
Sempre dalla scritta sul bidone si evince che ha una capacità di 850 chilogrammi e che il solvente, qualora dovesse essere sversato in mare, provoca la morte dei pesci. Inoltre è da considerare sia il contenuto che il fusto stesso rifiuto pericoloso. Una delle sportive che si è avvicinata al bidone, rimanendo a lungo vicino, attratta dalla curiosità, è stata assalita da bruciori alla gola ed alla lingua per diverse ore.
Il caso è seguito anche dall’Amministrazione comunale. Il consigliere comunale di LiberaTermoli Paolo Marinucci ha annunciato la presentazione di una informativa in Commissione Ambiente e lo stesso sindaco Angelo Sbrocca ha dichiarato di seguire da vicino la vicenda.
La vicenda ha aumentato ulteriormente la contrarietà della popolazione locale contro le trivellazioni petrolifere. La società produttrice del solvente, infatti, è specializzata in sostanze utilizzate per effettuare le trivellazioni petrolifere. Si tratta di liquidi altamente pericolosi per la salute ed inquinanti. Di conseguenza il ritrovamente del bidone ha destato molti dubbi e perplessità sulla tipologia di attività che ruotano attorno alle perforazioni in mare e non.