CAMPOBASSO _ Sono davvero rammaricata – afferma in una nota la Consigliera di Parità della Regione Molise Giuditta Lembo – nel constatare che ancora oggi, a distanza di anni dall’introduzione della legge n. 29 del 1993 e s.m., la quale impone che un terzo dei posti nelle commissioni di concorsi sia riservato alle donne, tale norma venga violata. Il riferimento della Consigliera Lembo è relativo alla Determine del Direttore della Protezione Civile Giuseppe Giarrusso con le quali quest’ultimo ha provveduto a nominare le Commissioni esaminatrici dei candidati al concorso a 218 posti a tempo determinato presso la struttura da lui diretta, nelle quali, delle poche donne presenti una sola è presidente, una componente e due non componenti, relegate al ruolo di “segreterio”.Precisamente: delle 8 commissioni costituite, 5 sono illegittime, poiché in violazione con l’art 61 del D.lgs n.29/1993 e s.m.che recita: “Le pubbliche amministrazioni, al fine di garantire pari opportunità tra uomini e donne per l’accesso al lavoro ed il trattamento sul lavoro riservano alle donne almeno un terzo dei posti di componente delle commissioni di concorso…….”.
La norma in questione –continua la Lembo-è diretta a tutelare la parità dei sessi nell’accesso al Pubblico Impiego, assicurando coerentemente le Pari Opportunità anche in ordine alla composizione di dette commissioni. La stessa norma è volta quindi a tutelare un interesse dello Stato comunità all’effettiva partecipazione delle donne ai processi decisionali pubblici. Con la presente nota la Consigliera sottolinea la gravità di tali atteggiamenti che denotano la scarsa considerazione e la mancanza di fiducia nelle capacità femminili a ricoprire ruoli di maggiore responsabilità. E’ sconcertante constatare ancora oggi, nonostante le numerose norme in materia di pari opportunità che riguardano il Pubblico Impiego, che ci siano ingiustificabili resistenze ed una totale ignoranza in materia, frutto di un ancora perseverante e vergognoso maschilismo che viene mascherato quotidianamente da un falso interesse all’uguaglianza di genere.
A tale proposito, tra le norme più recenti, sono da ricordare: l’art 7 del D lgs n.165 del 2001 (“Le amministrazioni pubbliche garantiscono parità e pari opportunità tra uomini e donne per l’accesso al lavoro ed il trattamento sul lavoro”), la legge n. 125 dl 1991, recepita nel Codice delle Pari Opportunità (Decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198) che all’art 48 impone a tutte le Pubbliche Amministrazioni di predisporre i piani triennali di azioni positive finalizzati a rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena realizzazione delle pari opportunità di lavoro e nel lavoro e favorire l’inserimento delle donne nei settori e nei livelli professionali nei quali esse sono sottorappresentate, la legge Golfo-Mosca ( legge n.120/2011), sulla obbligatorietà della presenza femminile nei C.d.a., e tante altre norme dirette a tutelare la rappresentanza di genere. Sebbene l’apparato normativo sia vasto e frammentario, non lascia spazio a nessun dubbio interpretativo e, nel caso di violazione, le sanzioni sono molto severe.
Ben vengano concorsi pubblici –prosegue la Lembo- finalizzati a dare occupazione soprattutto in momenti di grave crisi economica e caratterizzati da un alto tasso di disoccupazione soprattutto giovanile e femminile, purchè accompagnati da interventi volti a garantire ai lavoratori la tutela dei propri diritti. Per questo -conclude la Consigliera- non mi stancherò mai di promuovere a tutti i costi ogni azione finalizzata a salvaguardare i diritti di tutti i lavoratori sia nel settore pubblico che in quello privato. Il lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione e, come tutti i diritti, va difeso con ogni mezzo messo a disposizione dalle leggi.