Quello che non si può documentare è il cattivo odore che fuoriesce dall’isola ecologica. Avvicinandosi ai rifiuti si viene subito accerchiati da un odore nauseabondo: un misto di pesce andato a male e plastica bruciata. L’olezzo di diffonde molto rapidamente in tutta l’area grazie ai venti che interessano il porto, accogliendo i turisti che decidono di ammirare il mare.
L’immagine che lascia più sconcertati, però, è la presenza di una scatola nera proprio al di sopra delle lattine in cui è stata sversata una sostanza scura, probabilmente olio. La stessa è presente anche sotto ad una grata ove poggiano i fusti vuoti ed è facilmente raggiungibile da chiunque. Oltre all’evidente scempio, il problema sta diventando igienico sanitario: oltre all’odore nauseabondo, infatti, non è raro imbattersi in topi alla ricerca di cibo o di rifugio. Anche la sicurezza è a rischio: la maggior parte dei rifiuti sono infiammabili e la possibilità di incendio è elevatissima.
Le amministrazioni si susseguono, ma il problema persiste: il porto di Termoli non è nuovo a queste situazioni di degrado che ogni anno, quasi fosse una tradizione, versa in condizioni pessime e si ‘colora’ di nuovi problemi proprio in vista della bella stagione. Non proprio la cartolina che vorremmo mostrare ai tanti turisti che durante l’estate fanno visita alle Diomedee e decidono di sostare anche nella nostra città.