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LARINO _ Bene ha fatto il segretario del PD Franceschini ad esprimere solidarietà ai precari di Benevento salendo sul tetto dove stazionano in protesta: perché in Italia vengono meno migliaia di posti di lavoro nella scuola e nessuno ne parla. Nel solo Molise se ne perdono 480 (ma in realtà ne sono molti di più) e la notizia è secondaria rispetto all’incontro che Di Pietro e Iorio tengono ad Isernia. Insomma, è come se sparissero, contemporaneamente e per sempre, i posti di lavoro dello Zuccherificio, della Molisana e della Fonderghisa: cosa vi aspettate che succeda di fronte ad un disastro del genere ? Quel che è già successo : solidarietà, informazione che tiene viva la notizia, interventi politici ed economici, e via dicendo… in questo caso, niente di tutto questo. E’ forse il caso di gridare allo scandalo? Di certo. Ma chi vive questa situazione di perdita di lavoro, forse non riesce nemmeno più a gridare allo scandalo, tanto è stato corroso nell’animo da anni ed anni di precariato. Perché ? Spieghiamo partendo da quello che avviene nella mondo della scuola in questi giorni : credo che i più non ne sappiano nulla, né tantomeno se lo immaginano. In questi giorni, e di solito prima che ricomincino le scuole, il Ministero dell’Istruzione, tramite gli uffici regionali (provveditorati o CSA), nomina un bel numero di nuovi docenti per sostituire quelli andati in pensione.
Ci si aspetterebbe quindi che per un professore in pensione, ne subentri un altro che, da quel momento, risulta assunto fino alla sua età di pensione. Invece ? Invece, nel corso degli anni, per le solite questioni di risparmio (come al solito, ai danni di chi già risparmia da una vita), i professori andati in pensione non sono stati sostituiti con nuovi titolari per 12 mesi all’anno, ma con assunti, ad interim, per un massimo di 10 mesi all’anno : un vero e proprio sistema interinale, di cui spesso si tacciano i privati ma che, invece, è lo Stato ad utilizzare in maniera più massiccia.
Quindi, molti dei professori che si trovano nelle scuole (credo quasi il 20%), vengono assunti il primo di settembre (quando va bene), con l’inizio della scuola, e poi licenziati il 30 Giugno : tutto questo per risparmiare gli stipendi di Luglio ed Agosto. Si creano così delle liste di attesa, dette graduatorie, distinte per materia di insegnamento, alle quali si attinge, ogni estate, per le chiamate interinali : alcuni, i primi delle liste, a volte vengono assunti a tempo indeterminato; il resto rimane a chiamata e l’anno prossimo si vedrà.
Questa è la genesi del precario della scuola, che non è solo un professore, ma anche un maestro, un bidello, un addetto al laboratorio o alla segreteria : per ognuno di questi esiste un’apposita lista o graduatoria. Si viene chiamati di anno in anno, durante un’ignobile e mal organizzata fila (meglio sarebbe chiamarla ressa) presso l’ufficio provinciale di competenza, nel corso di un afoso giorno di estate, tutti insieme ad elemosinare un posto di lavoro da 10 mesi (una specie di caporalato di stato).
Ogni estate ti sobbarchi la “fila” ed ogni anno vieni spostato a caso sul territorio (se vieni assunto), vieni di nuovo licenziato, magari addirittura sostituito da un altro, e resti senza stipendio in Luglio ed Agosto: però hai la speranza di essere richiamato per Settembre. Con gli anni, questa speranza si trasforma in rabbia ed alla fine diventa pure afona, tanto è lo scoramento. E’ la più incostituzionale delle situazioni, che però si ripete in totale tranquillità e ciclicità, barbaramente, di anno in anno. Passano per questa specie di tricarne umana : persone di 60 anni, donne con figli, persone che si spostano di provincia in provincia per lavorare, disoccupati provenienti da un precedente lavoro, giovani laureati nelle materie tipicamente scolastiche, soggetti che hanno frequentato i corsi più assurdi per fare punteggio … c’è tutto un mondo variegato ed angariato. La cosa è così scandalosa che ogni ministro dell’Istruzione promette, all’atto dell’insediamento, di metterci mano e di risolverla.
Tutti i ministri hanno cercato di stabilizzare i precari, assumendone quanti più possibile, compatibilmente con le finanze pubbliche. Nessuno ha mai risolto la situazione, del tutto. Ma tutti sono stati solidali con il sistema scolastico di cui sono i massimi rappresentati, in qualità di ministri. Tutto ciò, fino all’arrivo della Gelmini. La quale ha un idea geniale. Piuttosto che inserire stabilente i precari al lavoro, li inserisce stabilmente nel mondo della disoccupazione: in un modo o nell’altro la precarietà, per loro, finisce (come se fosse Miss Italia).
