CAMPOBASSO _ Nel giorno della ‘Festa dei lavoratori’, il mio pensiero va prioritariamente a chi il lavoro lo ha perso, a chi non ce l’ha e a chi lotta ogni giorno per trovarlo. E’ fondamentale ricordarsi sempre, e non solo in occasioni prestabilite, quanto sia importante che il cittadino abbia l’opportunità di svolgere un’occupazione, per se stesso, per la famiglia – che non potrebbe costituirsi senza questa garanzia – e, di riflesso, per l’intera società civile.
In questo preciso momento, poi, tra tanti dibattiti e argomentazioni sulle misure da adottare per rispondere alla crisi, è ancora più doveroso ribadire il principio costituzionale secondo cui la dignità dell’uomo non può essere violata da alcuna norma, né da leggi di mercato. Il lavoratore non è un numero da trattare contabilmente, ma un uomo con una storia personale e soprattutto un cuore pulsante. Il mio auspicio è che in questa fase di particolare riflessione, ci siano un raggio di sole e una ventata di ottimismo che rimettano in moto l’economia per farla ripartire in maniera naturale e corretta, cioè da quelle attività di produzione e intellettuali, di cui fieramente abbiamo esportato i principi, che hanno ‘elevato’ il nostro Paese soprattutto nel ventesimo secolo.
Nuovo impulso all’economia, allora, fermo restando che gli effetti benefici di qualunque riforma devono necessariamente tener conto di quanta sofferenza provochi oggi una situazione di incertezza nell’ambito del diritto al lavoro senza il quale si svuoterebbe di contenuto qualsiasi nostro sforzo e intervento per migliorare, come è giusto che sia, la società. Ai giovani, in particolare, l’invito a essere fiduciosi e a proporsi in prima persona nella consapevolezza che le istituzioni non possono prescindere dal garantire loro un futuro di speranza e che dia anche il diritto di sognare.