myNews.iT - Per spazio Pubblicitario chiama il 393.5496623

Lo dice Domenico La Porta, cittadino di Termoli, classe ’64, dopo aver vissuto un infarto e l’efficienza dell’Ospedale San Timoteo.

Emergenza ospedale San Timoteo

TERMOLI – Domenico La Porta, cittadino termolese classe ’64, che ha toccato con le sue mani la realtà odierna di alcuni reparti attivi dell’Ospedale San Timoteo, purtroppo per questioni di vita o di morte, a causa di un inaspettato infarto al miocardio.

Il 23 ottobre di quest’anno, per via di un improvviso malore, sopraggiunto mentre si dirigeva sul posto di lavoro, è stato ricoverato d’urgenza nella struttura e non ce l’avrebbe mai fatta, se non fosse stato per il tempestivo intervento dei medici del 118 – chiamati sul posto dal figlio Giuseppe – ed ovviamente l’equipe di dottori e infermieri del reparto di Cardiologia, che in quello stesso giorno si stavano occupando di altrettanti casi gravi, come di routine.

Circostanza surreale agli occhi di Domenico, che credeva per alcuni minuti di trovarsi in una di quelle serie televisive americane, con procedure rapide e ben coordinate, come testimoniano lui ed anche il figlio, presente al momento.

Una volta trasportato al pronto soccorso in ambulanza, è stato prontamente sottoposto a visite mirate e ad un difficile intervento di angioplastica, per poi esser stabilizzato e ricoverato all’U.T.I.C., presso cui, a turni, riceveva le visite della famiglia, monitorato secondo per secondo.

La vicenda ha fatto capire allo storico medievista locale, che Termoli possiede un fiore all’occhiello della sanità pubblica, riferendosi al reparto di Cardiologia ed annessa Terapia Intensiva.

E così ringrazia, con tutte le sue forze, coloro che gli hanno salvato la vita, a cominciare dai medici e dalla dottoressa del 118, seguiti soprattutto dalla squadra di dottori, infermieri ed operatori del reparto, come il primario Dottor Magri, i Dottori D’UvaIenco, gli infermieri BovenziPuia e gli O.S.S. che si sono occupati di lui e di tutti i pazienti in Terapia Intensiva, “un organo funzionante, coordinato e pronto all’azione, che cerca di far funzionare – come ogni reparto – tutta la struttura ospedaliera”.

Domenico La Porta
Domenico La Porta

Una volta dimesso, Domenico ha voluto porre a tutti noi una riflessione riguardo quanto avvenuto, perché è conscio delle grandi problematiche affrontate dalla sanità pubblica termolese, molisana ed italiana in generale, man mano che gli anni passano, con il sovrapporsi delle criticità:

“il principale interesse della cittadinanza e della politica tutta, deve basarsi, non su opere di scarsa importanza, ma su quelle che hanno un forte impatto sullo stile di vita della popolazione. Servizi indispensabili come quelli delle strutture ospedaliere e dei singoli operatori dispersi sul territorio, sono la linfa vitale di questa terra, senza i quali voi probabilmente non sareste qui a leggere le mie parole, ed io non sarei qui a pronunciarle. Il tutto unito anche alla non meno importante mobilità, che dev’essere agevolata per poter garantire un rapido intervento per quei casi clinici ove il tempo può essere determinante fra la sopravvivenza e la morte.

Mi viene da dire che pensiamo alla ferraglia mentre camminiamo sull’oro, e se non ce ne accorgeremo, presto o tardi, qualcuno potrebbe rubarcelo da sotto il naso, è per questo che bisogna cercare di salvaguardare e valorizzare continuamente l’Ospedale di Termoli, farlo vivere, per il bene di tutti i cittadini locali e di tutto l’immediato basso Molise, non dimenticando di ringraziare tutti coloro che lavorano in questo settore rischioso, che lottano insieme ai pazienti per cercare di salvare una vita in pericolo.

Chiedo poi, per concludere la mia riflessione, di dar spazio alle nuove generazioni, che dovrebbero garantire il prosieguo della vita del nostro paese, sempre più oppresso dal suo passato, abbandonando al proprio destino quegli individui che hanno solo arrecato danni pesanti alla nostra sanità pubblica, a volte tagliata e indebitata, affrontando il problema una volta per tutte, con serietà e concretezza”.