In che modo avviene il tutto? tra una sferzata di Brunetta ed una tirata di cinghia di Tremonti, mentre si fanno alti proclami sulle riforme scolastiche e sulla severità degli studi (tutto presunto, niente di veramente dimostrato), il ministro Gelmini lascia passare, alla spicciolata, delle nuove regole improntate al risparmio ma con forti limiti sul piano didattico e sociale: per gli istituti e per le classi piccole, che vengono soppressi (per il Molise è un disastro, nei piccoli paesi spariscono le scuole e quindi, in breve, il paese stesso); per i professori, per i quali si creano, a tutti i costi, solo cattedre da 18 ore minime settimanali, disseminandole anche in diverse scuole e paesi (adesso un professore può insegnare in tre sedi diverse, distanti tra loro anche 50-60 Km, come un piccione viaggiatore); per gli alunni, obbligando le scuole a formare classi con 27 ragazzi (così la classe è una gabbia di leoni, dove non si insegna ma si bada a tenere buoni i 27 ragazzi! Alla faccia della severità degli studi).
A questo si aggiungerà la ben nota storia del maestro unico. Alla fine della giostra sparisce, in piena crisi economica, un posto ogni 6-7 di quelli esistenti nella scuola. Impressionante. Una cosa mai successa nel modo del lavoro. Parliamo, nel solo Molise, di minimo 450- 500 posti di lavoro persi. E l’anno prossimo ci sarà un nuovo “eccidio” del genere e di nuovo così, anche l’anno successivo : in totale, 60 000 posti di lavoro in tre anni. Se la Famosa Italiana Azienda di Torino avesse annunciato 60 000 licenziamenti nel mondo dell’auto, credo che si sarebbe approvato, nel giro di tre giorni, un piano da dieci anni di rottamazioni governative! Ma, scandalo nello scandalo, dov’è questa notizia nelle Tv e nei giornali ? trovano spazio le proteste degli insegnanti ? Il tutto trova grandi difficoltà a passare. Come mai ? In realtà, tutto è stato pianificato con cura da parte del governo nazionale.
Così, negli stessi giorni in cui i licenziamenti si rendono palesi, la Gelmini butta fumo negli occhi, annunciando la riforma del reclutamento degli insegnanti. Che però sarà marginale per anni e serve solo a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica del licenziamento di massa dei precari. Questo non senza l’aiuto di media conniventi, che passano la notizia del reclutamento come la novità del momento e vi oscurano i licenziamenti, sbattendoli in terza e quarta pagina (qualcuno ne ha sentito parlare in Tv e sui giornali ? eppure si tratta di migliaia di persone).
Qualcosa di più emerge dai media locali. A fronte di tutto questo, bisogna fare anche il mea culpa. Una manovra del genere non si sarebbe potuta nemmeno imbastire, se il tessuto su cui incide non fosse indebolito. La scuola ha perso di credibilità nella società (credo che sia seconda sola alla politica); come se non bastasse, i rapporti interni tra le sue componenti sono scarsi, quelli di solidarietà molto deboli. Giusto per fare un esempio, credo che i docenti a tempo indeterminato nemmeno sappiano delle traversie dei loro colleghi precari; e men che meno, ne sanno qualcosa le famiglie degli alunni. Se non si recuperano i rapporti, nessun risultato sarà mai possibile.
Quindi, cosa fare ? Di certo sottolineare e contestare, a tutti i livelli e con forza, gli sbagli della Gelmini: avrebbe dovuto già capire che con questa crisi, che a breve sarà anche sociale, l’organizzazione scolastica non può essere intaccata con la scure. E per ottenere cosa, poi? Solo un’economia di bilancio ma, non di certo, il miglioramento di quanto è nelle sue responsabilità. Poi bisogna incalzare le Regioni : bene ha fatto il gruppo del PD in Consiglio Regionale a prendere una posizione netta e precisa, tramite una conferenza stampa. Sarebbero auspicabili altri posizionamenti del genere: c’è da stare vicini ai comitati dei precari ad alle organizzazioni sindacali. Attenzione però: gli interventi economici delle Regioni sono pannicelli caldi, che si presteranno alla totale regionalizzazione della scuola.
E molte sono troppo deboli ed indebitate (come la nostra) per sostenere quest’onere. Infine, la cosa più importante : insistere sul ruolo della scuola. Tramite i mezzi di comunicazione, nelle piazze, nei Consigli Regionali (dove peraltro non mancano i professori tra i consiglieri), ognuno per le proprie capacità e possibilità. Il ministro Gelmini, e con lei il Governo, devono prendersi tutte le responsabilità del caso, senza scaricare nulla sulle Regioni. Facciano un passo indietro e soprattutto non giochino con le parole. La verità è che con questa riforma, perché unicamente economica, viene meno il ruolo guida che la scuola ha sempre avuto nella storia d’Italia: un punto di aggregazione, nella cultura, per tutti i cittadini, di qualunque ceto e provenienza. E bisogna scongiurare questa disgraziata ipotesi.
«'A vetäre dinde a cäse de Luciette 'a bazzoche».
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