I beneficiari di tali finanziamenti sono le università, gli enti di ricerca, l’industria e le piccole e medie imprese di tutti gli Stati membri, a cui è destinato, nei bandi aperti per l’occasione, un pacchetto complessivo di quasi un miliardo di euro. Inoltre per le piccole imprese sono previsti dei prestiti agevolati di circa 120 milioni di euro stanziati come volano con le banche . Gli altri stanziamenti si suddivideranno in base alla tipologia di ricerca promossa. Per quella dedicata a trovare soluzioni contro l’invecchiamento della popolazione saranno destinati 220 dei 256 milioni disponibili complessivamente per il settore sanitario, oltre a 240 milioni del finanziamento di 1,3 miliardi di euro destinato alle ITC.
La parte restante sarà destinata agli sviluppi essenziali delle infrastrutture di rete e di servizi, alle nuove tecnologie legate al linguaggio, ai contenuti digitali e in applicazioni per la salute e l’efficienza energetica. 256, poi, i milioni destinati alla ricerca in ambito ambientale, per affrontare problemi come i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità e l’efficienza delle risorse. 307 milioni saranno destinati alla bioeconomia al fine di rispondere alla domanda di alimenti più sicuri e sani e quindi migliorare i metodi di produzione, creare nuove industrie e favorire l’occupazione. Alle nanotecnologie saranno destinati 488 milioni di euro, per i settori come quello delle fabbriche del futuro, automobili ecologiche ed efficienti sotto il profilo energetico. Altri 313 milioni saranno destinati alla ricerca e all’innovazione nell’ambito della mobilità e per i trasporti.
“Questa è l’ennesima opportunità che l’Unione Europea ci offre in fatto di fondi per le imprese e per chi si occupa di nuove tecnologie. – continua Patriciello – Buona parte dei bandi già sono on line, sul sito dell’Unione Europea, pronti per essere scaricati. A novembre ce ne saranno di nuovi. Il nostro paese si trova sotto la media di domande di accesso ai fondi europei con un tasso di successo che si aggira intorno al 18% contro il 21% della media europea. Noi dobbiamo invertire questa tendenza, le nostre regioni devono essere in grado di proporre progetti vincenti volti a creare nuove opportunità nei nostri territori. Tramite il Settimo Programma Quadro sono stati predisposti fondi capaci di sviluppare considerevoli possibilità occupazionali e di sostegno alle nuove e vecchie imprese. Con il nuovo, l’Ottavo Programma Quadro, – conclude – si farà un ulteriore passo in avanti. È stato previsto infatti che siano sempre più i governi regionali e locali a gestire i fondi migliorando l’utilizzo degli stessi”.