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NarrativeMigrantiTERMOLI – Ho voluto raccontare le storie di tanti adolescenti, ragazzi e ragazze, che tra il 2010 e il 2011 hanno lasciato la Tunisia per approdare in Europa, con il sogno di vedere Parigi e Venezia, città miraggio come può esserlo per noi New York. Con queste parole Marta Bellingreri, autrice de “Il sole splende tutto l’anno a Zarzis”, ha introdotto il primo incontro del ciclo Narrative Migranti, organizzato giovedì 31 maggio dal progetto SPRAR “Rifugio sicuro” in collaborazione con la libreria Fahrenheit di Termoli.

Giovani partiti con il desiderio di fuga o più semplicemente con quello di esplorare nuovi luoghi, creare nuove relazioni, conoscere nuove realtà -ha proseguito la giovane autrice, giornalista e ricercatrice palermitana. Ridare centralità ai volti, alle storie, ai vissuti in carne ed ossa prima di ogni etichetta, di ogni classificazione, di ogni numero. Solo così è possibile creare nuove narrazioni e nuovi incontri tra migranti ed autoctoni: ed è proprio quello che vorremmo fare con questo ciclo di incontri.

La ricercatrice, profonda conoscitrice del mondo arabo, che ha molto viaggiato “al contrario”, dall’Europa verso la Tunisia, l’Iraq, la Siria, la Giordania, la Palestina si è poi soffermata sulla attuale situazione tunisina, che ha definito di delusione ma anche di grande vivacità: nonostante molte delle rivendicazioni di giustizia sociale ed economica portate avanti nella rivolta del 2010-2011 siano state tradite, la società continua ad essere viva ed in mobilitazione, a costruire tessuto sociale nonostante le condizioni di difficoltà. Non può dirsi lo stesso dell’Egitto, come ci ha raccontato Francesco De Lellis dell’Università L’Orientale di Napoli, che ha moderato l’incontro: dopo la deposizione del dittatore Mubarak nel 2011 a seguito delle rivolte della popolazione, oggi il paese è piombato in una dittatura addirittura più feroce per mano del generale Al Sisi. Gli attivisti sono stati incarcerati, ma basta pensare che l’attacco è stato rivolto persino contro i luoghi di ritrovo dei giovani. Si respira un’aria di depressione e di speranze tradite.

È anche da questi contesti e da queste condizioni che molte persone, giovani e meno giovani, fuggono per approdare sulle coste italiane ed europee. È calato di molto, tuttavia, il numero dei migranti arrivati sulle nostre sponde (13.430 persone al 1 giugno 2018 con un -77% rispetto al 2017) a causa dei respingimenti e dei blocchi navali operati, per esempio, dalla marina militare libica a seguito degli accordi con il governo anche italiano. Quando lavoro nelle scuole con i ragazzi italiani e racconto loro i viaggi dei loro coetanei tunisini, molti mi chiedono perché invece di affrontare viaggi pericolosi e mettere a repentaglio la loro vita non facciano un semplice passaporto, come fanno loro, italiani, quando decidono di partire per un paese extraeuropeo. Il perché è presto detto: ai giovani tunisini non viene concesso né il visto né il passaporto per viaggiare legalmente, come invece succede ai giovani italiani – dice Marta Bellingreri.

Ma quando i sogni di questi giovani incontrano la frontiera ecco che il semplice viaggio, l’avventura di un adolescente, diventa una sfida a leggi assurde e ingiuste. L’idea stessa dei confini chiusi diventa ridicola se la guardiamo con gli occhi di un ragazzino. Eppure, queste leggi esistono e fanno sì che i viaggi attraverso il Mediterraneo siano diventati ormai il più grande movimento di disobbedienza civile della storia. Certo, è costato molti morti e sofferenze, ma alla fine il sogno è più forte di qualsiasi ostacolo.Nessuno è felice se non è libero” ha concluso la scrittrice, e quindi ci sarà da aspettarsi e sperare ancora che le persone non smetteranno di muoversi liberamente nel mondo, e di ribellarsi alle dittature e alle frontiere.

Frontiere, dunque, che escludono e uccidono: proprio la frontiera, dispositivo mostruoso e disumano, sarà oggetto del prossimo incontro del ciclo Narrative Migranti, che si terrà venerdì 8 giugno alle ore 18 presso la libreria Fahrenheit a Termoli. Verrà presentato il libro “La frontiera”, del compianto Alessandro Leogrande: un’opera con una forte componente di “giornalismo narrativo”. Un libro fatto di molti libri, storie chiuse o to be continued ma sempre legate tra loro, che alla fine della lettura risulta essere il format più adatto per raccontare, oggi, le migrazioni.

L’approfondimento e la discussione sul libro saranno condotti dalla professoressa Petronilla Di Giacobbe, in collaborazione con Luigi Muzio, operatore del progetto SPRAR “Rifugio sicuro” e con le letture di brani a cura di Danilo Rana, Antonio Cappella e Alessia Iuliano.
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