Termoli, lungomare nord (FOTO DI REPERTORIO)

TERMOLI – Quando ero piccolo in occasione delle festività tornavo, con i miei genitori, nel mio paese natio, Montelongo. In quelle occasioni, nella casa dei nonni, si riuniva tutta la famiglia. Eravamo in tanti. Le donne affaccendate a preparare i cibi, gli uomini intenti a tagliare la legna con la quale alimentare il camino, ragazzi a giocare a carte.

Dopo la cena, seduti intorno al camino iniziavano i racconti, che in fin dei conti erano sempre gli stessi. I più anziani raccontavano della “loro” guerra, quella combattuta in trincea.

Uno zio raccontava della battaglia del Podgora, di quota 240, della trincea che distava non più di cento passi dalla contrapposta trincea del nemico. Raccontava dell’intesa non scritta, in forza della quale non si doveva sparare, se dalla contrapposta trincea usciva un solo nemico. Questi aveva diritto di espletare i propri bisogni fisiologici, fuori dalla trincea, per cui poteva uscire. Unico limite era che doveva uscire da solo. Se fossero usciti in due si aveva il diritto di sparare. Parlava dell’ VIII battaglione, dei Reali Carabinieri, parlava di reticolati da tagliare e di morti da recuperare.

Mia nonna, sempre affaccendata era infastidita da questi racconti. “Semp c stu cazz d Podgor” era diventato quasi un suo intercalare.

Al racconto della battaglia del Podgora, con un salto di oltre venticinque anni, interveniva il racconto di mio padre sulla presa di Tobruk, la 31nesima compagnia del genio guastatori, l’incontro con un altro montelonghese, Totonno Giuditta (credo il nonno di Antonio Giuditta) un para’ della Folgore, il nome di tanti altri commilitoni, la loro provenienza, il loro destino. Guerra,guerra, guerra, morti, feriti, atti di eroismo, paure, speranze.

Si dice che oggi anche noi siamo in guerra. Combattiamo contro un nemico invisibile, contro un nemico subdolo. La nostra trincea è il divano, la trincea contrapposta è quel tratto di strada che vediamo dalla finestra, il nemico da risparmiare è l’omino che da solo cammina sulla strada.

Il nemico pericoloso è costituito da una coppia di persone che camminano affiancate. Il nemico è la noia, il nemico siamo noi stessi. Una guerra che non è guerra, oppure è una guerra diversa?

Come sarebbe bello se la risposta al quesito la dessero i protagonisti di oggi, i nonni di domani. Mi auguro solo che domani ci saranno i nipoti con la voglia di ascoltare.

Ci sarà comunque una nonna che dirà: “… e basta co sto cazzo di coronavirus!”

Antonio De Michele

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