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Saverio Metere
Saverio Metere
MILANO _ Il giorno 15 dicembre  è stato presentato presso il Centro Culturale della Villa Pallavicini  il libro del termolese Saverio Metere. Alla presenza di un pubblico molto autorevole, i relatori – Paolo Limonta, dell’Ufficio Relazioni del Comune di Milano, Carla Maria Russo, scrittrice, Roberto Poli, prof. di letteratura italiana, Emilio Mondani, docente di storia e filosofia all’Università Cattolica – hanno espresso il loro giudizio nel merito della storia che l’anno scorso ha suscitato a Termoli tanti consensi.
Limonta si è identificato in alcuni episodi e ha messo in evidenza che le storie narrate somigliano a tanti episodi della sua fanciullezza. “La Villa Comunale che descrive il Metere, mi ricorda i cortili dello stabile di ringhiera dove abitavo da piccolo, dove verso le sette di sera le nostre madri si affacciavano ai lunghi balconi e ci chiamavano per la cena serale. Molte sere, d’estate in special modo, si tornava dopo cena e si restava fino a tardi a raccontare episodi e fatti curiosi”.

Carla Russo ha sottolineato il ruolo della donna in una famiglia e in un’epoca nella quale “…le femmine erano considerate persone il cui ruolo era solo quello d’accudire la casa e pensare ai lavori domestici, mentre agli uomini era demandato tutto il resto. Unica eccezione nella famiglia dei Milongi, è Francesca, la madre dell’autore, che al tempo stesso lavora con i fratelli ed è madre di tre figli. Mortificata da quella assurda spartizione, si chiuderà in un mutismo assoluto, senza prendere nessuna posizione contro i fratelli. La qual cosa danneggerà in modo irreversibile tutti i componenti della sua famiglia.!”. La scrittrice,  autrice di romanzi come “La regina irriverente”, “La sposa normanna” e “Il cavaliere del Giglio”, solo per citarne alcuni, ha messo, infine, in evidenza “…la preziosità di una storia che riesce a ricreare certe atmosfere e a far rivivere un periodo, se pur breve, della storia del paese, dal primo dopoguerra all’inizio del nostro boom economico”.

Il professor Roberto Poli, che conosce da lungo tempo l’autore per essere suo amico da vecchia data e per aver trascorso le vacanze estive a Termoli, ha fatto una disamina delle altre opere scritte da  Metere, da  “Lundane da mazze du Castille” a “Lundananze” fine a Matizje, mostrandole al nutrito pubblico.  Quindi si è soffermato su “famiglie”, sottolineando  che “…il paese deve tutto alla sua vocazione industriale e turistica,  il cui  porto animato non solo da pescherecci equipaggiati dai motori dei carri armati tedeschi ma anche dallo sfruttamento delle vicine isole Tremiti. Inoltre, il boom economico diventa lo spartitraffico tra la Termoli del passato e quella del presente come pure è stato uno spartitraffico tra le vicende della famiglia Milongi  e quello del benessere del paese”. Questa famiglia in cui “… si staglia la figura della nonna Coletta, venerata e rispettata, totem e oracolo della famiglia”. Il Poli sviluppa,infine, l’evento della “… riesumazione del nonno, morto ne !936 e alla cui riesumazione assiste tutto il clan, bambini compresi…  “  Nel 1961 la famiglia comincia a sfaldarsi…e nel 1963, con la morte della nonna, si formano piano piano tutti i nuovi nuclei delle singole famiglie”.

L’ultimo relatore, Emilio Mondani, sottolinea che “…A conclusione del romanzo, in un uomo del nord, domina la convinzione secondo cui tutto il mondo è paese, e che l’Italia è veramente diventata “una”  dopo un secolo e mezzo dall’indipendenza politica, perché la migrazione interna ha unito i caratteri, mescolato i ceppi dilatando i confini dei paesi”. E conclude brevemente,  con un’annotazione storico-sociale molto significativa, affermando che  ”… Il romanzo risulta l’autobiografia e l’affresco di un epoca”.

L’autore è intervenuto, infine, mettendo in evidenza il fatto che ”…  al di là della benevolenza o meno dei relatori, la cosa  importante è quella di aver voluto presentare  uno spaccato del mezzogiorno d’Italia all’interno di una cultura lombarda, di una città come Milano”. “…il romanzo autobiografico, è un granellino di sabbia dei nostri costumi, delle nostre abitudini, della mentalità un po’ distorta degli atteggiamenti delle famiglie del sud. L’educazione dei maschi completamente diversa da quella delle femmine, la prevaricazione dei forti sui deboli e l’arroganza del potere che spesso deriva dal denaro. Vae Victis! Guai ai Vinti, perché i Vinti, il più delle volte non sono quelli che hanno perduto una guerra ma quelli che sono diventati poveri dentro, hanno perduto la dignità di uomini al solo scopo di arricchire. Quindi “ guai ai ricchi“ se la ricchezza vuole dire sopraffazione e povertà di spirito. Gli è stato chiesto, infine:

“Ma perché questa seconda edizione ?”. “ La  risposta è triplice. Il secondo libro, che ha poche aggiunte rispetto al primo, è per prima cosa un atto d’amore verso la famiglia che ho descritto; quindi, un riconoscimento affettivo  verso le mie radici termolesi,  come dimostrano le centinaia di poesie che ho scritto; infine, un atto d’amore per la città che mi ospita ormai da oltre cinquant’anni, che mi ha dato il lavoro, dove è nata mia moglie e i miei tre figli, dove ho trovato degli amici sinceri e un ambiente accogliente.
E scusate se è poco