A colloquio col nuovo sindaco di Termoli.
TERMOLI _ L’appuntamento era stato fissato per le undici. Una giornata calda, afosa di fine agosto. Ero stato costretto a mettermi i pantaloni lunghi e la camicia. Scelsi i jeans, tutto in jeans…era più giovanile. Puntuale, dopo due parole con la gentile segretaria Anna Laura che già mi conosceva, entro nella stanza del sindaco con la mano tesa.
“Caro Sbrocca, diamoci subito del “tu”, visto che apparteniamo alla stessa “parrocchia” dove è abolito il “lei”. Mi tende la mano e mi risponde “Volentieri, accomodati pure”. Mi presento e per fargli capire subito chi sono gli regalo la mia nuova edizione di “famiglie” pubblicato lo scorso anno e presentato a Milano. E’ una persona alta, spalle larghe, giacca e cravatta, dal volto aperto e simpatico. In gioventù ha giocato a pallavolo. Ci sediamo e mentre lui sfoglia il mio libro parliamo di Termoli e dei vari problemi della città.
Si dice preoccupato del progetto sul Corso Nazionale. “A me non piace… – gli dico – gli alberi al centro, i… divani come in un salotto impediscono la libera circolazione”. Poi scherzando (ma mica tanto): “E le processioni dove le facciamo passare? Non si possono cancellare oltre cento anni di tradizioni solo per mettere una serie di alberelli che, tra l’altro già ci sono”. Annuisce. Poi mi chiede: “E che ne dici di Piazza Monumento e di Piazza S. Antonio”. Della prima ne ho già parlato in una intervista lo scorso anno con Antonella Salvatore di myTermoli: è praticamente impossibile per ragioni di carattere tecnico fare un parcheggio sotto la Piazza che invece vedo molto bene nella seconda.
A questo punto prendo il libro e gli recito un brano della mia poesia “’A Villa Comunale” scritta nel 1982 e sul cui ripristino scrivo e mi batto da sempre. Ascolta con molto interesse. “D’altra parte – gli dico – sarebbe molto più pratico collegare il nuovo parcheggio ricavato sotto la nuova “Villa” con quello inutilizzato del Pozzo Dolce. A quest’ultimo si potrebbe ricollegare il progetto del tunnel proveniente dal porto, che è una vecchia idea progettuale degli anni settanta.
Il problema dei parcheggi a Termoli sarebbe risolto definitivamente!”.
Quello che dico non gli dispiace. Mi guarda perplesso. Continua a sfogliare il libro e mi chiede un parere sulla rotonda d’ingresso nel paese, dal lato nord. Ci penso un po’ e poi gli dico che… ” Ci vedo un “segno”, una scultura che faccia capire subito l’origine e la storia del paese: il Castello Svevo con un accenno al Paese Vecchio, che faccia da quinta e primo piano al Borgo vero e proprio che ne costituirà lo sfondo scenografico che si intravede in lontananza dalla strada litoranea”. Ascolta la proposta sempre con molto interesse. Non risponde, è un’idea da digerire piano piano.
“Caro Sindaco dopo questa bella chiacchierata, vorrei farti una richiesta. Dovrei presentare l’ultimo mio lavoro che è una raccolta di tutte le mie poesie, oltre duecento, composte fino ad oggi: oltre trent’anni di composizioni poetiche in vernacolo termolese. E’ un lavoro particolare perché oltre alla parte scritta in vernacolo c’è, per la prima volta, per ognuna di esse, una presentazione e la traduzione in lingua. Le fotografie e alcuni miei disegni su Termoli completeranno l’opera. Vorrei che mi facessi la presentazione in qualità di nuovo sindaco”.
“Ma certamente. Mandami una bozza e stai in contatto con Michele Macchiagodena che s’interessa della parte grafica. Per quanto riguarda la presentazione ho in mente di fare una serie di manifestazioni culturali a partire dal nuovo anno. La inseriremo lì e vedrai che faremo una buona operazione culturale”.
A questo punto ci salutiamo con la promessa di risentirci al più presto. Il colloquio, molto cordiale e aperto, è durato una mezz’oretta. Il sindaco Sbrocca mi è sembrata una persona molto attenta e preparata e, ripensando alla precedente esperienza legislativa del Comune di Termoli, sono uscito dalla stanza con un’espressione che la dice lunga sulle amministrazioni comunali…”fusse che fusse la volta bona!”.
Vuoi vedere che è stato eletto un sindaco che ascolta e mette in atto le cose che si chiedono!? Mah!
Monaco cercatore
C’era una volta a Termoli un dipendente comunale che la mattina andava al mercato ittico e arrangiava la busta di pesce, poi al mattatoio e lì la busta di carne poi al mercato per frutta e verdura e così via; poi tornava a casa ed infine si recava al Comune. Lo chiamarono ” il monaco cercatore”.
Nauseato
Leggo che il nuovo sindaco SBROCCA riceve per quasi un ora un certo Saverio Metere per parlare del nulla, io da disoccupato e con un sfratto esecutivo aspetto da oltre un mese di essere ricevuto. La segretaria mi ha chiesto perché chiedevo di incontrare il sindaco gli ho spiegato la mia disperazione ma continuo ad aspettare. Mentre voi leggete le poesie a me non resta che la nausea.
A monaco cercatore e Nauseato
L’ANONEME
Ca’ còcce cóm’i struzze ‘ssót’a rène
pònne dice béne o mále a tutte quande
so’ prónte a cretecá…sonn’importande!
A me, in veritá, me fanne péne.
‘A còcce ha tènne, sci…ma ‘hé vacande
fanne de tutte pe’ stá ‘ssòp’a scéne
giudizje a bòtta-calle, sènza fréne
hanna rómpe i…cóse a tutte quande.
Sono “gli anonimi” dei “siti” a cacce!
Sanne scrive in italiáne a malapéne
So’ lecca-cule ca ne tènne facce.
Ce firmáne Vasselucce o Robespièrre.
E tènne l’ómértá pe’ réligióne:
mafjuse e ruffjáne…sènza nóme!
Meritate un bel sonetto. Grazie per i complimenti. Termoli rimane sempre nel mio cuore. I termolesi un po’ meno: invidiosi e arroganti! Il nuovo sindaco, per fortuna, mi è sembrato una brava persona.Fate lo sforzo, per una volta, nella vostra vita, di dichiararvi con nome e cognome. Poi vi sentirete meglio. La prossima volta non vi rispondo. Addio!
Il nulla
Boom! Sono il NULLA. Mi chiamo Saverio Metere. Sono venuto a Termoli per parlare col sindaco e mangiarmi tutti i Termolesi ANONIMI! Gnam…gnam!