Il nostro territorio sarebbe continuamente a rischio scempio ambientale”. Il segretario Pd non ha dubbi: “Inseguire per mera speculazione lo sfruttamento obsoleto delle scarse risorse petrolifere infierendo sul mare devasterà le nostre fragili coste. L’impatto delle trivelle, non solo nell’Adriatico, blinda di fatto ogni scelta di pianificazione compatibile con il territorio, che vuole sognare e concretizzare progetti di sviluppo turistico esclusivo, anche a breve termine. Non è tollerabile che la micro economia del turismo, della balneazione, della pesca, che già ci sono, vengano spazzate via”.
La Segreteria regionale del PD ha inoltre chiesto al Presidente della Regione Frattura di “concordare una strategia unitaria con le altre Regioni”, ipotizzando un ricorso alla Corte Costituzionale, “per determinare una posizione congiunta a favore della tutela della costa adriatica e di continuare su questa linea in Consiglio regionale impugnando la legge con il documento approvato contro le trivellazioni. Dobbiamo sostenere la nostra economia di resistenza – spiega Fanelli – per attraversare una crisi terribile avendo a disposizione un territorio delicato e friabile. Abbiamo già subito terremoti, alluvioni, e in questo modo ci verrebbe tolto ogni spiraglio di indirizzo progettuale. Non possiamo permettercelo! Il mare Adriatico per il Molise e per l’intera macroregione adriatica è una grande cassaforte per lo sviluppo eco-sostenibile. I nostri piccoli km di costa sono invece un luogo di preservazione essenziale per la sopravvivenza di quei gioielli delle Isole Tremiti. Le nostre regioni hanno una configurazione e una storia che supera i confini amministrativi. Dobbiamo affrontare anche questo tema con il piglio, la forza e i numeri della macro-area”. I comuni molisani della fascia costiera, Termoli e Campomarino in primis, e adesso anche Montenero di Bisaccia, si sono pronunciati contro le trivelle in mare.
Così come stanno facendo alcune Regioni, in particolare Abruzzo e Puglia. L’odg presentato dal centrosinistra in Provincia mette in evidenza inoltre profili di incostituzionalità; si sostiene infatti che appare manifestamente incostituzionale il comma 1 bis del decreto legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164 poiché “non si rinviene alcuno spazio per il rispetto dei parametri di leale collaborazione e di partecipazione all’iter mediante attività concertative e/o di coordinamento orizzontale, con Regioni e autonomie locali”.