CAMPBOBASSO _ “Il Molise pur con le sue ciclicità rispetto all’economia nazionale ed europea mostra elementi tipici di una lenta ma graduale ripresa dalla crisi internazionale. Segnali positivi vengono dall’export, più dodici punti, al netto della crisi che ha subito il settore tessile nazionale a cui si sono aggiunte le difficoltà del settore molisano. Positivo il campo del settore metalmeccanico e la diminuzione dell’incidenza del debito delle pubbliche amministrazioni sul PIL oltre ad una qualificazione della produzione agricola. Questi elementi contenuti nella Relazione della Banca d’Italia, particolarmente attenta allo studio socioeconomico della Regione, vedono il Governo regionale in linea anche a quelli che sono i suggerimenti del prestigioso istituto laddove ci invia e invita le imprese ed in generale il sistema produttivo ad una sempre più elevata qualificazione tecnologica ed ad una apertura ai mercati esteri.

Sul punto il nostro Governo regionale ha voluto investire importanti risorse per sostenere la ricerca, l’innovazione e la internazionalizzazione ciò nella consapevolezza che questi elementi, come dice la stessa Banca d’Italia, sono gli strumenti adatti per accelerare al massimo l’uscita dalla crisi”. Lo ha detto il presidente della Regione, Michele Iorio, nel commentare la Relazione annuale della Banca d’Italia sullo stato dell’economia del Molise.

”Le stesse analisi della Banca d’Italia –ha continuato il presidente Iorio- dimostrano che l’economia regionale nell’ultimo decennio è cresciuta in termini di PIL e di occupazione questo rispetto al resto del mezzogiorno. Pur mostrando una flessione nel 2010 il trend di crescita dell’occupazione in questa regione dal 2004 al 2010 è passato dal 52,0 al 52,4, mentre nel mezzogiorno è passato dal 46,1 al 45,7. Dunque il Molise nel periodo di crisi, e pur con le sue problematiche infrastrutturali di antico ereditaggio, in termini occupazionali è cresciuto dello 0,4 mentre nel resto del mezzogiorno è diminuito. Certo la strada è ancora lunga non ci si può e non ci si deve accontentare dobbiamo fare sistema, dobbiamo continuare a supportare i nostri imprenditori in un virtuoso progetto di qualificazione della propria produzione che possa portare ad un’occupazione sempre più professionalizzata ed ad una presenza più quantitativamente ampia sui mercati delle economie emergenti e più in generale in quelle globali.

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