
Se proviamo infatti ad allargare l’obiettivo sul panorama politico più generale, ci accorgiamo che in assenza di una sinistra capace di riorganizzarsi nel breve periodo e di offrirsi come forza credibile di Governo, al di là del PDL esistono due soli punti di riferimento politico: quello costituito dalla Lega Nord, che ormai procede come un rullo compressore nelle zone più opulente del Paese e sta conquistando anche consistenti fasce di elettorato tradizionalmente di sinistra come in Toscana ed in Emilia Romagna; e l’altro, sebbene ancora in fase di rodaggio , che si va aggregando attorno a quel “Fare Futuro” di Luca Cordero di Montezemolo, il quale, lasciato l’impegno diretto quale Presidente della Fiat, si propone come interlocutore privilegiato di quell’area tradizionalmente moderata di “centro” che vedrebbe di buon occhio il definitivo superamento di questo anomalo bipolarismo “de noantri”, e quindi anche dei vari Casini, Rutelli e dello stesso Fini.
Se questo è in estrema sintesi lo scenario nazionale nel quale ci troviamo, penso che quello spettacolo che ho definito “poco edificante” della direzione nazionale del PDL possa aver di fatto rafforzato le spinte centrifughe, offrendo alla pubblica opinione la concreta idea che il triennio “riformista” sia partito con il piede sbagliato.
Le tensioni interne al partito di maggioranza relativa rischiano invero di fare da concreto supporto all’unico alleato del PDL e cioe’ proprio a quel Bossi che dalle colonne del suo giornale “La Padania” ha già posto il problema in termini ultimativi: o la riforma federalista dello Stato o le elezioni anticipate con il conseguente strappo dell’alleanza con il PDL. E se nel 2006 fu sufficiente l’on.Follini a produrre quell’irreversibile logoramento dell’ampia maggioranza politico parlamentare di allora tanto da diventare l’elemento determinante della sconfitta elettorale, è facile immaginare quali possano essere oggi gli effetti distruttivi dell’eventuale distacco di quello che oggi è il principale alleato di Berlusconi. Perché in politica si sa le cose cambiano rapidamente in ragione e proporzione di quello che è l’interesse primario dei partiti: rafforzare cioè la propria presenza nelle Istituzioni per determinare le scelte di Governo del Paese. Allora l’imperativo è categorico: o subito le riforme promesse o la parola, subito, al popolo sovrano. Perchè il tempo si sa è tiranno ed in politica lo è ancora di più.
Avv.Oreste Campopiano Segr.Reg.N.PSI –PDL Molise