Il professor Roberto Poli, che conosce da lungo tempo l’autore per essere suo amico da vecchia data e per aver trascorso le vacanze estive a Termoli, ha fatto una disamina delle altre opere scritte da Metere, da “Lundane da mazze du Castille” a “Lundananze” fine a Matizje, mostrandole al nutrito pubblico. Quindi si è soffermato su “famiglie”, sottolineando che “…il paese deve tutto alla sua vocazione industriale e turistica, il cui porto animato non solo da pescherecci equipaggiati dai motori dei carri armati tedeschi ma anche dallo sfruttamento delle vicine isole Tremiti. Inoltre, il boom economico diventa lo spartitraffico tra la Termoli del passato e quella del presente come pure è stato uno spartitraffico tra le vicende della famiglia Milongi e quello del benessere del paese”. Questa famiglia in cui “… si staglia la figura della nonna Coletta, venerata e rispettata, totem e oracolo della famiglia”. Il Poli sviluppa,infine, l’evento della “… riesumazione del nonno, morto ne !936 e alla cui riesumazione assiste tutto il clan, bambini compresi… “ Nel 1961 la famiglia comincia a sfaldarsi…e nel 1963, con la morte della nonna, si formano piano piano tutti i nuovi nuclei delle singole famiglie”.
L’ultimo relatore, Emilio Mondani, sottolinea che “…A conclusione del romanzo, in un uomo del nord, domina la convinzione secondo cui tutto il mondo è paese, e che l’Italia è veramente diventata “una” dopo un secolo e mezzo dall’indipendenza politica, perché la migrazione interna ha unito i caratteri, mescolato i ceppi dilatando i confini dei paesi”. E conclude brevemente, con un’annotazione storico-sociale molto significativa, affermando che ”… Il romanzo risulta l’autobiografia e l’affresco di un epoca”.
L’autore è intervenuto, infine, mettendo in evidenza il fatto che ”… al di là della benevolenza o meno dei relatori, la cosa importante è quella di aver voluto presentare uno spaccato del mezzogiorno d’Italia all’interno di una cultura lombarda, di una città come Milano”. “…il romanzo autobiografico, è un granellino di sabbia dei nostri costumi, delle nostre abitudini, della mentalità un po’ distorta degli atteggiamenti delle famiglie del sud. L’educazione dei maschi completamente diversa da quella delle femmine, la prevaricazione dei forti sui deboli e l’arroganza del potere che spesso deriva dal denaro. Vae Victis! Guai ai Vinti, perché i Vinti, il più delle volte non sono quelli che hanno perduto una guerra ma quelli che sono diventati poveri dentro, hanno perduto la dignità di uomini al solo scopo di arricchire. Quindi “ guai ai ricchi“ se la ricchezza vuole dire sopraffazione e povertà di spirito. Gli è stato chiesto, infine:
“Ma perché questa seconda edizione ?”. “ La risposta è triplice. Il secondo libro, che ha poche aggiunte rispetto al primo, è per prima cosa un atto d’amore verso la famiglia che ho descritto; quindi, un riconoscimento affettivo verso le mie radici termolesi, come dimostrano le centinaia di poesie che ho scritto; infine, un atto d’amore per la città che mi ospita ormai da oltre cinquant’anni, che mi ha dato il lavoro, dove è nata mia moglie e i miei tre figli, dove ho trovato degli amici sinceri e un ambiente accogliente.
E scusate se è poco