SEPINO _ La decisione del Prefetto Pansa, Commissario Straordinario per l’Europa sui Rifiuti in Campania, di individuare il sito della cava di Colle Alto per stoccare 3 milioni di tonnellate di eco-balle napoletane, venne assunta a distanza di un mese dall’aggiudicazione all’Asta Fallimentare presso il Tribunale di Benevento della Cava da parte della moglie di un imprenditore vicino ad ambienti malavitosi. Tra le altre motivazioni della scelta di Colle Alto a 50 metri dai Confini Molisani, sulle sorgenti del fiume Tammaro, veniva riportata la dicitura ”scarsa reattività sociale”. Gli agricoltori della zona seppero unirsi in comitati di lotta e si mobilitarono con determinazione con un doppio presidio di 24 ore su 24 che vigilava sulle due strade di accesso provenienti da Morcone e da Sepino.

Da novembre 2007 a gennaio 2008 i cittadini e gli amministratori della Valle del Tammaro di Sepino, Cercemaggiore, Cercepiccola, San Giuliano del Sannio, Vinchiaturo, Guardiaregia, Morcone, Sassinoro, Santa Croce del Sannio, Castelpagano, Pontelandolfo, Campolattaro e altri centri, si batterono con tutte le proprie forze e con ogni mezzo fino ad una straordinaria manifestazione popolare che si tenne a Benevento il 14 gennaio 2008 che determinò la revoca della decisione governativa. Tra le motivazioni più forti della lotta popolare ci fu in aggiunta alla tutela ambientale, la paura dell’infiltrazione camorristica. Di fronte a quell’allarme le istituzioni rimasero ferme ed erano tanti a tacciare i manifestanti di creare inutili preoccupazioni su rischi inesistenti per meri scopi propagandistici.

Ci sono voluti tre anni per accertare quello che i contadini di Sepino avevano capito già in quell’inverno freddissimo in cui erano costretti a sostare lungo la strada di Ponte Principe vicino la chiesetta di San Giuseppe. E se i contadini avessero dato ascolto ai soloni dell’informazione, ai politologi locali e a chi tiene la testa sotto la sabbia, cosa sarebbe successo? Oggi avremmo una montagna di eco-balle maleodoranti nella Valle del Tammaro su un sito di proprietà di un affiliato ad un Clan camorristico. E ovviamente anche se la Procura della Repubblica di Benevento avesse apposto i sigilli la Cava sarebbe rimasta colma di rifiuti. E allora quando i comitati popolari oggi vedendo più lontano di chi non vuol vedere, accenna a rischi connessi con la gestione dei rifiuti e dell’eolico selvaggio, perché si continua a rispondere con la stessa cantilena di tre anni fa? Possibile che la storia non insegni nulla?

Coordinamento Regionale Cristiano Sociali del Molise

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