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TERMOLI – Dopo l’esito travolgente, prevedibile se non scontato, delle ultime elezioni politiche, tanti del centrodestra e centrosinistra, che si sono adoperati per il rinvio delle elezioni regionali, hanno molti motivi da pentirsene di tale scelta. La prima delle conseguenze del risultato elettorale, come fosse stata una “caduta degli Dei”, è la difficoltà per entrambi le coalizioni storiche, trovare la quadra, quando mancano pochi giorni alla presentazione delle liste, e definire le candidature a Presidente.
La confusione è tanta, al punto che il centrodestra si trova a pensare di “ripescare” personaggi da tempo lontani dalla politica attiva, o ricercare un nuovo “Messia”. Il centrosinistra, ancor più confuso, pensando che la vittoria è già compromessa, pensa di utilizzare l’occasione per fare vere primarie, e mettere fine a lotte intestine.
Ciò non può che giovare al m5s, galvanizzato dal risultato elettore, e già pronto con lista e candidato Presidente ad affrontare, e magari ripetere la stupefacente impresa, la prossima battaglia elettorale.
Nel tornare sui propri passi, dopo quelli indietro e laterali, ad oggi pare che il centrosinistra voglia presentarsi alle regionali con due distinti raggruppamenti, capeggiati rispettivamente: PD & C. dal Presidente Frattura, e Molise.2 dal senatore Ruta.
Il Presidente Frattura, come diritto-dovere, si presenta a giudizio del popolo dopo aver guidato per cinque anni la regione. A suo sostegno, giustamente, fa chiamata di correa, con la candidatura, a quanti (sindaci, assessori, consiglieri, ….) hanno condiviso percorsi e obiettivi, amministrando in questo periodo Comuni ed enti pubblici.
La scelta è corretta, non fa una piega. Le prossime elezioni regionali potranno essere anche la buona occasione per i cittadini di esprimere un giudizio anche sull’operato finora svolto dai propri amministratori: Sindaco, assessori, consiglieri, …
E’ chiaro che logica vuole che il risultato delle elezioni venga successivamente tenuto in debito conto, e portare gli stessi amministratori, giudicati, alle scelte consequenziali, fino a quelle estreme delle dimissioni dai rispettivi ruoli che rivestono.
Non resta che attendere e rimetterci alla volontà democratica del popolo elettore.
Nicola Felice