasqua) festeggiamo la pentecoste: Shavuoth è la festa delle offerte per eccellenza: è chiamata anche giorno delle primizie, perchè era il giorno in cui, da tutto il paese, ci si recava al Tempio di Gerusalemme per offrire al santuario le primizie dei campi. Shavuoth in ebraico significa settimane, cade infatti 50 giorni (sette settimane) dopo il giorno di pesah. Shavuoth è anche la festa della Legge, la Torah. Si festeggia il momento in cui il popolo accolse le tavole dell’Alleanza: Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo (Es 19,8).
E’ la festa della libertà morale e spirituale. Le immagini che usa san Luca per indicare l’irrompere dello Spirito Santo – il vento e il fuoco – ricordano il Sinai, dove Dio si era rivelato al popolo di Israele e gli aveva concesso la sua alleanza. La festa del Sinai, che Israele celebrava cinquanta giorni dopo la Pasqua, era la festa del Patto. Parlando di lingue di fuoco Luca evangelista vuole rappresentare la Pentecoste come un nuovo Sinai, come la festa del nuovo Patto, in cui l’Alleanza con Israele è estesa a tutti i popoli della Terra. Nella Pentecoste lo Spirito, con il dono delle lingue, mostra che la sua presenza unisce e trasforma la confusione in comunione. L’orgoglio e l’egoismo dell’uomo creano sempre divisioni, innalzano muri d’indifferenza, di odio e di violenza.
Lo Spirito Santo, al contrario, rende i cuori capaci di comprendere le lingue di tutti, perché ristabilisce il ponte dell’autentica comunicazione fra la Terra e il Cielo. Lo Spirito Santo è l’Amore. La pentecoste cristiana è la festa della nuova legge è la festa del riconoscimento di un nuovo comandamento che trova nell’amore il suo culmine. La vita cristiana non ha senso se non nel cammino dello Spirito che diventa cammino di verità di libertà di giustizia e di pace nell’amore.
Qual è il senso e il fine della vita cristiana, chiedeva il giovane Nicola a S.Serafino di Sarov, egli senza esitazione rispondeva: “La preghiera, il digiuno, le veglie e tutte le altre opere del cristiano, per quanto eccellenti in sé, non sono il fine della vita cristiana, benché siano i mezzi indispensabili per raggiungerlo. Il vero fine della vita cristiana consiste nell’acquisto dello Spirito Santo”. Pentecoste, dunque, come festa della comunità una, indivisa, che sa ringraziare Dio del dono grande dell’amore, ma anche come tempo per riconoscere l’azione dell’Onnipotente dentro la storia. Lo Spirito santo è come l’acqua che fa germogliare: irriga il deserto e lo fa fiorire in giardino, Clemente di Alessandria Lo chiama: acqua celeste che irriga il deserto della terra e lo trasforma in paradiso.
myNews.iT - Per spazio Pubblicitario chiama il 393.5496623
Nel corso dei tre giorni di "Lo Scrittore, il Libro, il Lettore", Antonella Salvatore ha presentato "Il Bambino dagli occhi d'inchiostro" nella storica cornice...