ROMA – “Per la prima volta da quando ho avuto l’onore di rappresentare i cittadini del Molise in Parlamento, ho votato contro un’indicazione del mio Capo politico e contro una votazione su Rousseau. In passato – com’è naturale e com’è successo a tutti – ho avuto dei mal di pancia in merito a certe scelte fatte dal MoVimento ma, alla fine, mi sono sempre adeguato alla volontà del nostro collettivo, dentro e fuori il Parlamento: il gruppo è più importante dell’individuo, e il MoVimento era più importante dei malumori dei singoli.
Questa volta però proprio non ce l’ho fatta ad agire diversamente.
Conosciamo bene il curriculum del Presidente del Consiglio: è impressionante, senza dubbio, ma non nel senso che intende la maggioranza, non in senso positivo. È noto, ma mai abbastanza ricordato, come l’ex direttore generale del Tesoro sia stato, per tutti gli anni Novanta, tra i protagonisti della stagione delle privatizzazioni dei gioielli industriali italiani. E che sia stato lui, nel 2011, a cessare gli acquisti di titoli di Stato italiani da parte della BCE al fine di far salire lo spread, aprendo quindi la strada al Governo Monti. Dobbiamo poi menzionare l’invenzione del famigerato “Fiscal Compact” o, nel 2015, l’interruzione del supporto di liquidità alle banche greche che, destabilizzando l’economia di un intero Paese, ha costretto la nazione ellenica a un’inaudita e violenta politica di austerità?
Direi che è abbastanza, per votare no a questo Governo basta il suo nome. Prima di prendere la mia decisione ho comunque atteso la nomina dei ministri, la fine delle consultazioni e il suo discorso odierno: tutte cose che, però, hanno solo aggravato il desolante quadro che andava preparandosi. Basta spulciare le biografie dei manager e dei bocconiani da lui scelti come ministri ‘tecnici’. Per non parlare della squadra scelta da Forza Italia. Nel complesso, un governo a trazione settentrionale, di chiara impronta neoliberista. Non basta un ministero della transizione ecologica per far dimenticare tutto questo.
Il Governo Draghi è il simbolo di tutto ciò che il MoVimento ha sempre combattuto, e addirittura tutto ciò a cui deve la sua stessa esistenza: senza Draghi, Monti e gli altri tecnocrati, senza Forza Italia e Berlusconi, le nostre Stelle non sarebbero neppure mai sorte.
Rispetto i miei colleghi che hanno deciso diversamente e li ringrazio del percorso fatto finora insieme, ma non posso e non voglio andare contro la mia storia, le mie battaglie e i miei princìpi sostenendo un governo che non riflette tutto ciò in cui ho sempre creduto e per cui ho lottato.
Voglio continuare le battaglie del MoVimento insieme ai miei colleghi: quelli che, come me, hanno detto “no”, e quelli che, pur dicendo “sì”, nutrono le mie stesse preoccupazioni. Spero ci sia spazio per farlo all’interno del mio gruppo politico ma, se così non fosse, lavorerò per un progetto alternativo nel quale impegnarmi per il mio territorio e il mio Paese”.
Sen. Fabrizio Ortis